"Giornalisti, non usate la parola clandestino" (e non solo quella…)


Misna


I Giornalisti contro il razzismo: "Il primo passo che proponiamo, è la messa al bando di alcune parole perché crediamo che un linguaggio corretto e appropriato, quindi rispettoso di tutti, sia la premessa necessaria per fare buona informazione".


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"Giornalisti, non usate la parola clandestino" (e non solo quella...)

Basta con appellativi come “clandestino”, "vu cumprà", “extracomunitario”, “nomade” o “zingaro” nei servizi su carta stampata, radio e tv: lo chiedono i “Giornalisti contro il razzismo”, un gruppo che si batte per un’informazione sui migranti più corretta. Nel testo di presentazione di un'apposita campagna che in pochi giorni ha ottenuto numerose adesioni da operatori del mondo dell'informazione – inclusi personaggi noti come Tana de Zulueta – si afferma tra l'altro: "Siamo consapevoli che le distorsioni dell'informazione e il 'ruolo attivo' spesso svolto dai media del fomentare diffidenza, xenofobia e razzismo non si esaurisce nell'uso inappropriato e stigmatizzante delle parole. L'enfasi attribuita a episodi di cronaca riguardanti rom, migranti e in genere 'l'altro'; la 'etnicizzazione' dei reati e delle notizie; la drammatizzazione e criminalizzazione dei fenomeni migratori; l'uso di metafore discriminanti: sono tutti elementi che contribuiscono a creare un'informazione distorta e xenofoba. Sono tutti temi che vorremmo affrontare.Il primo passo che proponiamo, è la messa al bando di alcune parole [sopra citate] perché crediamo che un linguaggio corretto e appropriato, quindi rispettoso di tutti, sia la premessa necessaria per fare buona informazione. Altre parole, altre considerazioni dovremo aggiungere in futuro.Chiediamo intanto a chi si occupa di informazione, di impegnarsi a non utilizzare nel proprio lavoro queste parole. E' un primo atto di responsabilizzazione e il modo – crediamo – per avviare una seria discussione". Tra i primi commenti all'iniziativa quello di Fouad Roueiha di "Amisnet.org" che scrive: "Come giornalista di origine araba ho ben presenti le storture dell'informazione anche quando si parla di migranti o di persone di religione islamica, sono contento che si faccia una pubblica riflessione sulle responsabilità dei media nelle generalizzazioni e discriminazioni che sempre più percorrono la società italiana". Lo scrittore e free-lance Giorgio Pecorini, dall'alto dei suoi 84 anni, invita a mettere al bando anche altri "qualificativi" inutili troppo spesso in uso oggi. Basta, dunque con "clandestino" e affini ma basta anche con qualsiasi termine e/o aggettivazione d'effetto, troppo spesso imprecisa e volgare! La Campagna invita i colleghi a sostenere l’iniziativa compilando un modulo all’indirizzo www.giornalisti.info.mediarom. L’appello si inserisce nel solco della cosiddetta Carta di Roma: approvato il mese scorso dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti, il documento chiede di “evitare la diffusione di notizie imprecise, sommarie e distorte” e “comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati”. In novembre un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha accusato i media italiani di “aver alimentato e sostenuto le ansie dell’opinione pubblica, oscurando gli aspetti positivi dell’immigrazione e puntando spesso sul binomio ‘immigrazione-minaccia alla sicurezza”.

Fonte: Misna

2 agosto 2008 

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