Gaza, proteste per chiusura tunnel e valico Rafah
NEAR EAST NEWS AGENCY
E’ la gente della Striscia sotto blocco israeliano che paga il costo del pugno di ferro egiziano contro i jihadisti nel Sinai. Tornano i giorni in cui a Gaza mancava tutto.
Prosegue l'operazione "Aquila" avviata dall'Egitto contro i militanti islamici attivi nel Sinai che domenica scorsa hanno ucciso 16 guardie di frontiera a Rafah. Ai cento carri armati e blindati e cinquecento soldati affluiti nelle ultime ore a el Arish, si aggiungeranno presto diversi elicotteri da combattimento che setacceranno la zona del monte Halal, sulla quale si erano già concentrati i raid aerei di due giorni fa in cui sono morti 20 miliziani. L'utilizzo degli elicotteri è stato approvato ieri dal governo israeliano in deroga temporanea all'accordo di pace tra i due paesi che limita il dispiegamento militare egiziano nel Sinai. A convincere gli israeliani è l'intenzione del Cairo di usare il pugno di ferro nei confronti anche della Striscia di Gaza, controllata da Hamas, dove operano gruppi jihadisti che appoggiano quelli nel Sinai. Il movimento islamico palestinese mantiene stretti rapporti con il presidente egiziano Mohammed Morsy, un esponente dei Fratelli musulmani. Ma l'attacco alla stazione di polizia di Rafah ha rimescolato le carte, l'Esercito ha imposto la sua linea dura anche a Morsy e gli egiziani ora demoliscono i tunnel sotterranei tra Gaza e l'Egitto. Per quei tunnel però passano soprattutto le merci per la popolazione palestinese, che da anni è sotto assedio israeliano, e non servono solo ai movimenti dei jihadisti. La chiusura dei tunnel lungo la frontiera è un duro colpo anche per coloro che vivono di traffici clandestini e che ora dovranno trovare altre forme di sostentamento. I proprietari di alcuni tunnel (che secondo stime egiziane sono circa 1200) hanno minacciato proteste ad oltranza. E proteste si annunciano anche sul versante egiziano del confine e la presenza dei militari serve a contenerle. Attorno al commercio sotterraneo fra Gaza e l'Egitto ruota una fetta dell'economia del Sinai. Le forze armate ieri hanno chiuso con blocchi di cemento l'accesso di una sessantina di tunnel lontani dal centro abitato di Rafah e sono arrivati altri mezzi pesanti per l'operazione. Hamas ha dovuto accettare la demolizione dei tunnel ma ora deve affrontare il malumore della gente di Gaza che teme il ritorno dei tempi più duri, ben peggiori di quelli attuali, privi di generi di prima necessità, senza carburanti ed elettricità. Per questo il governo di Ismail Haniyeh, con un messaggio pubblico rivolto al "fratello Morsy", ha chiesto con forza all'Egitto almeno la riapertura del valico di frontiera di Rafah chiuso ormai da sei giorni, per favorire il passaggio soprattutto dei malati bisognosi di cure urgenti in Egitto o in altri paesi. La riapertura del valico pero' difficilmente avverra' in tempi brevi anche perche' l'Egitto, scrive oggi la stampa palestinese, chiede la consegna di Ayman Nofel, Riad al-Atar e Mohammed Abu Shamal, tre leader di Ezzedin Qassam, il braccio armato che accusa di essere coinvolti, anche indirettamente, nell'attacco in cui domenica hanno perso la vita 16 agenti egiziani.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
9 Agosto 2012