Gaza: non si arrestano i raid, 17 morti
Michele Giorgio - Near Neast News Agency
Tra i morti di oggi un bambino di 12 anni. Un numero così alto di vittime in meno di due giorni a Gaza non si registrava dal 2009. Il governo israeliano alza la voce e avverte che non e’ finita e continuera’ i bombardamenti.
Proseguono i raid aerei israeliani su Gaza. Stamani altri due palestinesi sono stati uccisi ed e’ salito a 17 il numero dei morti da venerdi’ mentre sul sud di Israele sono piovuti oltre 100 razzi artigianali Qassam. Fonti mediche precisano che una delle vittime di questa mattina era un bambino di dodici anni.
Quella di ieri e’ stata giornata di attacchi aerei e di cortei funebri seguiti da migliaia di persone. In un clima di guerra che, almeno così forte, non si respirava da mesi, tra boati e sirene delle ambulanze, la gente di Gaza ha sepolto i suoi ultimi morti. Quindici, in buona parte attivisti del Jihad islami , ai quali si aggiungono trenta feriti. Un numero così alto di vittime in meno di due giorni non si registrava dal 2009. Undici palestinesi vennero uccisi ad aprile, un anno fa, dopo che un razzo colpì uno scuolabus israeliano ferendo l’autista e un ragazzo di 16 anni. E il bilancio rischia di aggravarsi nelle prossime ore. «All’ospedale Shifa (Gaza city) abbiamo quattro giovani in condizioni disperate, stiamo facendo il possibile per salvarli», ci diceva ieri al telefono un responsabile del servizio sanitario d’emergenza.
La chiusura settimanale, da venerdì pomeriggio fino a questa mattina alle 7, del valico di Erez, ha impedito a molti giornalisti di poter raggiungere Gaza. Ci hanno pensato i reporter palestinesi a raccontare, in ogni particolare, queste ore terribili vissute dalla Striscia. E grazie ai social network anche gli internazionali che vivono a Gaza hanno contribuito a riferire quanto è accaduto nelle ultime ore. Come la fotografa napoletana Rosa Schiano. «La gente ha paura, le esplosioni non risparmiano neanche Gaza city – ha raccontato Schiano – Non è finita, gli attacchi continuano. Dopo aver seguito il funerale di una delle vittime in Jabalia, sono andata allo Shifa Hospital dove il capo del reparto di pronto soccorso mi ha detto che diversi feriti sono gravi e che alcuni cadaveri sono arrivati senza testa. Poco fa, mentre ero per strada c’è stata un’enorme esplosione, hanno colpito una zona dove si trova un campo militare, ho visto ambulanze sfrecciare. Ora sono a casa, cercherò di scrivere sul blog sperando che non salti di nuovo la corrente». Oppure l’irlandese Jenny Graham. «Le truppe israeliane – ha riferito – hanno aperto il fuoco durante la processione per il funerale di alcune delle vittime. I familiari in lutto, infuriati, hanno cominciato a tirare pietre contro i soldati israeliani che erano posizionati nella zona est di Gaza, vicino al cimitero dove sono stati sepolti i martiri». Resoconti giunti mentre due palestinesi, a bordo di una moto venivano uccisi da un missile lanciato da un drone a Khan Younis. Un terzo palestinese è stato ucciso poco dopo.
Non si sono vissute ore facili neanche dall’altra parte del confine. Quasi tutti i 90 razzi artigianali Qassam lanciati dalla Striscia sono caduti in campo aperto. Quattro i feriti, tre dei quali manovali asiatici colpiti da schegge mentre erano al lavoro. Le sirene d’allarme hanno riecheggiato numerose volte a Sderot, Beer Sheva e in altre località di quella zona dove oggi le scuole resteranno chiuse per ragioni precauzionali. Non poche famiglie nel sud di Israele hanno scelto di scendere i rifugi. A protezione dei centri abitati intorno a Gaza però c’è il sistema di intercettazione Iron Dome. I comandi militari israeliani ieri riferivano piuttosto compiaciuti che su 30 razzi individuati dai radar, l’Iron Dome ne avrebbe distrutti 27. L’escalation è stata al centro di una riunione straordinaria dei vertici militari. Il capo dello stato maggiore Benny Gantz ha promesso di «rispondere con determinazione ad ogni lancio di razzi contro Israele» e ha lodato il sistema Iron Dome. Il ministro della difesa Barak, parlando alla radio militare, ha annunciato che i raid aerei continueranno: «Per ora non si vede la fine di questa tornata», ha tuonato Barak. Idem il premier Netanyahu mentre il comando dell’aeronautica ha manifestato «sollievo» per il livello di «precisione» dei raid, dimenticando il terrore vissuto da centinaia di migliaia di civili per gli attacchi aerei.
Israele spiega che i raid sono scattati dopo il lancio di razzi palestinesi ma è netta l’impressione che Tel Aviv fosse in attesa dell’occasione giusta per eliminare Zuheir Qaisi (Abu Ibrahim), segretario generale dei Comitati di resistenza popolare (Crp). Qaisi venerdì si trovava a Tel al-Hawa in automobile con un altro palestinese, Ahmed Hanani, quando un caccia israeliano ha sganciato un razzo che li ha centrati in pieno uccidendoli. Un «omicidio mirato», visto che un portavoce militare ha prontamente comunicato che Qaisi aveva «progettato, finanziato e diretto», l’attacco dello scorso agosto lanciato dal Sinai egiziano in territorio israeliano e nel quale rimasero uccise otto persone, in maggioranza soldati. I Crp ora avvertono che la loro reazione sarà «pesante». Il governo di Hamas da parte sua condanna l’offensiva aerea israeliana. All’orizzonte c’è l’ennesimo accordo di cessate il fuoco mediato dagli egiziani. Ma Gaza, a tre anni da «Piombo fuso», resta sempre sotto assedio. Era la «risposta» ai Qassam (3 feriti). E il ministro Barak, soddisfatto, dice che non è finita.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
11 Marzo 2012