Gaza. Guterres: “Rimuovere l’assedio della Striscia”
NEAR EAST NEWS AGENCY
All’appello del segretario generale dell’Onu, in visita nell’enclave palestinese, rispondono gli Stati Uniti: la colpa è di Hamas, dice l’inviato speciale Greenblatt
Sono profondamente commosso dall’essere a Gaza oggi, sfortunatamente per assistere a una delle più drammatiche crisi umanitarie che abbia mai visto in molti anni di lavoro umanitario alle Nazioni Unite”. Così il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha affrontato ieri l’assedio e il blocco, ormai decennale, della Striscia di Gaza.
In visita nell’enclave palestinese, Guterres ha fatto appello alla fine dell’assedio israeliano, cominciato nel 2007 dopo la salita al potere di Hamas e peggiorato dalle chiusure imposte dal regime di al-Sisi in Egitto. Le dichiarazioni del segretario generale hanno avuto come palcoscenico una delle scuole gestite dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, nel nord della Striscia.
Un appello che, seppur proveniente dal più alto scranno Onu, probabilmente cadrà nel vuoto. Le condizioni di vita a Gaza sono oggi arrivate ad un punto senza precedenti: le tre offensive israeliane, intervallate da assalti frequenti, si aggiungono alla mancata ricostruzione, al collasso delle infrastrutture di base e alla crisi economica dovuta all’embargo. Una situazione drammatica per due milioni di palestinesi di fatto prigionieri, ulteriormente aggravata dalle ultime decisioni assunte dall’Autorità Nazionale Palestinese di Ramallah che ha tagliato gli stipendi dei dipendenti pubblici e ridotto in modo considerevole i pagamenti per l’elettricità.
Gaza vive con una manciata di ore di corrente elettrica ogni giorno, il tasso di disoccupazione è alle stelle e decine di migliaia di persone vivono ancora da sfollate dopo l’operazione israeliana del 2014. Aumentano, è poi la denuncia delle organizzazioni locali, i suicidi: tassi senza precedenti dovuti alla disperazione totale in cui è stata gettata la popolazione.
E se Guterres chiede la fine dell’assedio, diversa è la soluzione prospettata dagli Stati Uniti. Al commento del segretario generale dell’Onu ha risposto a stretto giro l’inviato Usa per il Medio Oriente, Jason Greenblatt, anche lui in visita ieri nella Striscia: è l’Anp a dover amministrare Gaza perché Hamas non è in grado di farlo, ha detto senza citare blocchi e embarghi.
“Hamas ha sostanzialmente danneggiato la popolazione di Gaza – ha detto Greenblatt – e i palestinesi devono fronteggiare delle difficoltà a causa dell’impegno di Hamas in attività terroristiche”. Parole morbide – “difficoltà” – che nascondono una crisi umanitaria dovuta principalmente al responsabile di un assedio lungo 10 anni, ma che Greenblatt non cita.
Greenblatt, come Guterres, ha fatto visita in questi giorni alle autorità israeliane e palestinesi. Incontri che hanno permesso agli Stati Uniti di restare – come sempre – nel vago, senza prospettare ai palestinesi una strategia politica o una visione per il futuro prossimo, una posizione questa che viene letta a Ramallah come l’intenzione di accantonare una volta per tutte la soluzione dei Due Stati.
Lo stesso Guterres, nel suo incontro con i vertici del governo di Tel Aviv, è stato palesemente umiliato dal premier Netanyahu che a poche ore dalla visita ribadiva senza imbarazzi di sorta l’intenzione di non rimuovere alcuna colonia dai Territori Occupati e di restare – con esercito e coloni – in Cisgiordania.