Gaza continuano i raid israeliani


NEAR EAST NEWS AGENCY


L’esercito israeliano afferma di aver colpito 33 obiettivi stanotte. Cinque i palestinesi uccisi, decine i feriti. Intanto al Cairo, nonostante le rassicurazioni dei mediatori egiziani, non si fanno progressi per raggiungere una tregua definitiva.


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I raid aerei che Israele ha compiuto stanotte e sta effettuando in queste ore hanno causato finora la morte di 5 palestinesi e il ferimento di decine di persone. Ad essere colpite sono state case, una moschea [dall’inizio dell’offensiva israeliana è la 63esima ad essere completamente distrutta, 150 quelle danneggiate, ndr] e il club sportivo di al-Maghazi.

L’esercito ha comunicato di aver colpito stanotte 33 “target” ovvero “siti terroristici, centri di comando e magazzini di armi”. Tuttavia, a morire sono stati ancora una volta civili. Accanto ai quattro morti per i bombardamenti israeliani, ieri i palestinesi hanno estratto dalle macerie molti cadaveri. Dall’inizio dell’operazione israeliana “Bordo Protettivo” le vittime palestinesi sono più di 1.920 di cui 1.407 civili (448 bambini). Ma a questo data bisogna poi aggiungere i 16 palestinesi assassinati da Tel Aviv (e dai coloni) in Cisgiordania nelle proteste di questo mese contro l’attacco a Gaza.

Stamane alle 2 è spirato il quarantenne Nader Mohamme Idriss a causa delle ferite riportate negli scontri di ieri pomeriggio con l’esercito israeliano nel quartiere Bab al-Zaeiya di Hebron. Stessa sorte era capitata poche ore prima ad Ahmad Mohammad al-Qatari del campo profughi al-Amari. Al-Qatari, sparato al petto dai militari di Tel Aviv nei pressi di Jabal at-Tawil a est di al-Bireh (Ramallah), era morto poco dopo il suo ricovero in ospedale.

E mentre è in corso il secondo giorno di combattimenti dopo la fine cessate il fuoco di 72 ore, le possibilità di una tregua definitiva sembrano essere poche perché la distanza tra le richieste di Israele e quelle dei gruppi armati palestinesi è siderale.

Non rassicurano affatto i toni ottimistici egiziani secondo cui le trattative stanno facendo progressi. I negoziati al Cairo sono infatti in pieno stallo. Ieri Israele ha richiamato la sua delegazione e ha detto che non negozierà se il lancio di razzi verso il suo territorio continuerà. Tel Aviv pone come condizione per qualunque cessate il fuoco la smilitarizzazione della Striscia. Proposta irricevibile per i gazawi.

Il capo delegazione palestinese Azzam al-Ahmed è chiaro: “abbiamo detto ai mediatori egiziani che noi ci stiamo sedendo qui [al Cairo, ndr] per raggiungere un accordo definitivo che ci possa restituire i nostri diritti”.

Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) chiedono: la fine dell’assedio sulla Striscia (che dura da otto anni); il rilascio delle decine di prigionieri palestinesi rilasciati durante lo scambio Shalit ma che lo stato ebraico ha arrestato nuovamente a giugno in seguito al rapimento dei tre giovani israeliani; la riapertura del porto e dell’aeroporto a Gaza: la creazione di un passaggio sicuro tra la Cisgiordania e Gaza.

La situazione resta tesissima non solo a causa dei raid dell’aviazione dello stato ebraico. Israele ha sì ritirato tutte le sue truppe e congedato 30.000 riservisti. Tuttavia, 50.000 soldati sono ammassati lungo il confine pronti a intervenire – fanno sapere dal Ministero della Difesa – “in qualsiasi momento”.

Fonte: http://nena-news.it/
9 Agosto 2014

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