Gay o non gay, un giorno senza differenze
Miriam Rossi
Oggi 17 maggio ricorre la nona Giornata Internazionale contro l’omofobia.
La tranquilla e conservatrice città di Trento da un paio di settimane si è popolata di cartelloni pubblicitari di due ragazzi o di due ragazze nei tradizionali abiti tirolesi (in particolare quelli degli Schützen) che si scambiano inequivocabili effusioni e altrettanto chiaramente lasciano trasparire la loro omosessualità. È Stefano Rubini, il fotografo autore della campagna “Liberi di essere”, promossa dall’Arcigay e Arcilesbica del Trentino in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia indetta dall’Unione Europea nel 2007, a chiarire la scelta delle immagini. La ragione è semplice: destrutturare l’idea che l’omosessualità sia nascosta in alcune sacche residuali della società o, ancor meglio, contrastare l’immagine caricaturale che le conferiscono le sit comedy e molti mezzi di informazione. “Allora immaginiamoci questi uomini e donne del tutto simili a noi, che sono cresciuti insieme a noi, frequentato la stessa scuola, camminato le stesse strade, partecipato alla stessa sagra di paese che, proprio in mezzo alla piazza addobbata a festa, si baciano. Due donne o due uomini che si baciano. Riuscite ad immaginare la scena?” Rubini l’ha fotografata e con essa ha tappezzato la città.
La proposta, nello spirito che la anima, ricorda molto il monumento agli omosessuali perseguitati e deportati dai nazisti, posto appena fuori la Porta di Brandeburgo a Berlino, simbolicamente a pochi passi da quello all’Olocausto. Si tratta di un enorme blocco di pietra grigia con una fessura affacciata su uno schermo dove viene proiettato il bacio di una coppia gay; lo sfondo della pellicola è costituito dallo stesso parco nel quale si trova il blocco, così da far immaginare agli spettatori che i due ragazzi si stiano baciando proprio in quel momento, davanti ai loro occhi. Ingar Dragset e Michael Elmgreen, gli artisti che hanno realizzato l’istallazione in ricordo del cosiddetto “omocausto” di 54mila omosessuali sotto il regime hitleriano, hanno dunque optato per un monumento commemorativo “attivo”, individuato come un antidoto al prosieguo anche oggi delle persecuzioni degli omosessuali.
Va infatti sfatata la credenza comune che recentemente solo il Terzo Reich abbia ordito una persecuzione pianificata degli omosessuali. Niente di più errato. La criminalizzazione dell’omosessualità, con condanne che giungono sino alla pena di morte, è diffusa in diversi Paesi del mondo. In Uganda vi sono proposte per innalzare la pena attuale di 14 anni di carcere fino alla condanna a morte per il “reato” di omosessualità. Pena già prevista in Mauritania, Sudan, Arabia Saudita, Yemen, Iran e in certe regioni della Somalia e della Nigeria, a dispetto dei frequenti appelli delle ong Nessuno Tocchi Caino e Amnesty International a ricordare che le carte di tutela dei diritti umani condannano ogni tipo di discriminazione, anche quella per via dell’orientamento sessuale. Il Parlamento dell’UE ha inoltre segnalato con apprensione che diversi Stati in Europa adottano misure omofobe, come in Russia dove una legge dello scorso gennaio vieta la cosiddetta “propaganda omosessuale” e in Ucraina e in Moldavia dove sono state adottate norme analoghe. Non si contano più i casi di violenza e discriminazione legati all’omofobia, come la recente espulsione di un docente italiano dall’Etiopia; ancor più tragica è la notizia della morte di un giovane in Russia, torturato e sodomizzato da alcuni “amici” dopo che aveva rivelato il suo orientamento sessuale.
Non stupisce quindi che il linguaggio omofobo pervada anche la sfera politica. In casa nostra non possiamo che pensare alla recente rimozione della ministra pidiellina Micaela Biancofiore dal ruolo di Sottosegretaria alle Pari Opportunità del governo Letta, dopo le sue dichiarazioni omofobe. L’erba del vicino è però sempre più verde. Ai prima di marzo ha suscitato ampie proteste la nomina di Marco Feliciano, un pastore evangelico noto per le sue posizioni omofobe e razziste, alla Presidenza della Commissione per i Diritti Umani e per le minoranze della Camera dei Deputati brasiliana. Il parlamentare del Partito Socialista Cristiano deve rispondere per omofobia anche dinanzi alla Corte Suprema del Brasile, dove fra l’altro ha suscitato ampio disappunto un suo messaggio su Twitter in cui afferma che “Il marciume dei sentimenti omosessuali conduce all’odio, al crimine, al rifiuto”, un vero e proprio appello alla discriminazione. La sua rinuncia all’incarico è arrivata poche settimane dopo, con un video-spot in cui denuncia la violenza fra gli omosessuali e la perversa campagna pubblica di finanziamento a tali pratiche.
Anche se la sua scampata nomina è una ragione di sollievo, si può purtroppo temere che anche in questo caso un linguaggio insensatamente violento offrirà nuovo materiale per persecuzioni dentro e fuori dalle istituzioni.
Fonte: www.unimondo.org
17 maggio 2013