G7 senza Usa. Accordo sul clima irreversibile
Redattore Sociale
Asse tra Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Uk e Ue. Ma gli Stati Uniti ribadiscono il no a Parigi e tagliano i fondi. Galletti: “Poteva essere un G7 della rottura, è stato il G7 del dialogo”.
Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno unito e la Commissione europea “riaffermano un forte impegno per una rapida ed effettiva implementazione dell’Accordo di Parigi, che rimane lo strumento globale per un efficace e urgente contrasto dei mutamenti climatici e per l’adattamento ai loro effetti”. Ciò detto, il G7 da il “benvenuto al costante sostegno che l’Accordo di Parigi ha ricevuto da altri Paesi e attori non statali e subnazionali di tutto il mondo”. Come si vede, resta la situazione che vede 6 Paesi del G7 schierati in difesa dell’intesa di Parigi con gli Stati uniti, come ripetutamente annunciato, che si chiamano (per ora) fuori. Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno unito e la Commissione europea “sono d’accordo nel considerare l’Accordo di Parigi come irreversibile e sul fatto che la sua piena integrità è cruciale per la sicurezza e la prosperità del nostro pianeta, delle nostre società, delle nostre economie”. Di conseguenza “le nostre azioni continueranno a essere ispirate e guidate dal crescente slancio globale per contrastare i mutamenti climatici ed accelerare l’irreversibile transizione verso economie a basso tasso di carbonio, resilienti ed efficienti nell’uso delle risorse”. Ciò detto, “siamo pronti a cooperare con tutte le parti nell’implemtazione dell’Accordo di Parigi”, precisano i 6.
Gli Stati Uniti ribadiscono il “no” a Parigi. “Noi, gli Stati uniti d’America, continueremo a dimostrare” l’impegno nella lotta ai mutamenti climatici “attraverso l’azione, avendo ridotto la nostra impronta di carbonio raggiungendo i livelli di emissione di CO2 precedenti al 1994 a livello domestico. Gli Stati uniti continueranno a impegnarsi con i partner chiave a livello internazionale in una maniera che sia coerente con le nostre priorità domestiche, salvaguardando sia una forte economia che un ambiente salubre. Di conseguenza noi, gli Stati uniti non aderiamo alle parti del comunicato sul clima e le multilateral development banks (banche multilaterali di sviluppo, come la Banca Mondiale, ndr), riflettendo il nostro annuncio circa il ritiro e l’immediata cessazione dell’implementazione dell’Accordo di Parigi e degli impegni finanziari associati”. Così una nota al punto 2 degli 11 che compongono la dichiarazione finale del G7 Ambiente che si sta chiudendo a Bologna, quello sulla lotta ai mutamenti climatici. In sostanza Washington conferma le posizioni annunciate dal presidente Donald J. Trump: via dall’Accordo di Parigi e stop finanziamenti al green fund per il clima.
Dichiarazione finale adottata all’unanimità. “Poteva essere un G7 della rottura, è stato il G7 del dialogo, e l’adozione del documento all’unanimità ne è la riprova”. Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, lo dice al termine dell’eco summit di Bologna. Un dialogo sviluppato “riconoscendo la diversità delle opinioni”, spiega Galletti, diversità emersa plasticamente nella postilla con cui gli Usa confermano il ‘no’ all’Accordo di Parigi. Però è stato “trovato l’accordo sulla finanza sostenibile, sull’economia circolare, sull’efficienza delle risorse approvando un’importante road map di Bologna, sui rifiuti marini e l’impegno per l’Africa”, rileva il ministro, insomma “ci siamo adoperati per costruire ponti e non alzare muri”. Insomma, “da questo G7 è emerso il legame profondo tra ambiente, società ed economia per un nuovo modo di guardare al futuro”, dice Galletti. I 6 grandi tranne gli Usa “hanno detto con forza che l’accordo di Parigi è irreversibile e non negoziabile – segnala il ministro – e che è l’unico strumento possibile per combattere i cambiamenti climatici. Con gli Usa ci auguriamo di poter portare avanti un dialogo costruttivo, ogni posizione diversa per noi è esclusa”. (Dire)
12 giugno