Frontex: garanzia o pericolo per i migranti?
Alessandro Graziadei - unimondo.org
Avete mai sentito parlare di Frontex? Creata nel 2006 dal Regolamento 2004/2007, Frontex è l’Agenzia Europea per la Gestione dei Confini Esterni dell’Unione Europea.
Un rapido giro nel portale dell’Agenzia in seguito ai dubbi che da anni tormentano alcune ong internazionali sull’operato di Frontex non basta però per capire se si tratta di una intelligence anti migrazioni o piuttosto, come ha recentemente rivendicato il suo direttore Ikka Latinen, “di una agenzia nata per garantire il pieno rispetto dei diritti umani dei migranti”. Il dubbio ci rimane e non siamo i soli visto che “fino alla fine del 2010 la Commissione europea e Frontex – ha recentemente ricordato il giornalista Gabriele del Grande dal suo blog/osservatorio sui migranti Fortress Europa – stavano lavorando a un accordo quadro con Gheddafi proprio sul tema dell'immigrazione”. Possiamo immaginare l'obiettivo non fosse l'attraversamento in sicurezza del Mediterraneo.
Ufficialmente insieme agli stati membri, Frontex coordina e organizza operazioni altamente tecnologiche per il controllo delle frontiere marittime, terrestri e aeree dell’Unione Europea, ed effettua dei voli congiunti per rimpatriare gli immigrati irregolari. Come avevamo in passato contabilizzato non si tratta di rimpatri particolarmente economici (l’agenzia nel 2010 è riuscita a spendere la bellezza di 8.525.782 euro per rimpatriare 2.038 persone), ma l’aspetto economico, come anticipato, non è l’unico a destare preoccupazioni. In questi anni l’agenzia si è occupata di assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine elaborando norme comuni in materia di formazione e aiutando attivamente quelli che devono affrontare circostanze tali da richiedere un’assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne, missioni che non sempre, a quanto denunciato soprattutto da Human Rights Watch, hanno brillato per legalità, con sospetti maltrattamenti dei migranti detenuti. Così in risposta alle richieste di chiarezza sollevate dalla società civile nei confronti del comportamento poco rispettoso dei diritti umani che è emerso durante varie operazioni a partecipazione Frontex, Statewatch ha lanciato a in queste settimane un osservatorio specifico dedicato al monitoraggio delle attività svolte dall’Agenzia.
Statewatch è un’organizzazione non profit che dal 1991 supporta il giornalismo d’inchiesta e la ricerca critica in Europa in materia di giustizia, affari interni e di libertà civili. Ora con questo nuovo osservatorio mira a diventare una risorsa essenziale per comprendere le operazioni e l’attività di questa Agenzia, riunendo documenti giuridici, politici e analisi da diverse fonti costantemente aggiornate. L’Osservatorio permette così una comprensione contestualizzata sullo sviluppo di Frontex negli ultimi anni e mette a fuoco le questioni principali che sono in gioco per quanto riguarda le libertà pubbliche e i diritti fondamentali.
L’analisi di Frontex offerta da Statewatch sarà particolarmente utile per i ricercatori, le organizzazioni della società civile, gli accademici, studenti, giornalisti, avvocati, parlamentari e chiunque voglia capirne di più sulla gestione dei nostri confini e dei diritti di chi, spesso in fuga da uno dei molti e delicati scenari geopolitici internazionali, li valica nella speranza di un futuro migliore o per salvarsi la vita.
Sei le sezioni d’approfondimento dell’oservatorio: qual è il mandato esatto di Frontexdove troverete tutte le decisioni che costituiscono la cornice giuridica per le attività dell’Agenzia, inclusa una versione del Regolamento 2004/2007 recentemente modificato; la documentazione ufficiale, quella attuale e in via di definizione che riguarda Frontex prodotta dalla Commissione Europea, dal Consiglio dell’Unione Europea, dal Parlamento Europeo, dal Garante Europeo della Protezione dei Dati, dal Mediatore Europeo, dal Consiglio di Europa e dalle decisioni dei tribunali; le notizie con una selezione di articoli che esaminano il lavoro e le attività di Frontex; le analisi e le opinioni elaborate da molte istituzioni e organizzazioni della società civile che studiano gli aspetti del suo lavoro (protezione dei dati, uso della forza, l’intercettamento e la deportazione dei migranti); le aree delle politiche dell’Ue nelle quali è coinvolta Frontex, che negli anni ha ricevuto maggiori poteri e svolge un ruolo importante nell’implementazione di diverse politiche e misure di sicurezza ed infine una ampia sezione di pubblicazioni di Frontexcon molti documenti relativi all’agenzia, alcuni dei quali non disponibili sul sito ufficiale.
Frontex con il suo direttore Ikka Latinen ha dichiarato di non temere gli occhi dell’opinione pubblica sull’agenzia, anzi ha rilanciato: “Con un mandato adeguato, Frontex avrebbe maggiore voce in capitolo durante le missioni, che vengono sempre eseguite sotto il comando dello Stato membro interessato. Ciò potrebbe garantire una maggiore efficienza e il pieno rispetto dei diritti umani dei migranti”. “Abbiamo un buon dialogo con l’European Council for Refugee and Exile e altre organizzazioni di tutela dei diritti dei migranti, come Unchr, Unicef, la Croce Rossa o Medici Senza Frontiere” ha continuato Latinen che ha precisato tuttavia che “non possiamo evitare di considerare il quadro politico e giuridico in cui Frontex opera, quadro in cui vi sono delle discrepanze, come il fatto di non poter riconoscere le domande di asilo in acque internazionali, ma dove però si fanno controlli e respingimenti. Ricordo poi che le operazioni a cui partecipiamo sono sempre guidate da uno Stato membro. Noi come Frontex non possiamo cambiare le cose”, anche quando un mandato più largo si potrebbe tradurre in una più efficace lotta al crimine legato all’immigrazione e alla tratta di esseri umani. Il risultato è che oggi non è facile separare meriti e demeriti dell'Agenzia da quelli degli Stati dell'unione.
Così, accanto ai buoni propositi di Frontex e degli stati coinvolti nei respingimenti, in primis l’Italia, lascio un piccolo promemoria. Leggevo da un rapporto di Amnesty International del 2008: “Il 9 giugno, il cittadino nigeriano Osamuyia Akpitaye è morto durante un tentativo di espulsione forzata. Secondo le testimonianze, i due agenti spagnoli che lo scortavano sul volo Madrid-Lagos gli avevano legato piedi e mani e lo avevano imbavagliato, a quanto pare con nastro adesivo, per contrastare la sua resistenza all’espulsione. Osamuyia Akpitaye è morto poco dopo il decollo. Un’autopsia ha stabilito che il decesso era avvenuto per asfissia”. Non vi ricorda il volo Roma-Tunisi della settimana scorsa? È lecito domandarsi: sono i consigli di Frontex o l’assenza dell’Agenzia a contemplare l’ingenuo uso di nastro adesivo per uccidere la parola, la dignità e non ultima la vita? Forse qualcosa in più ce lo dirà da oggi Statewatch.
Fonte: http://www.unimondo.org
28 Aprile 2012