Freedom Flotilla: un anno dopo


NEAR EAST NEWS AGENCY


Il 31 maggio del 2010 commando israeliani uccidevano 9 civili turchi sulla nave Mavi Marmara. Una seconda flottiglia, «Stay Human», dedicata a Vittorio Arrigoni salperà presto per la Striscia. Tra le 15 navi ci sarà anche l’italiana «Stefano Chiarini».


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Freedom Flotilla: un anno dopo

Un anno fa si consumava in mare, in acque internazionali, la tragedia della Mavi Marmara e delle altre navi della Freedom Flotilla arrembate da commando israeliani. Nove furono i morti tra i civili turchi a bordo della più grande delle navi partite per portare aiuti umanitari e solidarietà politica alla Striscia di Gaza da anni sotto un rigido blocco israeliano e, fino a pochi giorni fa, anche dall’Egitto. Ad un anno di distanza una seconda e più ampia flottiglia, «Stay Human» (Restiamo Umani), dedicata a Vittorio Arrigoni sequestrato e ucciso il mese scorso a Gaza, si prepara a salpare per la Striscia allo scopo di sfidare il blocco navale che Israele applica unilateralmente. Tra le 15 navi c’è l’italiana «Stefano Chiarini», che porta il nome del giornalista del quotidiano il manifesto e specialista di Medio Oriente scomparso prematuramente nel 2007.
Nelle ultime ore tante sono state le prese di posizione a sostegno della nuova missione navale, umanitaria e politica, in particolare da parte di attivisti e dirigenti politici turchi. «I governi democratici non possono fermare i loro cittadini che intendono far partire un’altra flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza e sfidare un blocco (israeliano) illegale», ha affermato ieri in una intervista alla agenzia di stampa britannica Reuters il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu. Parole che hanno rappresentato una risposta all’appello ad impedire la partenza della nuova flottiglia umanitaria, rivolto ai governi del mondo dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. «Nessun paese democratico può pensare di avere il pieno controllo di queste Ong», ha spiegato Davutoglu riferendosi alle organizzazioni non governative, non solo turche, che si preparano a salpare per Gaza. Davutoglu ha ammonito Israele dal ritentare un’azione di forza: «Nessuno può aspettarsi che la Turchia o altri paesi membri dell’Onu possano dimenticare i nove civili uccisi lo scorso anno. Inviamo un messaggio chiaro alle parti interessate (Israele): quella tragedia non deve ripertersi».
E’ massiccia la mobilitazione intorno alla Flotilla 2. I promotori, in buona parte europei, sono decisi a violare il blocco navale che la Marina militare israeliana attua davanti alle coste di Gaza, ufficialmente per «impedire il traffico di armi». La nuova missione umanitaria vuole anche rispondere al raid di un anno fa che oltre a provocare nove morti causò il ferimento di numerosi attivisti, pacifisti e giornalisti di diversi paesi. Tra le centinaia di stranieri fermati in mare e rinchiusi per alcuni giorni in prigioni israeliane (prima di essere espulsi) c’erano anche cittadini italiani, tra i quali i giornalisti Angela Lano e Manolo Luppuchini. La strage in mare provocò un forte sdegno e le relazioni tra Turchia e Israele arrivarono al punto di rottura. Nelle settimane successive tuttavia il veto degli Stati Uniti e le posizioni assunte da alcuni governi occidentali, incluso quello italiano, impedirono l’approvazione di risoluzioni di condanna di Israele che pure, per l’assalto alla Freedom Flotilla, è stato duramente criticato dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu.
Il governo israeliano da parte sua ha sempre parlato di «legittima difesa» e di «aggressione» subita dai soldati (alcuni dei quali rimasero feriti sulla Mavi Marmara). Ha inoltre incaricato due commissioni «interne» – una civile e l’altra militare – di svolgere inchieste che si sono concluse con l’assoluzione dell’operato dei militari e con qualche blanda critica rivolta solo alla pianificazione del raid contro la Flotilla. Il premier Netanyahu ha anche disposto un leggero allentamento del blocco terrestre di Gaza.

Fonte: NenaNews

31 maggio 2011

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