Finmeccanica al top
Luciano Bertozzi - Nena News, Near East News Agency
Ottimi risultati per il gruppo italiano nel 2007, di cui il ministero dell’Economia è il principale azionista. Nessuna iniziativa invece sul fronte della riconversione dal militare al civile.
Il 2007 è stato un anno positivo per Finmeccanica, l’holding italiana nella top ten mondiale dell’industria militare. I dati di bilancio consuntivo 2007 evidenziano ricavi per quasi 13,5 miliardi di euro (+8% rispetto al 2006), il portafoglio ordini supera i 39 miliardi (+10% rispetto al 2006) e risulta equivalente a tre anni di produzione. Anche l’utile netto è in crescita: escludendo operazioni straordinarie, è pari a 521 milioni, quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Dati che faranno sicuramente felice il Ministero dell’economia che è il principale azionista di riferimento.
Gli investimenti per ricerca e sviluppo hanno superato 1,8 miliardi (+3% rispetto al 2006) e sono equivalenti al 14% dei ricavi, suddivisi fra tutti i settori di attività ed in particolare elicotteri,aeronautica ed elettronica per la difesa. In controtendenza nazionale, aumenta anche il personale, vicino ai 61.000 addetti (+5%), diecimila dei quali lavorano nel Regno Unito, 3.500 in Francia e 1.600 negli USA, a dimostrazione della consolidata sopranazionalità del gruppo.
Soddisfatti anche gli azionisti: il Cda ha proposto all’Assemblea di approvare un dividendo di 41 centesimi per azione (+17% rispetto al 2006).
A far crescere l’azienda sono stati gli elicotteri (+9% del fatturato), il settore dell’aeronautica (+21% del fatturato), anche grazie alla crescita del settore civile (ATR e B 787). Nel militare va a gonfie vele il programma EFA, ma anche l’elettronica per la difesa ha registrato un aumento.
Tra gli ordini più importanti del 2007 sono da evidenziare le forniture per i 72 Eurofighter dell’Arabia Saudita, due aerei ATR 42 alla Nigeria, gli aerei da trasporto C 27J agli USA, gli elicotteri militari al Regno Unito ed il contratto con l’Algeria per sei elicotteri EH 101 e 4 Super Lynx 300, per un valore di 402 milioni di euro.
E’ sufficiente leggere il bilancio di Finmeccanica per capire che la legge 185 del 1990 che disciplina il commercio delle armi di fatto non esiste. La legge citata vieta le esportazioni ai Paesi belligeranti, ai paesi responsabili di accertate violazioni dei diritti umani. Come bisogna considerare ad esempio USA e Regno Unito? E la Turchia che ha invaso il Kurdistan iracheno con decine di migliaia di soldati? E l’Arabia Saudita che vieta alle donne addirittura di guidare l’automobile?
I dati divulgati in questi giorni da Palazzo Chigi evidenziano la subalternità del governo Prodi alla lobby militare: le vendite di armi “made in Italy” nel 2007 hanno raggiunto livelli record, nonostante il programma elettorale dell’Unione ribadisse l’impegno al puntuale rispetto della 185.
L’esecutivo non ha fatto nulla sul fronte della riconversione produttiva dal militare al civile nonostante l’impegno formale assunto nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria (DPEF) approvato l’estate scorsa al Senato.
Il nuovo Governo ed il nuovo Parlamento dovranno decidere se un tema così delicato come la vendita di armi sarà delegato, come avvenuto di fatto in passato, a Finmeccanica o alle ragioni di una diversa politica estera. Un banco di prova sarà a breve scadenza, quando dovranno essere nominati i nuovi membri del Consiglio di amministrazione di Finmeccanica, attualmente in scadenza. Vedremo se il nuovo Esecutivo lascerà fuori generali ed ambasciatori ed inserirà, invece, esponenti della società civile, economisti che spingano verso la riconversione al civile. Del resto, non si tratta di iniziative velleitarie ma di dare concreta attuazione a precise disposizioni di legge, peraltro rimaste inattuale.
Fonte: Nigrizia.it
10 aprile 2008