Finita l’era Fayyad. Hamdallah nominato premier
Emma Mancini - nena-news.globalist.it
Il presidente Abbas ha nominato il preside dell’Università di Nablus nuovo primo ministro. Una moss ache indebolisce ulteriormente il processo di riconciliazione con Hamas.
L’era Fayyad è terminata. Ieri il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha nominato il sostituto dell’ex premier, costretto alle dimissioni l’aprile scorso. Al suo posto Rami Hamdallah, capo dell’Università al-Najah di Nablus, 54 anni, professore senza precedenti incarichi politici o di governo (ma vicino a Fatah).
Hamdallah guida l’ateneo di Nablus dal 1998. Prima ha ottenuto un dottorato in linguistica applicata all’Università di Lancaster, in Gran Bretagna. Un accademico prende così la poltrona che fu di Fayyad, ex funzionario della Banca Mondiale, additato da molti all’interno di Fatah e dell’ANP come il responsabile di una serie di politiche economiche che hanno messo in ginocchio la già debole economia palestinese. E se Fayyad è stato il timoniere di una nave diretta verso un duro neoliberismo, è stato anche stretto alleato dei finanziatori esterni e “piede di porco” dei loro interessi economici: i governi occidentali hanno continuato a far piovere denaro sull’ANP proprio a causa delle politiche sponsorizzate dall’ex premier.
La cosiddetta “pace economica” immaginata da Stati Uniti e Israele con Fayyad ha trovato il suo apice: un approccio che mette in primo piano la sicurezza e l’economia come mezzi per archiviare la pace, lasciando in un angolo le questioni politiche e i diritti nazionali del popolo palestinese.
Sul piano politico, il timore di alcuni osservatori è che la decisione di Abbas sia stata presa in assoluta autonomia e che questo possa mettere in pericolo il processo di riconciliazione nazionale con la fazione avversa, Hamas. Un processo in stallo da due anni, seppur Abbas ieri abbia ribadito l’impegno a proseguire sulla via dell’unità nazionale. Hamdallah, a differenza di Fayyad considerato un indipendente e non membro di Fatah, potrebbe modificare i fragili equilibri interni tra le due fazioni, rafforzando a livello decisionale il partito di Fatah.
Immediato il commento di Hamas: il portavoce del movimento islamista, Fawzi Barhoum, ha definito il nuovo governo di Ramallah “un clone del precendente”. “Questo esecutivo non risolverà i problemi e non porterà all’unità del popolo palestinese. Non è stato sottoposto al via libera del Consiglio Legislativo [il parlamento palestinese, ndr], per cui è illegale. Inoltre, non include i diversi settori della società palestinese come stabiito dagli accordi di Doha e Il Cairo”.
Il mese scorso nella capitale egiziana, le due principali fazioni palestinesi avevano deciso di creare un governo tecnico che guidasse il Paese verso le elezioni, che avrebbero potuto tenersi ad agosto. Un accordo che, come i precedenti, è rimasto però solo sulla carta. A premere per l’esclusione di Hamas sono gli Stati Uniti, nella persona del segretario di Stato Kerry, impegnato in questi mesi nel rinvigorimento di un processo di pace con Israele in stallo da anni. Washington considera Hamas organizzazione terroristica e ha più volte fatto capire ad Abbas che un eventuale riavvicinamento con il governo de facto di Gaza minerebbe alle basi i tentativi di negoziato con Tel Aviv.
Fonte: Nena News
3 giugno 2013