Fini e i pacifisti: Ieri è stato abbattuto un muro


Flavio Lotti


Ieri la Tavola della pace ha incontrato a Roma il leader di Futuro e Libertà Gianfranco Fini. Questa è la sintesi dell’incontro curata da Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Fini e i pacifisti: Ieri è stato abbattuto un muro

L’incontro c’è stato ed è durato un’ora e mezza. Questo è il primo fatto importante. Dopo anni trascorsi a marcare le distanze dai pacifisti, a lanciare invettive e provocazioni contro il pacifismo, Gianfranco Fini ha incontrato ieri presso la Camera dei Deputati una delegazione della Tavola della pace. Un gesto di grande valore simbolico perché abbatte un muro fatto di propaganda, ideologismi e pregiudizi che per decenni hanno teso a denigrare e marginalizzare le proposte e le iniziative di tanti cittadini e organizzazioni impegnate per la pace. Per chi crede nella nonviolenza, nell’apertura a tutti e nella forza del dialogo è stato un momento particolarmente significativo.

Il leader di Futuro e Libertà si è presentato all’incontro da solo, senza collaboratori né addetti stampa, ma anche senza quella fretta che caratterizza la gran parte degli incontri con i politici che non hanno mai tempo. Così il confronto ha potuto toccare molti nodi critici e controversi: dalle spese militari all’Afghanistan, dai tagli alla cooperazione internazionale alla questione palestinese, dalla crisi dell’Europa alla crisi della politica.

Ecco alcune delle affermazioni di Gianfranco Fini:

Sulla Marcia Perugia-Assisi: Non mi ha sorpreso la grande partecipazione. Quanto più la situazione è grave, tanto più la gente è disposta a partecipare ad un’iniziativa centrata su grandi valori nobili, fuori dal rischio di strumentalizzazioni partitiche.

Sull’Appello finale/Agenda politica della Marcia Perugia-Assisi: I 10 punti possono essere oggetto di valutazioni differenti ma non possono essere contestati in toto. Per me il punto più critico è il 5, “Ripudiare la guerra, tagliare le spese militari”.

Sulla politica internazionale dell’Italia: Purtroppo il grande sogno di un protagonismo europeo è quasi utopico. La vicenda della Libia conferma: l’Europa politica non c’è e tornano gli interessi nazionali. L’Italia non può pensare di fare da sola.

Sulla costruzione di una nuova politica estera dell’Italia: Dovremmo trovare cinque cose su cui c’è l’accordo di tutte le forze politiche. Cinque cose che chiunque vinca le elezioni si impegna a fare. Sarebbe un salto notevole.

Sulle spese militari: Il problema non è se tagliarle, ma come. Anche per la politica della difesa dovremmo promuovere l’integrazione europea.

Sugli F35: Non posso essere io a calendarizzare il dibattito sulla mozione Pezzotta contro gli F35. Lo devono chiedere i capigruppo.

Sulla cooperazione internazionale: Dobbiamo cancellare l’idea che si possa far cooperazione a 360 gradi. Al massimo potremo fare uno/due progetti all’anno, magari nel Mediterraneo o nel Corno d’Africa. Non torneranno i tempi belli.

Sull’Afghanistan: Non illudetevi che gli italiani siano disponibili a ridurre la spesa militare in Afghanistan e aumentare quella per la cooperazione. Se c’è da costruire un asilo, gli italiani vogliono che si costruisca qui in Italia e non in Afghanistan.

Sul riconoscimento dello Stato di Palestina: La questione è complicatissima. Nel voto all’Unesco, l’Europa si è divisa in tre. Per questo noi contiamo poco. Il governo israeliano è una democrazia, l’unica della regione. Noi non possiamo non rispettare la volontà espressa da quella democrazia.

Sul progetto di Comunità del Mediterraneo: Sono pienamente d’accordo. Non tutto quello che ha il marchio islamico deve essere considerato in modo negativo. Importante è la cooperazione tra Università. Gli immigrati che sono in Italia sono gli ideali ambasciatori. Anche per questo sono importanti i processi di cittadinanza.

Sulla politica: C’è un deficit politico e un surplus di propaganda. Dobbiamo ripensare la partecipazione del cittadino alla vita politica. I mezzi tradizionali sono inadeguati. Il partito non c’è più. Anche i sindacati sono in difficoltà perché rappresentano solo gli occupati. Tutti i tentativi di bypassare i partiti e i sindacati sono finiti male.

Sul pacifismo: Bisogna intendersi sulle parole. In passato i pacifisti erano quelli che preferivano restare a guardare.
 
Sulla diffusione della cultura della nonviolenza: C’è un grande bisogno. Vediamo cosa succede negli stadi. Bisogna partire dalle scuole e dalla televisione. Credo nella forza dell’esempio.

Conclusione. Non avevamo bisogno di questo incontro per scoprire le distanze e le differenze. Ci serviva per verificare la disponibilità ad un confronto onesto e rispettoso. Abbiamo insistito molto su questo e sulla necessità di non fermarci al primo incontro. Ci è stato detto: “Leggerò con più attenzione il vostro documento e vi farò sapere. Vi farò una proposta.”

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

PS. All’incontro hanno preso parte: Toni Montevidoni, Agesci; Achille Tagliaferri, Acli; Elvira Ricotta Adamo, Unione degli universitari; Pier Virgilio Dastoli, Movimento Federalista Europeo; Luisa Morgantini, Associazione per la pace; Leopoldo Piraccini, Centro per la pace Forlì-Cesena; Flavio Lotti, Tavola della pace.

Perugia, 4 novembre 2011

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento