Finanziaria 2008: passi avanti per la cooperazione, risultati insoddisfacenti sulle spese militari


Elisabetta Norzi


Spese militari, cooperazione internazionale, diritti umani. Il Senatore Francesco Martone (Prc) commenta per noi la Finanziaria 2008: “Qualche novità per la cooperazione c’è, ma per le spese militari non abbiamo portato a casa nessun risultato”.


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Finanziaria 2008: passi avanti per la cooperazione, risultati insoddisfacenti sulle spese militari

Se si guarda alla Finanziaria congiuntamente al decreto che ripartisce l’extragettito, qualche passo in avanti a favore della cooperazione internazionale è stato fatto. Per quanto riguarda il capitolo delle spese militari, invece, non sono stati previsti né una riduzione delle risorse, né programmi per la riconversione dell’industria militare. Il Senatore Francesco Martone (Prc) commenta per noi la Finanziaria 2008.

Senatore Martone, ci aiuta a dare una lettura della Finanziaria per quanto riguarda la voce delle spese militari?
Su questo punto non abbiamo portato a casa nulla. La nostra azione sul comparto difesa e spese militari è stata improntata su due livelli, frutto di una discussione articolata e diretta con ampi settori del movimento pacifista: il primo quello di mettere in discussione l’aspetto quantitativo, quello della spesa, e il secondo relativo al sostegno a programmi di riconversione dell’industria bellica. Insieme al movimento pacifista avevamo discusso l’ipotesi di istituire un’Agenzia nazionale per la riconversione dell’industria militare sulla quale ho poi presentato un disegno di legge. Nel corso della discussione sul Dpef prima dell’estate, la risoluzione di maggioranza aveva incluso un riferimento esplicito alla riconversione. Sulla base di questo importante impegno sono stati avanzati emendamenti in Finanziaria per sostenere la costituzione di una Agenzia nazionale per la riconversione e il disarmo, ipotesi scartata però come inaccettabile dal Ministero della Difesa. Il risultato, alla fine, è stato la proposta di un’Unità di monitoraggio a Palazzo Chigi per l’agglomerazione del comparto militare, che avrebbe dovuto coordinare i processi di riorganizzazione produttiva del comparto militare, verso strategie coordinate a livello europeo. Per questa ragione si è preferito trasformare l’emendamento in ordine del giorno che riafferma l’impegno del governo alla costituzione di un’Agenzia per la riconversione dell’industria bellica, già prevista da un ddl che giace da mesi in Commissione Attività Produttive, dove dovremo riprendere l’iniziativa per giungere a una calendarizzazione del ddl stesso.

Per la cooperazione internazionale, invece, che risultati sono stati raggiunti?
Se si guarda alla Finanziaria congiuntamente al decreto che ripartisce l’extragettito, qualche passo in avanti per la cooperazione internazionale è stato fatto. Sono state destinate risorse al Fondo contro l’Aids e la malaria, al tribunale penale internazionale, al peacekeeping, a progetti di cooperazione bilaterale, oltre a 100milioni di euro destinati alle agenzie umanitarie dell’Onu. Ben venga l’impiego di fondi una tantum, però accanto a questo bisogna anche garantire un impegno politico continuo. Il fondo per l’Aids e la malaria, ad esempio, dovrebbe essere triennale per poter portare avanti progetti strutturati; per il tribunale internazionale, invece, manca un adeguamento della normativa internazionale da parte dell’Italia. Sono ritardi che vanno colmati. Maggiori fondi, quindi, non vanno disgiunti dal sostegno a progetti e a strutture che fanno cooperazione. Alla Camera il governo ha presentato un emendamento in Finanziaria per istituire un’Agenzia per la cooperazione, mentre la Commissione Esteri del Senato da tempo è impegnata nella discussione sulla riforma della cooperazione, questione – come ci dicono la gran maggioranza delle Ong – che va ben oltre il tema dell’Agenzia, e che ha bloccato per oltre un decennio la discussione sulla riforma sempre più necessaria e urgente. Sempre alla Camera è stato approvato in Commissione Esteri un emendamento che prevede una Commissione di monitoraggio sul debito estero sul quale in precedenza la Commissione Esteri del Senato aveva votato all’unanimità un ordine del giorno, e sul quale lo stesso relatore aveva espresso parere favorevole insieme al Governo.

E per quanto riguarda i diritti umani, considerando che il 2008 è il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo?
Per quanto riguarda i diritti umani, il quadro generale è pieno di sfumature. L’impegno italiano sulla moratoria sulla pena di morte alle Nazioni Unite è importantissimo, di gran rilevanza etica e politica, ma a livello nazionale vanno registrati seri ritardi. La legge sulla tortura è bloccata in Commissione giustizia al Senato, il ddl che avrebbe dovuto finanziare una campagna nazionale sui diritti umani per il 2008 è stato bloccato, mentre il ddl che prevede un garante nazionale per i diritti umani e dei detenuti dopo un avvio incoraggiante alla Camera non è stato ancora calendarizzato al Senato. Manca poi completamente una legge organica sul diritto d’asilo, l’Italia non ha ancora ratificato il protocollo opzionale della Convenzione Onu contro la tortura (che prevede visite, da parte degli esperti internazionali preposti alla tutela dei diritti umani, nei luoghi di detenzione), così come la convenzione Onu sull’estradizione forzata. Non si tratta tanto d’insensibilità verso questi temi, quanto di assenza di un lavoro organico e coordinato tra i vari dicasteri competenti e forse anche qualche lacuna nella consapevolezza di come internalizzare i diritti umani nell’agire politico di governo, piuttosto che considerarli come questione a sé stante.
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