Fermiamo l’attacco alla Costituzione e ai diritti
Roberto Morrione
La società civile e responsabile non può che essere in prima linea in questa battaglia: sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini, in una situazione già di profonda crisi; e l’attacco allo Stato di diritto e all’equilibrio istituzionale dei poteri prelude allo strapotere di pochi.
Non possiamo restare passivi testimoni di quanto sta accadendo. Silvio Berlusconi, gettata la maschera dello statista rispettoso della democrazia, rivela i suoi reali obiettivi strumentalizzando cinicamente il dramma umano della famiglia Englaro per attaccare il capo dello Stato, minare la Costituzione della Repubblica, assicurarsi il consenso del Vaticano, rafforzare le basi di una deriva populista che gli consenta ciò che è al fondo della sua natura: il potere senza limiti, né impacci, né regole.
Altri hanno parlato di regime, di “bonapartismo” o addirittura del rischio incombente di una forma di dittatura, diversa per ora da quella che l’Italia ha conosciuto con il fascismo, fino al tragico sbocco della guerra, ma ogni giorno più omogenea e altrettanto pericolosa per la libertà di noi tutti e per il futuro del Paese.
Nell’aperto scontro con il presidente Napolitano si cela un’offensiva più generale che il premier sta lanciando contro lo stato di diritto e la separazione dei poteri che è alla base della Costituzione e di cui il capo dello Stato si è dimostrato tenace custode, cercando di dare mani libere all’Esecutivo a fronte dell’autonomia legislativa del Parlamento e colpendo insieme le prerogative dell’ordine giudiziario, attraverso una falsa riforma della Giustizia che in realtà svuota le capacità operative dei magistrati inquirenti.
Non vogliamo qui soffermarci sugli elementi più ipocriti e brutali delle sortite berlusconiane, segno di assoluta malafede, mancanza di cultura, ignoranza della storia, quale l’ appellativo di “filosovietica” per una Costituzione straordinaria, presa a modello da altri Stati occidentali, che ha avuto fra i suoi padri grandi rappresentanti della cultura liberale, cattolica, socialista, il cui spessore e ruolo storico sono ignoti al cavaliere di Arcore, ma più probabilmente ignorati. Né parlare ancora del cinismo mistificatorio e della volgarità con il quale ha marchiato la devastante tragedia umana di Eluana e di Beppino Englaro, al quale è bastato rispondere con il toccante invito ad andare “a vedere” di persona il reale stato della figlia. La risposta è nella sensibilità del popolo italiano, nella reazione che sta accomunando militanti e dirigenti del principale partito e delle altre forze dell’opposizione, intellettuali, gruppi e associazioni laiche e anche cattoliche, nelle piazze che si sono spontaneamente animate, ma ancor più si riempiranno, al fianco del Presidente della Repubblica e contro gli incombenti rischi di un regime che avanza.
La società civile e responsabile, a partire da Libera e dalle associazioni che si battono per la legalità e contro le mafie, non può che essere in prima linea in questa battaglia, non solo perché sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini, in una situazione già di profonda crisi economica, civile e morale del Paese, ma perché l’attacco allo Stato di diritto e all’equilibrio istituzionale dei poteri prelude allo strapotere di pochi, condiziona ogni correzione legislativa, elimina le possibilità di controllo, spezzando innanzi tutto il principio costituzionale della legge “eguale per tutti “. Ciò significherebbe, come già peraltro accadrebbe se passasse il progetto governativo di intervento sui magistrati e sull’informazione a partire dal blocco delle intercettazioni, il dilagare dell’illegalità, il consolidarsi del sistema di complicità e di scambio che è il cuore dell’espandersi degli interessi criminali.
Se dovesse riuscire il piano di Berlusconi, che non a caso riecheggia e attua le linee portanti del progetto piduista di Licio Gelli, non potrebbe più esserci alcuno sbocco, a livello locale e nazionale, all’azione per la legalità e i diritti che le parti più consapevoli della società civile portano faticosamente avanti nei quartieri e nei territori.
Non dobbiamo permetterlo.
Fonte: Articolo21
Editoriale febbraio di Roberto Morrione