F35, l’idea fa acqua
Alberto Chiara - Famiglia Cristiana
Il Tar del Lazio boccia lo stop chiesto dal Codacons. Ma se blocchiamo l’acquisto non paghiamo penali. E circa la portaerei Cavour, che dovrebbe accogliere un bel po’ di cacciabombardieri, si scatena la guerra delle cifre…
E’ un problema di distinzione tra poteri dello Stato. Ciascuno con la sua autonomia. Che merita rispetto. Il giudice amministrativo, dunque, non può sindacare le decisioni del Parlamento. Con questa motivazione, il Tar del Lazio ha respinto la richiesta del Codacons di sospendere il contratto di acquisito degli F35 da parte dell’Italia. «A prescindere dai profili relativi alla legittimazione attiva appare configurabile la natura politica degli atti impugnati e dunque la loro conseguente insindacabilità da parte del giudice amministrativo», hanno scritto i giudici nell’ordinanza.
Alla base dell’iniziativa del Codacons, «lo spreco di soldi pubblici insito nella dotazione di cacciabombardieri da parte dell’Italia, ma anche la mancata rispondenza del programma all’interesse pubblico, e l’assenza di sostenibilità e proporzionalità rispetto alle disponibilità di denaro pubblico, in un periodo di pesante crisi economica per il nostro Paese e di spending review generalizzata». «Certo è – ha commentato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – che ha pesato l’assenza dei partiti a sostegno del nostro ricorso. Soprattutto di quelli come il M5S che grida sempre allo scandalo ma poi non si presenta a difendere i cittadini. Nel merito della decisione del Tar, è assurdo ritenere “politici” gli atti relativi alla questione degli aerei da comprare. Presenteremo appello al Consiglio di Stato».
Intanto, continuano le polemiche dopo le affermazioni fatte il 31 luglio, a Palazzo Madama, dal ministro della Difesa, Mario Mauro. Parlando davanti alle Commissioni congiunte Difesa, Esteri e Politiche europee del Senato, Mauro ha riconosciuto che il ritiro dal programma Joint Strike Fighter (quello per gli F35) non comporterebbe penali da pagare per l’Italia, ma – ha sottolineto – «bisogna considerare, oltre ai 700 milioni di euro già spesi per la progettazione ed i due miliardi investiti per l’impianto di produzione di Cameri (Novara, ndr.), anche il fatto che la nostra portaerei Cavour (l’unica rimasta in Europa insieme alla francese Charles De Gaulle) dovrà ospitare gli F-35 a decollo verticale, altrimenti non capiremmo per quale ragione avremmo speso 3 miliardi e mezzo di euro per la nave». La Difesa ha successivamente precisato che la cifra si riferiva «ai costi del sistema d’arma nel suo complesso, composto dalla piattaforma navale (circa 1,5 miliardi), dagli aeromobili e dal relativo sistema di supporto logistico previsti nel programma Jsf (circa 2 miliardi)». La cifra, dunque, ha puntualizzato ancora il ministero, «non si riferiva all’adeguamento dell’unità navale, in quanto tali costi sono già compresi nella spesa del programma Jsf che ammonta, come già illustrato precedentemente in sede parlamentare, complessivamente a circa 12,1 miliardi di euro».
Tutto ciò ha riacceso le polemiche. In molti si sono chiesti: se non ci sono penali da pagare, perché non smetterla lì subito? Alzano la voce anche alcuni deputati Pd. «Il ministro della Difesa Mario Mauro non può ogni settimana sfidare la sua maggioranza sulla questione degli F35. Dovrebbe ben ricordare che una mozione della Camera, votata non più di un mese fa, riconduceva l’acquisto di nuovi sistemi d’arma (compresi gli F35) al prescritto parere vincolante delle commissioni Difesa del Parlamento». Lo hanno dichiarato in una nota congiunta i deputati del Partito democratico Luigi Bobba (ex presidente nazionale delle Acli), Federico Gelli e Giorgio Zanin. «Affermare che abbiamo già speso 3,5 miliardi per la portaerei Cavour, in modo da predisporla ai nuovi aerei a decollo verticale, è un modo di mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto; per altro il Ministro conosce sicuramente uno studio dello IAI – un istituto non certo sospetto di pacifismo – il quale ha evidenziato che un’integrazione delle forze armate dei paesi dell’Unione europea porterebbe per l’Italia ad un possibile risparmio di circa 8 miliardi sul bilancio della Difesa. Forse, anziché operare continue forzature, il ministro Mauro dovrebbe attendere i risultati del vertice europeo di dicembre dedicato proprio allo sviluppo di un sistema integrato di difesa europea. Quegli 8 miliardi potenzialmente risparmiati potrebbero essere invece utilizzati a sostenere le famiglie in difficoltà economica, a rifinanziare i fondi per le politiche sociali e soprattutto a consentire a tutti i giovani che lo chiedono di poter svolgere un periodo di servizio civile».
Dal canto suo, don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha ricordato quanto scritto di recente su un quotidiano da monsignor Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, a proposito degli F-35. «In momenti di crisi dolorosa… mi chiedo come può una nazione come l’Italia.. fare una spesa così assurda che offende e umilia tutti e ancora di più i poveri. Non lasciamo essiccare o inquinare la fonte del nostro domani con scelte politico-sociali drammatiche».
Fonte: www.famigliacristiana.it
01 agosto 2013