F-35, richiamo del Pentagono all’Italia: “Meno aerei, meno posti di lavoro”


Il Fatto Quotidiano


Il segretario aggiunto per gli Affari della sicurezza internazionale, ricorda le conseguenze occupazionali del taglio. Un messaggio che segue quelli rivolti all’Europa da Obama e del ministro della Difesa americana Chuck Hagel di non toccare la spesa militare.


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Dopo il ministro della Difesa americana Chuck Hagel e il presidente Barack Obama, anche il Pentagono interviene per sollecitare l’Italia a non tagliare la spesa militare per non danneggiare l’occupazione. In particolare il Dipartimento della Difesa Usa insiste sul mantenimento degli F35 perché “meno aerei significano meno posti di lavoro”. Derek Chollet, segretario aggiunto per gli Affari della sicurezza internazionale presso il Pentagono, lancia il messaggio all’Italia durante una conferenza a Roma. “Siamo consapevoli del dibattito in corso – dice Chollet – e comprendiamo le difficoltà” legate alle ristrettezze di bilancio. Tuttavia, prosegue l’esponente del Pentagono sottolineando l’importanza strategica per le capacità militari future degli Stati Uniti e dei loro alleati dei nuovi caccia F-35, “quando l’Italia ha diminuito il piano originale di acquisizione da 131 aerei a 90, si sono visti gli effetti negativi che possono verificarsi quando le acquisizioni diminuiscono e, purtroppo, c’è stato un decremento nella partecipazione industriale dell’Italia e nei posti di lavoro associati con gli F-35″.

Mentre il governo e il Parlamento italiani stanno procedendo alla messa a punto del cosiddetto ‘Libro Bianco sulla Difesa’ – che dovrà stabilire quali sono le minacce future per la sicurezza nazionale del nostro Paese e gli strumenti militari adatti a fronteggiarli -, Chollet chiede di “considerare l’investimento negli F-35 da due prospettive: cosa gli F-35 portano all’Italia in termini di capacità (militare ndr); e cosa gli aerei danno all’Italia in termini di ritorno del suo investimento economico“. All’incontro in corso a Roma sono presenti, tra gli altri, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, quello della commissione Esteri, Pier Ferdinando Casini, il capogruppo del Partito democratico della commissione Esteri della Camera Enzo Amendola, e il presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro.

Il 3 giugno il presidente americano Barack Obama si era rivolto agli alleati europei affinché aumentassero la spesa militare. “Noi vediamo un declino continuo, questo deve cambiare”, ha detto Obama al termine di un incontro con il presidente polacco, Bronislaw Komorowski, deplorando i tagli alla spesa militare in Europa dovuti alla crisi economica. Un messaggio seguito il giorno dopo dall’ultimatum lanciato dal ministro della difesa americano, Chuck Hagel. Gli Usa stanno facendo la loro parte, aveva detto, ma nel vertice Nato in Galles a settembre gli europei “devono arrivare avendo preso misure nella giusta direzione” per invertire la riduzione degli investimenti per la difesa che “minacciano l’integrità della Nato”.

Richieste a cui il ministro della Difesa Roberta Pinotti aveva risposto sostenendo che l’Italia ha sempre contribuito alle missioni internazionali della Nato. In più, aveva aggiunto che il Paese sta studiando quali sono le proprie necessità di sicurezza e difesa, in modo da rendere più efficiente la spesa. “L’Italia sta lavorando a un libro bianco della difesa che parte dalle minacce e da quelle che sono le domande di sicurezza e difesa -ha spiegato il ministro- e sulla base di questo arriverà a definire esattamente quali sono le necessità”. Ma il ministro ha ricordato che “l’Italia, ed è evidente anche attualmente nelle principali missioni Nato, ha sempre dato un contributo molto alto in termine qualitativi e quantitativi. Pensiamo a quante persone sono state in Afghanistan e in Kosovo. L’Italia ha sempre fatto la sua parte”. In questo senso “si può rendere più efficiente la spesa, certamente non mettendo a rischio la nostra sicurezza”.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

6 giugno 2014

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