Europee: sovranità popolare, non nazionale
Tavola della pace di Cremona
Appello della Tavola della pace di Cremona
“Le votazioni del 26 maggio sono di straordinaria importanza per l’esistenza dell’Europa come comunità di destino. Per questo la Tavola della pace di Cremona invita tutti a votare per dare un futuro all’Unione Europea.
“L’Europa non sarà realizzata in un solo giorno, ma attraverso azioni concrete che costituiranno una solidarietà di fatto”. Queste parole di Robert Schuman, pronunciate il 9 maggio 1950, suonano vere anche oggi.
A oltre sessant’anni dalla sua fondazione, quella che oggi è diventata l’Unione Europea costituisce ancora una costruzione di pace e di condivisione di principi fondati sulla democrazia, sulla universalità dei diritti umani, sulla solidarietà e sulle conquiste dello Stato sociale.
Però da circa vent’anni la globalizzazione e il neoliberismo hanno cambiato gli equilibri mondiali con la finanziarizzazione dell’economia, con una più accesa competizione tecnologica e commerciale, accentuando così le disuguaglianze e peggiorando lo stato ambientale del pianeta. Di fronte al risveglio di giganti come la Cina e l’India, l’Unione Europea non è riuscita a tenere il passo.
La crisi internazionale del 2007-2008 ci ha posto di fronte a un bivio: salvarci tutti insieme come Europa o salvarci da soli come singoli Stati nazionali, rilanciare e riformare l’Unione Europea o sganciarci dalla dimensione più politica e solidale dell’Europa, vedi Brexit, per inseguire impossibili ritorni al passato o illusori vantaggi economici.
I “sovranisti” confondono sovranità popolare con sovranità nazionale. Il recupero di reale maggiore sovranità popolare oggi è possibile solo a livello europeo, a livello sovranazionale; mentre è illusorio se perseguito da parte dei singoli Stati nazionali. Illusorio perché ancora oggi gli Stati nazionali in Europa mantengono una quota propria di sovranità, che non sono singolarmente più in grado di far pesare nel mutato contesto internazionale come poteva avvenire in passato e che usano assai male quando tentano di indebolirsi a vicenda, come ha fatto il “sovranista” Orban, presidente dell’Ungheria, bocciando la riforma della Convenzione di Dublino approvata dal Parlamento europeo e che ridistribuiva i profughi in modo proporzionale su tutto il territorio europeo.
Il recupero di maggiore sovranità è addirittura un imbroglio se si pensa di farlo solo a livello nazionale, visto che in un mondo globalizzato e sempre più interdipendente sono le grandi potenze economiche e geopolitiche a fissare le regole degli interscambi e sono i grossi gruppi finanziari e i colossi dell’energia a fissare i prezzi delle materie prime e del petrolio.
Per non ridursi ad essere colonie periferiche di altri, l’unica strada lungimirante è quella di votare per un Parlamento europeo “costituente”, incaricato di contribuire a riformare i Trattati istitutivi dell’Unione Europea, superando il potere di veto dei singoli Stati nazionali, rafforzando la sovranità popolare dei popoli e dei cittadini europei a livello sovranazionale, come hanno fatto e fanno tutti gli Stati Federali del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti d’America.
Una maggiore unità politica dei popoli europei non solo rilancerebbe il ruolo dell’Unione Europea nel creare economia sostenibile e nuovi posti di lavoro, ma nel contesto internazionale ci farebbe contare di più nella lotta ai cambiamenti climatici e nelle regole del commercio mondiale, nel Mediterraneo, nel Medioriente e nel rapporto Nord-Sud, rafforzando le ragioni della pace in Europa e ai confini dell’Europa”.
Tavola della Pace di Cremona
12 maggio 2019