Estelle, forti proteste per arrembaggio israeliano
NEAR EAST NEWS AGENCY
La nave, dopo l’assalto delle forze militari israeliane, è stata portata ad Ashdod assieme ai passeggeri che denunciano abusi e negano che tutto si sia svolto senza violenza.
Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, la missione per Gaza della nave pacifista “Estelle” della Freedom Flotilla, sarebbe stata solo una «provocazione». Non la pensano allo stesso modo migliaia di sostenitori della nuova iniziativa contro il blocco della Striscia di Gaza che si preparano ad organizzare manifestazioni di protesta contro l’arrembaggio avvenuto in acque internazionali della “Estelle” attuato ieri dai commando israeliani e raduni in diverse città europee.
In Italia il Coordinamento nazionale Freedom Flotilla terrà un presidio davanti Palazzo Chigi per martedì 23 ottobre, dalle ore 17. Lo haannunciato la coordinatrice, Patrizia Cecconi. «Il nostro coordinamento – ha spiegato Cecconi – ha attivato l’Unità di Crisi della Farnesina, come legittimo e doveroso in quanto a bordo c’è anche un nostro concittadino (Marco Ramazzotti Stocken, ndr), ed abbiamo avuto come risposta ufficiale che “l’ingresso via mare nella Striscia comporta, come noto, una violazione della vigente normativa israeliana”»
«Dobbiamo intendere – ha proseguito la portavoce – che il nostro Ministero degli Affari Esteri riconosce la vigente normativa israeliana come superiore alle norme del diritto italiano? E, cosa ancor più grave, al di sopra delle norme del diritto internazionale?».
«Ora il ministro Terzi – ha continuato Cecconi – ha garantito che si attiverà per l’incolumità fisica del nostro concittadino. Non ci basta, noi vogliamo che vengano rispettati i suoi e i nostri diritti e che lo Stato italiano non s’inchini a diktat che mortificano il diritto universale. Già una decina di parlamentari italiani si sono espressi a favore della missione della “Estelle” accanto a decine di parlamentari di altri paesi europei».
«Questo ci conforta – ha concluso Cecconi- perchè noi crediamo fermamente che ci sia un passaggio diretto tra le violazioni che toccano il mondo del lavoro e quelle che toccano il mondo dei diritti».
Protestano anche alcuni parlamentari italiani, dell’Idv e del Pd che nei giorni scorsi avevano sostenuto, firmando un documento, la missione della Freedom Flotilla. «Chiediamo al ministero degli Esteri di darci, al più presto, garanzie sullo stato di salute del nostro connazionale Marco Ramazzotti Stockel e degli altri attivisti che si trovano a bordo dell’imbarcazione battente bandiera finlandese», dice il presidente vicario dei deputati dell’Idv Fabio Evangelisti.
«Estelle, che sul ponte espone uno striscione dedicato a Vittorio Arrigoni, l’italiano ucciso lo scorso anno a Gaza e impegnato per la Freedom Flottilla – aggiunge Evangelisti – è salpata da Napoli il 6 ottobre scorso alla volta della Striscia di Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Vorremmo sapere se il blocco dell’imbarcazione è avvenuto in acque internazionali o in acque territoriali israeliane. Chiediamo altresì alla diplomazia internazionale di mettersi in moto per evitare esiti drammatici della vicenda così come avvenne il 31 maggio di due anni fa quando nove attivisti turchi vennero uccisi a bordo di una nave della Freedom Flotilla».
Nonostante le proteste i passeggeri della «Estelle» rimangono in stato di arresto. Si tratta di una ventina fra attivisti di vari paesi del mondo e parlamentari europei. Tutti saranno espulsi nelle prossime ore con la motivazione di essere entrati «illegalmente» in Israele anche se vi sono stati portati con la forza dai militari dello Stato ebraico. Tutti tranne i tre cittadini israeliani tra i quali lo studente Elik Elhanan.
I passeggeri negano che tutto si sia svolto senza violenza come affermano le autorita’ israeliane. I cittadini internazionali sono stati portati tutti presso la base dell’Unità Oz ad Holon [cittadina a sud est di Tel Aviv]. L’avvocato Gabi Lasky – fanno sapere attivisti israeliani – ha avuto modo di incontrarli. I tre israeliani sono stati portati alla stazione di polizia di Ashdod per essere interrogati. Yonathan Shapira è riuscito a parlare con sua madre e ha raccontato di una dura violenza della marina israeliana, la quale avrebbe fatto uso sui civili anche del “Taser”, una pistola che emana una scossa elettrica che tramortisce.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
21 ottobre 2012