Elogio del dissenso
Renato Sacco
Oggi 4 novembre si celebra “l’anniversario della vittoria, è la Giornata delle Forze Armate e dell’unità nazionale” e in memoria dei tanti morti iracheni, la Tavola della pace vi invita a leggere un articolo di Renato Sacco.
L’assemblea applaude un uomo di mezza età che – imbarazzato o intimorito dalla vicinanza del potente – non riesce o non vuole prendere le distanze dalla richiesta formulata a mo’ di battuta “avrei una ragazza da sistemare… tra questi stands…”. E la risposta è “ci penso io”. Chi è quell’uomo? E chi sono quelli che applaudono?
Credo che possono essere la nostra fotografia. Di ognuno di noi quando, per paura, sudditanza, comodità o interesse, preferiamo assecondare, dare il consenso invece che esprimere il dissenso.
I potenti hanno sempre bisogno di consenso. Altrimenti il loro potere crolla. Questo vale a ogni livello, politico, economico, militare.
C’è il rischio di dare un consenso, anche se apparentemente molto lontano, a quanto sta succedendo in Iraq: la strage di cristiani nella chiesa siro-cattolica di domenica 31 ottobre, e poi tutte le altre violenze e uccisioni di questi giorni.
Un consenso fatto forse di silenzio, perché le notizie sui mass media sono altre.
Un consenso dato alla guerra per esportare la democrazia. Un consenso più o meno velato al grande affare della lobby delle armi made in Italy che è riuscita a vendere in Iraq, solo nel 2009, per oltre 3 miliardi di euro. Tutte per la sicurezza e la polizia?
Alcuni anni fa in un luogo in mano ai terroristi sono state trovate migliaia di armi leggere italiane, con il numero di matricola contraffatto, quasi una conferma che non erano state ‘rubate’ alla polizia locale, ma era una grossa fornitura… finita chissà come nelle mani dei terroristi. Ma il consenso alle armi è forte, anche perché porta molto denaro.
Proprio gli amici iracheni mi chiedevano in questi giorni: “Perché tante armi? Quali armi hanno in mano i terroristi? Chi le procura?”.
Forse c’è un consenso tacito al progetto di dividere l’Iraq in tre parti, Kurdi, Sunniti e Sciiti, eliminando così le minoranze.
Il consenso a volte è silenzioso, al limite dell’indifferenza.
E consenso ci viene chiesto anche nell’oratoria di guerra in questi giorni, vicini al 4 novembre, anniversario della vittoria e giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Quanta retorica! A Milano hanno pure collocato, come l’anno scorso, 2 aerei da guerra nientemeno che in piazza Duomo! Chi ha dato il consenso?
Quale consenso si chiede con gesti del genere?
Il consenso alle guerre di oggi, chiamate missioni di pace, utilizzando la memoria della prima guerra mondiale, degli oltre 650.000 mila morti ammazzati in quella che il Papa di allora definì “Un’inutile strage”.
Sì, ha usato proprio la parola ‘strage’, la stessa usata per descrivere e condannare quanto è successo in quella chiesa a Baghdad domenica scorsa.
È tragico che il potere usi anche i morti della prima guerra mondiale, magari chiamandoli eroi, quando invece erano semplicemente dei poveracci costretti a fare la guerra contro la loro voglia. E non si ricorda invece che l’opposizione popolare alla guerra era molto ampia e con la dichiarazione di guerra, crebbe anche nell’esercito. Su 5 milioni e 500 mila mobilitati per la prima Guerra Mondiale, 870.000 furono denunciati per insubordinazione. Oltre il 15%.
E sappiamo che chi non ubbidiva agli ordini di attacco al grido ‘avanti Savoia!’ veniva fucilato anche sul posto. Il potere, men che meno quello militare, non ammette dissenso…
Attenti allora a ogni forma di consenso data al potere, per non essere complici. Ce lo ricorda anche la campagna promozionale di Mosaico di pace.
E per finire, proprio pensando al 4 novembre: c’è una cosa molto diversa tra noi e chi è stato obbligato a far la prima guerra mondiale.
Loro non potevano opporsi. Cadorna aveva ordinato rappresaglie e fucilazioni immediate.
Loro non potevano negare il consenso. Noi si.
Fonte: Mosaico di pace