Elicotteri delle forze armate pieni di amianto: il carteggio tra la Difesa e AgustaWestland (DOCUMENTO ESCLUSIVO)
Huffington Post
Nei freni, guarnizioni, tubi. La flotta delle nostre forze armate è inquinata. La Difesa lo sapeva dal ’96 ma…Mauro: “Non ne so nulla”.
AGGIORNAMENTO ORE 16:30
Gli elicotteri all’amianto? “Non ne so nulla”. Così il ministro della Difesa, Mario Mauro, risponde in Transatlantico alla Camera a proposito del carteggio tra il Ministero della Difesa e l’azienda AgustaWestland riguardante la presenza di amianto in diversi modelli di elicottero attualmente utilizzati dalle nostre forze armate.
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La flotta di elicotteri delle nostre forze armate è a rischio contaminazione: innumerevoli modelli attualmente in dotazione a Esercito, Marina, Aviazione e Carabinieri sarebbero in pratica scatole volanti piene di amianto. E questa situazione andrebbe avanti da oltre quindici anni, nel silenzio più assoluto delle autorità. È ciò che si scopre leggendo una recentissima quanto belligerante corrispondenza fra il Ministero della Difesa e l’azienda che li ha fabbricati, l’AgustaWestland. Compagnia che, per prima, li definisce testualmente “inquinati”.
L’Huffington Post ha potuto analizzare questo carteggio – adesso in mano ai magistrati delle procure militari di Roma e Napoli – grazie alla segnalazione del Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari. Sfogliandolo risulta evidente come già dopo il ’92 (anno della legge che bandisce l’impiego dell’amianto) la controllata di Finmeccanica avesse debitamente, e dettagliatamente, provveduto a informare la Difesa su quali e quanti modelli di velivoli da loro prodotti contenessero asbesto, in quali e quante parti delle rispettive carlinghe.
“Sin dal 1996 [abbiamo] trasmesso l’elenco di tutti i materiali ‘pericolosi’ presenti [asbesto incluso, ndr] sui nostri elicotteri”, scrivono dall’AgustaWestland nella loro lettera del 6 giugno scorso al Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti. Insomma – sostengono senza troppi giri di parole – il Ministero semplicemente non poteva non sapere. A riprova allegano un malloppo di oltre cinquanta pagine fra tabelle e parole inviate. Ricevute. E cadute nel vuoto.
Gli elicotteri a rischio, incrociando i dati trasmessi dall’azienda, sembrano davvero tanti. Basta leggere una tabella datata 6 aprile 2006. Per quanto riguarda i modelli AB 206, AB 205, AB 212, AB 212 AS, AB 412: “L’amianto può essere contenuto in guarnizioni, condotti, tubi, nonché pastiglie dei freni”. Negli elicotteri SH-3D; HH-3F: “L’amianto può essere contenuto nelle pastiglie dei freni, ruote e rotore, e nella frizione e nell’APU [cioè unità di potenza ausiliaria, ndr]”. Nel CH47: “L’amianto può essere contenuto nelle pastiglie dei freni”. Non va meglio all’A129: “L’amianto è presente nelle guarnizioni delle paratie parafiamma”. Né all’A109: “L’amianto può essere contenuto in guarnizioni, condotti, tubi, nonché pastiglie dei freni, rotore e ruote”. Ma in un’altra tabella del 13 febbraio 1996 (dieci anni prima) viene indicata la presenza di amianto anche a bordo dell’AB204, dell’SH-3DTS e dell’HH 500 (M, MC, MD, E). Ora, le pastiglie dei freni nel frattempo saranno anche state sostituite con altre prive di asbesto (“dal 1992 non sono state più prodotte o consegnate pastiglie contenenti amianto”, sostengono nella medesima corrispondenza quelli della compagnia anglo-italiana). Ma le guarnizioni, i tubi e tutto il resto?E tuttavia in questi lunghi diciassette anni trascorsi dalle prime comunicazioni dell’AW in materia, la Difesa non avrebbe mai apparentemente neanche contemplato l’eventualità di procedere alla bonifica della pericolosissima sostanza. Tant’è che – nasce proprio da qui il confronto all’arma bianca epistolare – l’azienda tiene a sottolineare di aver intrapreso sua sponte un primo repulisti su 14 di queste macchine in un cantiere presso la base di Grazzanise, in provincia di Caserta. Operazione alla quale però il dicastero pare non avere alcuna intenzione di contribuire economicamente. Neanche al 50%.
Se il Ministero sapeva, infine, lo stesso non si può affermare degli equipaggi, che a quanto risulta all’HuffPost non sono mai stati informati della presenza dell’amianto a bordo di quello che è il loro luogo di lavoro: né dei rischi di salute nell’operarvi a stretto contatto, né delle misure di sicurezza che avrebbero dovuto prendere a titolo di prevenzione, e a tutela della loro salute. Lo confermano in forma riservata due elicotteristi diversi di due diverse forze armate.
“Sugli elicotteri è la prima volta che sento parlare di problematiche simili – racconta uno specialista della Marina Militare – noi non ne siamo certo stati informati. Qualche guarnizione la si sostituisce. Ma se il problema riguarda anche le tubazioni, queste non vengono cambiate quasi mai, e alcune si trovano in punti praticamente inaccessibili”. “Neanche noi abbiamo mai avuto informazioni su questi rischi, né sulle precauzioni da adoperare nel maneggio e nell’ispezione di questi mezzi – conferma un elicotterista dell’Esercito – il pilota fa l’ispezione al mezzo, prima di salire a bordo. Ma lo specialista mette mano ai componenti, smonta e rimonta. E in tanti anni nessuno si è mai raccomandato perché usassimo cautela o precauzioni, entrando in contato con questo materiale che sappiamo benissimo essere dannoso. Era il minimo, no?”.
“Sì, era decisamente il minimo”. Ne è convinto Luca Comellini, segretario del PdM, il partito dei militari. Che all’HuffPost dichiara: “Mi chiedo come mai a distanza di così tanti anni il problema sembri non essere stato ancora risolto. Se i piloti, il personale degli equipaggi di volo e dei reparti di manutenzione non ne sono stati adeguatamente informati, la cosa è ancora più grave. È per questo che appena sono entrato in possesso di questo documento ho ritenuto di doverne informare le autorità giudiziarie”.
A rendere ancor più grave la situazione, sostiene Comellini, c’è il fatto che “i modelli di elicotteri citati in quei documenti non vengono utilizzati solo dalle Forze armate, ma anche dalla Polizia di Stato, dalla Guardia di Finanza, dai Vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile: quindi da tutte quelle amministrazioni statali che svolgono compiti di sicurezza e soccorso pubblico. È allora chiaro che il problema non può non investire la totalità degli apparati dello Stato”.
Ragion per cui, conclude: “Il Ministro della Difesa Mario Mauro dovrebbe immediatamente adottare ogni possibile azione per garantire la massima tutela della salute del personale militare che fino ad oggi ha lavorato su quelle macchine, e per questo è certamente stato esposto, inconsapevolmente, alle sostanze nocive dettagliatamente elencate nei documenti che Augusta Westland aveva trasmesso ai vertici della Difesa fin dal 1996”.
Fonte: www.huffingtonpost.it
7 agosto 2013