Elezioni in Zimbabwe: una brutta pagina anche per la libertà di informazione
Enzo Nucci
Nessun giornalista straniero è stato ammesso in Zimbabwe per seguire le elezioni. Un giornalista ed un cameraman sudafricani, entrati senza permesso nel paese, sono stati arrestati alla frontiera mentre realizzavano alcune interviste.
Presiede un parlamento dove il suo partito e’ in minoranza perche’ l’opposizione ha conquistato la maggioranza dei seggi nelle elezioni dello scorso 29 marzo.
L’opposizione ha seppelito la cerimonia bollandola come “una beffa da guinness dei primati”.
Mugabe era il candidato unico nel ballottaggio elettorale del 27 giugno, dopo che il leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai si era ritirato per le violenze subite dai suoi sostenitori. anche lui, temendo il peggio, si e’ rifugiato nell’ambasciata olandese di harare, la capitale.
esercizio inutile (e per nulla accademico) l’analisi del voto. Secondo i pochi osservatori elettorali ammessi dei paesi africani, l’affluenza alle urne e’ stata bassissima. ufficialmente ha votato il 42,3 % (ovvero meno della meta’ degli aventi diritto) che hanno decretato la marcia trionfale del dittatore attribuendogli l’85 % dei consensi.
Le votazioni si sono svolte in un clima di pesante intimidazione, specialmente nelle zone rurali.
Interessa poco a questo sanguinario regime che piu’ della meta’ della popolazione sopravviva grazie agli aiuti alimentari degli organismi internazionali, che ci sia l’80 per cento di disoccupazione e che l’inflazione abbia toccato lo stratosferico tetto del milione per cento.
l’isolamento politico e’ totale. Anche Nelson Mandela, icona dell’africa democratica e moderna, ha parlato di tragico fallimento della leadershp dello Zimbabwe.
La condanna al regime di harare arriva dai paesi africani, dalla comunita’ in ternazionale.
Ancora una volta il consiglio di sicurezza dell’onu mostra tutta la sua debolezza non riuscendo a votare una mozione che dichiari illegittimo il voto inZzimbabwe ma si limita ad una generica condanna. Russia, Cina, Sudafrica, Indonesia e Vietnam impediscono il voto unitario.
La Cina ha interessi economici molto forti: tra l’altro fornisce armi a Mugabe. il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha invece fallito la mediazione affidatagli per favorire il dialogo con le forze del dissenso.
il ministro degli esteri Franco Frattini proporra’ ai colleghi dell’unione europea di ritirare i propri ambasciatori dallo Zimbabwe in segno di protesta. Ma forse un elemento di dissuasione potrebbe essere costituito dal fatto che le comunita’ straniere presenti sul posto resterebbero senza rappresentanza diplomatica e potrebbero diventare ostaggio e merce di scambio nelle mani del regime. gli italiani che vivono in Zimbabwe sono un migliaio.
Ora tutto e’ nelle mani dell’unione africana, l’unico organismo riconosciuto da Mugabe e Tsvangirai a condurre le trattive.
La soluzione sembra comunque lontana. Tsvangirai si propone come capo di un governo di unita’ nazionale che dovra’ stilare una nuova costituzione per giungere ad una consultazione elettorale finalmente democratica. A Mugabe spetterebbe solo una funzione onorifica.
difficile che l’eroe dell’indipendenza accetti di uscire in questo modo dalla scena politica. E meno ancora sono convinti di questo finale inglorioso gli alti vertici militari che lo sostengono, timorosi di perdere immunita’ e ricchezze immense accumulati in 28 anni di potere assoluto.
Quella di venerdi’ 27 giugno e’ una brutta pagina anche per la liberta’ di informazione. Nessun giornalista straniero e’ stato ammesso in Zimbabwe per seguire le elezioni. Un giornalista ed un cameraman sudafricani, entrati senza permesso nel paese, sono stati arrestati alla frontiera mentre realizzavano alcune interviste. Rischiano una dura condanna.
Fonte: Articolo21
30 giugno 2008