Egitto, voto: generali e islamisti cantano vittoria
Michele Giorgio - Near Neast News Agency
Viene data per scontata l’affermazione elettorale dei Fratelli musulmani che dopo Tunisia, Marocco (e Libia) e in attesa della Siria aspettano il loro turno. I militari credono di aver imposto la loro volontà su piazza Tahrir.
Era raggiante ieri il premier incaricato Kamal Ganzuri. «Il voto in corso in Egitto è senza precedenti, l’affluenza è andata al di là di ogni aspettativa», ha commentato. Quella di Ganzuri è solo in minina parte la soddisfazione che prova ogni cittadino egiziano per le prime elezioni libere dopo trent’anni dominati dall’ex raìs Mubarak. Perché l’immagine degli egiziani in fila davanti ai seggi elettoriali è anche una rivincita politica che il futuro primo ministro si è preso sugli attivisti di piazza Tahrir che continuano a rifiutare la sua nomina e a chiedere che le forze armate si facciano subito da parte, lasciando il potere ai civili. Dalle strade bagnate dal sangue degli oltre 40 egiziani uccisi da poliziotti e soldati, è venuto in questi ultimi giorni un forte dissenso nei confronti di un voto che si svolge sotto il tallone dei militari e del nuovo governo che si annuncia debole e impreparato. Per Ganzuri e i suoi sponsor militari, l’affluenza massiccia alle urne dice che la maggioranza silenziosa degli egiziani vuole la fine del «caos politico» e crede che il cambiamento avverrà dopo le elezioni.
Così, a meno di sorprese dell’ultima ora, a vedere la luce, tra domani e giovedì, sarà il governo di salvezza nazionale al quale sta lavorando Ganzuri. Rimarrà invece un sogno il governo desiderato da piazza Tahrir, formato da ministri espressione della rivoluzione di gennaio, magari con a capo l’ex direttore dell’Agenzia atomica internazionale, Mohammed ElBaradei, che si dice pronto a rinunciare alla candidatura alla presidenza per un mandato da premier con ampia libertà di movimento. Ganzuri ha anche dato il via libera ad un consiglio consultivo che farà da «cerniera» fra il futuro governo e il paese, includendo forze politiche trasversali, dai laici agli islamisti, e anche l’ex segretario generale della Lega araba Amr Musa, favorito (per ora) nella corsa alla presidenza. Il passo mosso da Amr Mussa, sino ad oggi critico della linea dei militari, è stato un colpo basso per le forze che si battono per un passaggio rapido dei poteri ai civili.
In queste ore trovano il coraggio di uscire allo scoperto anche gli egiziani schierati con la giunta militare e che ammantano di apparente buon senso le loro critiche agli attivisti della rivoluzione. «I ragazzi di piazza Tahrir hanno esagerato. Sono andati troppo in là», commentava ieri la candidata«indipendente» Gamila Ismail, figura politica dell’ opposizione durante Mubarak e ora tifosa, ma senza ostentarlo, del maresciallo Hussein Tantawi, capo dei generali al potere. «Non sono d’accordo con chi continua a protestare – ha aggiunto -. Non si può fare un boicottaggio da soli e poi in parlamento dobbiamo esserci». Anche il popolo di piazza Tahrir è spaccato tra i fautori del boicottaggio delle urne e coloro che con il voto vorrebbero (o sperano) di contenere l’onda islamista che dopo Tunisia, Marocco (e Libia) sta per arrivare anche in Egitto. Nessuno dubita della vittoria dei Fratelli musulmani, anche si sono tenuti a distanza dalla protesta contro i militari. Chi prima votava (spesso sotto minaccia) per Mubarak, ora vota senza costrizioni per i Fratelli musulmani. Liberali e sinistra in parlamento saranno minoranza. Perciò festeggia anche Tantawi che dopo aver autorizzato una repressione durissima contro i manifestanti di Piazza Tahrir, ha ribadito che il Consiglio supremo delle forze armate (Csfa) lascerà il potere nei tempi stabiliti e non subito come vorrebbe la piazza. E per rendere ancora più chiaro come stanno le cose, la giunta militare domenica ha esteso per altri 15 giorni la detenzione del noto blogger Alaa Abdel Fattah, arrestato per aver criticato i generali al potere.
Fonte: NenaNews
29 novembre 2011