Egitto, blogger revolution
Paola Caridi - invisiblearabs.com
Indetto per oggi, 4 maggio, un altro sciopero virtuale. Per gli 80 anni del presidente Mubarak
I motori si stanno scaldando, e notizie tra le più varie si susseguono, alla vigilia dello sciopero più particolare e tecnologicamente avanzato che la storia egiziana ricordi. Domani è il 4 maggio, il presidente Hosni Mubarak – alla guida dell'Egitto dal 1981 – compie 80 anni. Decine di migliaia di egiziani hanno deciso di celebrarlo con uno sciopero generale atipico indetto su Facebook, la piattaforma virtuale che mette insieme gruppi (community, si dice in gergo) di persone, unite da un interesse che le lega, dalla squadra del cuore al divo del momento, alle cause politiche.
Ci avevano già provato il 6 aprile, i giovani egiziani di Facebook, chiedendo alla gente di rimanere a casa per mostrare al regime che non ce la facevano più, non solo per la crisi alimentare, ma per la crisi politica. I testimoni dicono che il 6 aprile il Cairo era stranamente deserta. E così, la giovane generazione virtuale egiziana ci riprova, con più organizzazione di prima. Perché il 6 aprile la miccia era stata l'iniziativa di una ragazza, Esraa Abdel Fattah, che aveva indetto lo sciopero, ed era poi stata arrestata dalla polizia e detenuta per due settimane. Per il 4 maggio, invece, la protesta è meno passiva: il "buon compleanno, Mr. President" comprende – dice l'appello su Facebook – l'astensione dagli acquisti per tre giorni, partendo proprio dal 4 maggio; indossare vestiti neri; appendere ai balconi e alle finestre la bandiera egiziana. Richieste: aumentare i salari e legarli all'inflazione, liberare tutti i detenuti politici.
I gruppi che aderiscono allo sciopero del 4 maggio, solo su Facebook, hanno superato i 100mila aderenti. Sono quelli che la giornalista Mona el Tahawy chiama la Generation Facebook. E il tam tam sembra dare qualche apprensione alle autorità, se sono vere le notizie che circolano, anche sul web. Che, cioè, le autorità vorrebbero chiudere Facebook all'accesso da parte degli utenti egiziani e, ancor più preoccupante, che alla Vodafone Egitto sia stato chiesto di limitare l'accesso agli sms, il 4 maggio, ai soli clienti che hanno depositato i loro dati. Nessun sms anonimo, dunque, che non possa essere "tracciato". L'uso degli sms, soprattutto in queste ultime settimane, è stato fondamentale per aggregare i gruppi e anche per dare le notizie flash, in tempo reale, su quello che stava succedendo, soprattutto agli attivisti.
I Fratelli musulmani, per bocca della guida suprema Mahdi Akef, hanno poi dichiarato di aderire allo sciopero, chiedendo alla base di consenso di non uscire di casa. Eccezion fatta per medici e insegnanti, cui è stato chiesto di recarsi al lavoro per non interrompere i pubblici servizi. La presa di posizione dell'Ikhwan dà conto non solo della riuscita dello sciopero del 6 aprile, ma anche dell'influenza che la giovane generazione dei Fratelli musulmani comincia ad avere. Alcuni dei blogger dell'Ikhwan, infatti, si sono subito complimentati con la guida suprema per la decisione. Il che significa, che alcuni dei blogger islamisti avrebbero anche sfidato l'autorità della generazione dei vecchi, e partecipato comunque allo sciopero. Altri blogger invece, secondo quanto dice oggi il quotidiano indipendente Al Masri al Youm, hanno al contrario attaccato Mahdi Akef e la vecchia generazione per l'adesione allo sciopero, soprattutto perché una decisione del genere fa temere una reazione durissima da parte del regime contro la Fratellanza. La discussione pubblica da parte dei blogger islamisti apre, peraltro, un altro capitolo: quello dell'apertura di un dibattito alla luce del sole, iniziato dai giovani diaristi virtuali, che sta realmente trasformando la politica dentro l'Ikhwan, sinora illeggibile nelle sue divisioni interne.
La fibrillazione, comunque, è evidente. Un esempio tra tutti: il più conosciuto tra i blogger islamisti, Abdel Moneim, è stato fermato ieri all'aeroporto del Cairo e rilasciato dopo poco: gli è stato comunque impedito di lasciare il paese e recarsi in Marocco, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza sulla libertà di stampa. La questione di fondo è che lo sciopero "virtuale" del 4 maggio sta agendo come una sorta di catalizzatore del disagio, del dissenso, della frustrazione in Egitto. Stanno nascendo blog, piccoli gruppi, iniziative poco più che casalinghe che indicano, ognuna, la propria piattaforma per cambiare un paese, l'Egitto, che mostra sempre più la necessità di una transizione democratica molto più profonda. E non essendoci un'agorà reale, viste la legislazione d'emergenza che dura da oltre un quarto di secolo, l'unico sfogo sembra essere l'agorà virtuale. Generazione blog, insomma.
Alla prossima puntata. Dopo lo sciopero.
Fonte: Lettera22.it
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