Ecco i piani anti-Iran del Sismi
Carlo Bonini
Da un Rapporto Usa è emerso che il governo e servizi segreti italiani lavoravano dal 2001 al “piano Iran” per rovesciare il regime di Teheran. Un vero e proprio golpe a cui il Sismi, in cambio di vendite di gas e petrolio, avrebbe partecipato con azioni di intelligence.
Il Sismi partecipò agli incontri del dicembre 2001 tra funzionari del Dipartimento della Difesa americano ed esuli iraniani. Obiettivo delle trattative, che si svolsero in un appartamento romano messo a disposizione proprio dal servizio segreto militare italiano, era provocare un cambio di regime a Teheran. E il Sismi non fu solo spettatore: avrebbe partecipato con azioni di intelligence, in cambio di “vendite di petrolio e di gas” dell’Iran all’Italia in caso di successo. È quanto emerge da uno dei rapporti della commissione bicamerale del Parlamento Usa sulle attività dei servizi. Rapporti che, mettendo a nudo le bugie di Bush e Cheney sulla guerra in Iraq, potrebbero giocare un ruolo cruciale nella campagna elettorale americana.
Con un rapporto di 52 pagine, che chiude un' indagine di quattro anni sulle attività dell' Intelligence americana che hanno preceduto l'invasione dell'Iraq, il "Select Committee on Intelligence", la commissione bicamerale di controllo del Parlamento americano sulle attività dei Servizi Usa, approfondisce e documenta con dettagli inediti e cruciali il solco aperto nel 2005 dalle inchieste di Repubblica sul coinvolgimento, che si scopre ora anche finanziario, del governo Berlusconi e del nostro Servizio militare, il Sismi, allora diretto dal generale Nicolò Pollari, in piani clandestini per il rovesciamento del regime iraniano. Ne illumina la contropartita. Petrolio e gas. La scena è Roma. La data, i giorni che vanno dal 10 al 13 dicembre 2001. Funzionari americani del Dipartimento della Difesa, nell' inconsapevolezza della Cia e della rete diplomatica del Dipartimento di Stato, raggiungono l' Italia per una serie di incontri organizzati con uomini di Teheran dal cittadino americano Michael Ledeen e dall' esiliato iraniano Manucher Ghorbanifar. Ledeen, nella sua lunga ed equivoca frequentazione con l' Italia, è un noto agente di influenza. Un maneggione che vende, compra e manipola intelligence. Di Ghorbanifar, scrive il "Select Committee": «E' amico di vecchia data di Ledeen. Ha preso parte allo scandalo Iran-Contra nel 1986 e, già nel 1984, la Cia ha diramato una nota con cui lo definisce falsario e fonte inattendibile, avvertendo che «ogni ulteriore contatto con tale soggetto o con suo fratello Alì, dovranno essere segnalati ma non presi in alcuna considerazione». Al tempo dello scandalo Iran-Contra, Ledeen è stato consulente del National Security Council e ha svolto un ruolo nello scambio di armi». L' incontro ha la benedizione del governo Berlusconi e il supporto logistico del Sismi. Leggiamo.
IL MINISTRO MARTINO «Secondo quanto lui stesso riferisce, Ledeen, ricevuto il via libera agli incontri dal Dipartimento della Difesa, ha preso contatto con un esponente del governo italiano, da lui descritto come un vecchio amico (si tratta dell' allora ministro della difesa Antonio Martino ndr.), informandolo del contesto dell' operazione. Ledeen aggiunge che il governo straniero (il governo italiano ndr.) predispone le necessarie misure per accogliere gli iraniani, mette a disposizione un luogo sicuro e fornisce un interprete a tempo pieno che segua gli incontri. Non è chiaro fino a che punto il vertice del Dipartimento della Difesa (Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz, Douglas Feith ndr.) sia all' epoca al corrente del coinvolgimento del governo straniero (il governo italiano ndr.). Rhode ritiene che lo sia. Franklin ricorda di averlo appreso a Roma, nel primo giorno di incontri. Un appunto del febbraio 2004, dell' ufficio del Segretario alla Difesa documenta tale consapevolezza, ma non la colloca nel tempo».
I PARTECIPANTI «Gli incontri hanno luogo in un appartamento di Roma, in tre diverse sessioni. Dal 10 al 13 dicembre 2001. Sono presenti Larry Franklin, funzionario dell' ufficio dell' assistente del Segretario della Difesa, Harold Rhode, dell' ufficio "Net assessments", Michael Ledeen, Manucher Ghorbanifar, l' iraniano numero 1 omissis, un esiliato che vive in Marocco, l' iraniano numero 2 omissis, un ufficiale della Guardia rivoluzionaria e un non identificato civile del omissis (Sismi ndr.), che ha provveduto a mettere a disposizione la struttura e a fornire supporto logistico. (…) A sentire Ledeen, l' iraniano numero 1, omissis, è un ex guardiano della rivoluzione che, dopo essere stato accusato di tradimento e aver sofferto un anno di torture, è riuscito a fuggire dal Paese. Sempre secondo Ledeen, l' iraniano numero 2, omissis, è "un alto ufficiale dell' intelligence di Teheran". I tentativi del Select Committee di trovare conferma a queste informazioni attraverso la Cia sono stati complicati da diversi fattori. Il primo iraniano aveva un nome comune di cui esistono diversi spelling. Il secondo, era conosciuto come un "venditore ambulante di intelligence"».
L'AGENDA DEI COLLOQUI Di che devono parlare gli uomini arrivati a Roma? Esiste un "issue" ufficiale, trattato durante le riunioni. Questo. «Durante gli incontri di Roma, Rhode prende contemporaneamente appunti su un taccuino e sul suo pc portatile. Il Committee, presa visione degli appunti scritti, può concludere che gli argomenti trattati durante le riunioni sono stati i seguenti:
* Esistenza di squadre speciali di attacco iraniane contro obiettivi e personale americano in Afghanistan
* Relazioni tra Iran e Olp
* Esistenza di un sistema di tunnel sotterranei in Iran per lo stoccaggio di armi e l' esfiltrazione dei leader del regime
* La percezione dell' Iran della capacità di presa di Saddam sull' Iraq
* L' aumento del sentimento antiregime in Iran
* L' atteggiamento del regime verso gli Usa
* Le rivalità tra le diverse agenzie di intelligence iraniane.
«Notizie che servono a salvare vite americane», come dirà Rumsfeld, tempo dopo. Ma che Franklin, interrogato dal Committee, fatica a confermare: «Oggi non posso essere certo che quelle notizie siano state davvero utili». Il generale Pollari, interpellato a suo tempo da "Repubblica" sul contenuto degli incontri, propone la stessa innocua versione. Minimizza: «Non sono nato ieri. Quando il ministro (Martino ndr.), mi dice di provvedere, mi incuriosii. E' il mio mestiere. Al meeting che si è tenuto in un appartamento coperto di piazza di Spagna, ho mandato un paio dei miei uomini. L' interprete dal Farsi era mio. Volevo sapere cosa bolliva in pentola. Cosa stavano preparando. Sì, c' erano carte dell' Iran sul tavolo…». Pollari non dice il vero. Perché ecco cosa scopre il "Committee". L' AGENDA SEGRETA «Mentre sono a Roma, Franklin e Rhode vengono coinvolti in discussioni che vanno al di là della semplice acquisizione di informazioni dalle fonti iraniane. Franklin ricorda che Ghorbanifar ha in realtà in cima alla sua agenda un cambio di regime in Iran. Una sera, a Roma, durante un colloquio in un bar, Ghorbanifar gli espone il suo piano scrivendone su un tovagliolo di carta. Il piano prevede il collasso del traffico cittadino a Teheran, attraverso una serie di blocchi stradali dei nodi periferici di accesso alla città e altre azioni distruttive in grado di creare ansia nella popolazione. Per l' operazione, Ghorbanifar chiede 5 milioni di dollari e aggiunge che, se la cosa dovesse funzionare, altro denaro servirà successivamente. I ricordi di Franklin sono confermati da Rhode e da Ledeen». Il piano di Ghorbanifar è noto al Sismi e al governo Berlusconi. Che offrono piena disponibilità. Leggiamo ancora.
IL COINVOLGIMENTO DI ROMA «A Washington, la richiesta di fondi da parte di Ghorbanifar e il coinvolgimento nel piano di rovesciamento del regime di Theran da parte del governo straniero (il governo italiano ndr.) non viene, né verrà mai compresa fino in fondo. Quando, all' inizio del 2002, il Dipartimento della Difesa comincia a ricevere richieste sul punto, vengono redatti una serie di testi riassuntivi degli incontri di Roma. Una sinossi preparata a metà febbraio 2002, sulla base degli input ricevuti da Franklin, documenta che Ledeen e Ghorbanifar hanno messo al corrente «del sostegno e del finanziamento del governo straniero (il governo italiano ndr.) attraverso omissis società multinazionali estere. Il rapporto prosegue indicando che i costi ammonterebbero a milioni di dollari per coprire le spese di "esfiltrazione e rientro di numerose fonti, acquisto di visti, e loro eventuale sistemazione all' estero». Una versione successiva di questo stesso rapporto, datata 12 febbraio 2002, fa riferimento a futuri contratti che «assicureranno vendite di petrolio e di gas nell' ipotesi di un cambio di regime». Un' ulteriore memo del luglio 2002, fa riferimento ad «accordi per affari multimilionari che il omissis del governo straniero (il Sismi ndr.) ha messo in piedi per due degli interlocutori iraniani».
25 MILIONI DI DOLLARI Apparentemente, nessuno a Washington approfondisce fin dove il governo Berlusconi vuole essere o è già della partita iraniana. «Nonostante la descrizione cangiante del coinvolgimento straniero (italiano ndr.), non vi fu nessun tentativo del Dipartimento della Difesa o di altro soggetto o entità del governo americano di verificare le reali intenzioni del governo straniero (il governo italiano ndr.) nel suo rapportarsi con gli iraniani o con lo stesso Ghorbanifar». Ufficialmente «il piano di regime change di Ghorbanifar non ha seguiti». Ma, altrettanto ufficialmente, il trafficante iraniano, già nel febbraio 2002, dalla richiesta iniziale di 5 milioni di dollari è già arrivato a 25. «A sentire lui – si legge in una nota del Dipartimento della Difesa che annota la cifra – il mondo intero è della partita…».
Fonte: Repubblica
07 giugno 2008