È ufficiale: il dittatore sanguinario Gheddafi, non è più amico dell’Italia e dei Tg
Osservatorio Tg
Gheddafi continua a bombardare e ad uccidere il suo popolo, ma non imbarazza più i nostri Tg che oramai, sono già al “dopo”. Il Raìs libico, è solo il fantasma dell’amico dell’Italia, dell’ospite d’onore a Piazza di Siena di pochi mesi fa. Gheddafi fa parte del passato.
Gheddafi continua a bombardare e ad uccidere il suo popolo, ma non imbarazza più i nostri Tg che oramai, sono già al “dopo”. Il Raìs libico, è solo il fantasma dell’amico dell’Italia, dell’ospite d’onore a Piazza di Siena di pochi mesi fa. Gheddafi fa parte del passato. Benevolmente, TG 5 fa ascoltare Berlusconi che dichiara che i buoni rapporti con i dittatori sono stati una scelta obbligata per garantire l’approvvigionamento energetico del Paese. Tg 1 recupera una intervista di Minoli a Gheddafi del 2004 , l’anno della sua uscita dal novero dei paesi-canaglia, con Prodi come traghettatore. Ancora una volta sono il Tg 3 ed il TG La 7 che tornano sugli ultimi anni e sui recenti atteggiamenti del Governo Berlusconi. Per la testata diretta da Bianca Berlinguer l’ospite è Emma Bonino, che lancia fendenti trasversali sul trattato di amicizia italo-libico e che ne ha anche per il Pd. Mentana fa notare come Berlusconi apprezza il vento di democrazia e si lancia contro le repressioni, ma non attacca direttamente il dittatore. Tutti e due riprendono le manifestazioni dei cittadini libici in Italia ed in Europa. Notizia film pure per il Tg2. In secondo piano per tutti i TG l’accademico intervento di Frattini alla Camera. Emilio Fede, che ieri si era lanciato in un mezzo panegirico del capo della rivoluzione libica, stasera glissa. Intanto Maroni, ripreso da TG La 7 e Tg 2, dà i numeri; così il flusso migratorio potenziale sale ad un milione e mezzo, mentre nei titoli del TG 5 “rimane” ai trecentomila paventati in Aula da Frattini. Il Tg 2 ospita D’Alema che chiama all’azione la comunità internazionale. Va dato atto che il Tg 3 ed il TG 2 hanno avuto la sensibilità di mandare inviati , al confine con l’Egitto ed in Cirenaica. In sintesi una offerta informativa che per molti Tg autoassolve il nostro Paese per il passato, ed ancora una volta guarda a Maghreb “pro domo sua”, ovvero con le lenti dei rischi potenziali che potremmo correre. Nel commento abbiamo voluto volare un po’ più in alto, parlando con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, autrice di dure prese di posizione verso l’Onu, l’Europa e l’Italia, che nessuno ha ripreso.
Per risollevare l’animo agli italiani e per distoglierli dal bagno di sangue del ex amico Gheddafi tutti i Tg si lanciano poi sul secondo round della vicenda Avetrana; Studio Aperto gli dedica l’apertura. Tg 5 cinque servizi in rapida successione; Tg 2, tre; il Tg 3 uno solo, mentre Tg La 7 non se ne occupa. Giusto così, visto che ad ottobre scorso il caso Sarah Scazzi aveva fatto ottimi ascolti.
Il Commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
(Intervista di Mariella Magazù)
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Sul sito della vostra organizzazione una campagna precisa: chiedete un impegno immediato alle Nazioni Unite, ma anche alla Lega Araba, per fare pressioni sul governo Gheddafi. È stato fatto troppo poco finora?
“Non c’è dubbio che sia stato fatto troppo poco ed in alcuni casi, quel poco, è stato fatto tardi. Amnesty International crede che una misura immediata ed efficace possa essere quella dell’invio sul posto di una missione altamente qualificata, tanto del Consiglio di Sicurezza quando della Lega Araba, che possa anche effettuare indagini con possibile deferimento alla Corte Penale Internazionale ed una possibile incriminazione per crimini di guerra – e forse anche altro- dei responsabili di questo massacro. Una presenza fisica, non soltanto con testi di risoluzione o altro, potrebbe avere un qualche effetto deterrente nei confronti del massacro che è in corso”.
Perché come in altre situazioni gravi -penso ad esempio ai Balcani – non si è ritenuto da parte del Consiglio dell’Onu, dal vostro punto di vista, all’invio dei caschi blu?
“Perché ci si è lasciati abbastanza sorprendere, non soltanto da quello che accadeva in Libia ma anche altrove. C’è stato molto disinteresse nei confronti dei sommovimenti, che pure c’erano, in particolare nei paesi del Maghreb; si tenta fino all’ultimo di preservare, anche oltre ogni immaginazione, il desiderio di uno stato quo che oggi è assolutamente impossibile. Si è visto come è crollato, nel giro di poco tempo, in Tunisia ed in Egitto. In Libia sta accadendo la stessa cosa, ma con un bilancio, purtroppo, che è incommensurabilmente più elevato”.
Ha fatto in qualche modo da deterrente, relativamente a prese di posizione nette che non ci sono state nell’immediato, il potere economico – più che della Libia – di Gheddafi, rispetto all’occidente?
“Non c’è dubbio. Gheddafi, per una sua intuizione e capacità politica ha cambiato negli anni novanta ed in questo decennio, atteggiamento su una serie di questioni; ma è stato riabilitato senza chiedergli conto di violazioni di diritti umani gravi e spaventose avvenute durante i suoi quarant’anni di potere. Ed oggi ci troviamo in una situazione in cui, questa persona e quel governo, sono diventati partner strategici di qualcosa che chiama in causa violazioni di diritti umani: ovvero il controllo dei flussi migranti. Lo stiamo vedendo anche in questi giorni come i migranti , in alcuni casi respinti dall’Italia, o che comunque si trovano il Libia per cercare di attraversare il mediterraneo vengano uccisi perché accusati, ridicolmente, di essere dei mercenari quando sono solo persone che vorrebbero stare in tutti i posti meno che in Libia e altro hanno da pensare, piuttosto che ammazzare dei cittadini libici. Però succede anche questo. Gheddafi ha utilizzato la vita e la sofferenza di migliaia e migliaia di persone, di migranti, come arma di ricatto per chiedere un prezzo sempre più alto all’occidente. Gli è stato permesso di fare tutto questo ed ecco come le conseguenze …”
A proposito di migranti e di flussi migratori. L’Italia, con Lampedusa, sta già fronteggiando gli arrivi dalla Tunisia. Naturalmente se ne prevedono dalla Libia. Il ministro Frattini è preoccupatissimo proprio su questo capitolo. Ma può restare solo questa la preoccupazione primaria dell’Italia, che ancora non ha fatto decadere il trattato di amicizia italo-libico?
“Intanto Amnesty International ha chiesto ieri al presidente Berlusconi ed ai ministri Frattini e Maroni di sospendere immediatamente ogni operazione congiunta di pattugliamento riguardo al controllo di flussi di migranti. Questo è indispensabile oggi …”
Che risposta avete avuto?
“Al momento, nessuna. Tantomeno oggi la Libia non è un paese con il quale si possa cooperare per questioni riguardanti i diritti umani. Non è un paese nel quale possano essere respinte persone. Devo anche aggiungere due cose. La prima è che mi sembra abbastanza avvilente che la richiesta di democrazia e diritti, di riforme, di fine della corruzione, di fine della povertà in tanti paesi del Maghreb, venga vista dall’altra parte del Mediterraneo solo con lo spavento del chiedersi “quanti ne arriveranno?”. E questa non è una politica efficace. La seconda cosa che è possibile, è successo già in passato dall’Albania ai Balcani, che in situazioni di crisi politica si aprano delle vie di fuga e le persone scappino da quella crisi e da tante altre cose. Sono situazioni complesse e c’è un obbligo, un onere e – direi – un dovere, di uno Stato che rispetta i diritti umani di farsi carico -insieme all’Unione Europea- di ricevere queste persone, anche se saranno tante e di rispettare le norme internazionali in materia di diritto d’asilo: che prevedono che chi ha titolo a ricevere protezione internazionale la riceva. Da ultimo devo dire che non aiutano espressioni quali “esodo biblico”, o altro, per cercare di mantenere un po’ la calma ed il controllo della situazione. Anche affermazioni fatte in relazione alla Tunisia, su indimostrabili equazioni tra immigrazione e criminalità, contribuiscono a creare un clima d’allarme e di xenofobia”.
Fonte: Articolo21
23 febbraio 2011