E ora via dall’Europa le atomiche tattiche
Marina Forti
Intervista a Hans Blix: lo Start 2 “E’ un ottimo inizio”, ma oggi le armi della guerra fredda non servono più.
È imminente la firma di un nuovo trattato tra Stati Uniti e Russia sulla “riduzione strategica delle armi nucleari”? Così sembra, e per Hans Blix “ è un importante passo avanti”. Anche se “ molte questioni restano aperte, per quanto riguarda il disarmo”, ci ha detto ieri a Roma.
Hans Blix ha ottime credenziali per parlare di disarmo: tra il 1981 e il ’97 è stato il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea),l’ente dell’Onu sulla sicurezza nucleare; nel 2000 l’allora segretario generale Onu Kofi Annan l’ha chiamato a presiedere la Commissione di controllo, verifica e ispezione delle Nazioni unite (Unmovic). Così tra il 2002 e il 2003 Blix ha presieduto le ispezioni nell’Iraq di Saddam Hussein, alla ricerca d “ armi di distruzione di massa” che non c’erano.
Oggi libero da incarichi ufficiali (“sono andato in pensione tre volte e non ho intenzione di rifarlo: sono il privato cittadino Blix”, scherza: private in inglese significa soldato semplice), il diplomatico svedese resta un attivo sostenitore del disarmo nucleare. L’abbiamo incontrato ieri alla Camera dei deputati, a Roma, poco prima di una conferenza promossa dalla rete dei “ parlamentari per la non proliferazione nucleare “, presieduta dalla deputata Pd Federica Mogherini. Che ha un merito: avere rotto il silenzio , in Italia, sulla recente proposta di 5 governi europei (tra cui Berlino), che con una lettera ufficiale alla Nato sollevano il problema delle armi nucleari tattiche in territorio europeo – ovvero quelle americane, dispiegate in Italia e Germania: una eredità della Guerra fredda che non ha più ragione d’essere . “Eliminare quelle armi, anche in modo unilaterale, sarebbe una grande spinta alla distensione” ha sostenuto Blix.
Torniamo al trattato russo americano, il nuovo Start. “ E’ un trattato importante. Lo Start 1 aveva posto dei limiti al numero di testate nucleari e di vettori detenute dalle due superpotenze; il nuovo trattato ridurrà quel numero in modo non enorme ma comunque significativo. Non dimentichiamo che nel mondo ci sono ancora circa 23mila testate atomiche, a vent’anni di distanza dalla fine della Guerra fredda. Il trattato Start 2 certo non basta, ma è ciò che oggi è fattibile. E’ chiaro che il processo di distensione deve andare avanti per arrivare a ridurre seriamente il numero di armi atomiche nel mondo” .
Eppure questo trattato potrebbe trovare difficoltà presso il senato degli Stati uniti.
Già, abbiamo sentito il senatore John Mc-Cain dichiarare che non ci sarà cooperazione su nulla. Ma il senato americano deve anche considerare i vantaggi per gli Stati uniti: il trattato permetterà agli Usa di ispezionare importanti installazioni militari in Russia… E poi, mantenere tutte quelle armi nucleari costa, sarebbe un bel risparmio poterle ridurre.
Dunque lei vede con favore l’annuncio che questo accordo Start 2 è imminente.
Chiunque voglia il disarmo dovrebbe rallegrarsene. Il mondo spende 1,400 miliardi di dollari l’anno in armamenti, e gli Usa spendono il 45 percento di questa cifra. Sarebbe di gran lunga meglio spenderla in sanità, istruzione. Credo però che sia necessario andare ben oltre questo trattato. E’ necessario che gli Stati uniti, la Russia, e i numerosi altri attori mettano in campo una politica estera che porti alla distensione, senza questa non ci sarà disarmo.
Intanto cresce la tensione rispetto all’Iran, si parla di sanzioni ma anche di attacchi militari…
Credo che i discorsi di guerra siano inopportuni. Non vedo come il Consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe autorizzare l’uso della forza militare contro Teheran, né vedo altri paesi europei, la Gran Bretagna o altri, pronti a sostenerlo. E’ chiaro che la via da percorrere è la diplomazia, anzi credo che qui le vie diplomatiche non siano esaurite. Ad esempio non è mai entrata nei colloqui la questione della sicurezza, o delle relazioni diplomatiche. In passato gli europei hanno offerto all’Iran molte cose,- investimenti, facilitare le relazioni commerciali, magari l’ingresso delle nell’Organizzazione mondiale del commercio, sostenere il suo programma nucleare civile- perché è solo l’arricchimento dell’uranio che preoccupa. Ma non mi risulta che abbiano mai sollevato la questione della sicurezza: assicurare all’Iran che non subirà attacchi esterni. Riaprire le relazioni diplomatiche, da parte degli Stati uniti. Tutto questo deve essere messo sul tavolo.
A suo parere, che minaccia rappresenta davvero l’Iran per la sicurezza?
L’Iran non ha una storia di politica aggressiva o di espansione. Saddam Hussein sì, l’aveva, ma non l’Iran. In passato Teheran ha spinto per esportare la sua rivoluzione religiosa, ma credo che questa fase sia passata. Certo che dichiarazioni come quelle del presidente Ahmadi Nejad su Israele sono motivo di allarme. Credo che sia meglio se si convince l’Iran a non perseguire il suo programma di arricchimento dell’uranio: è vero che il trattato di non proliferazione nucleare non lo vieta, ma è altrettanto vero che una certa segretezza mantenuta dall’Iran in passato sulle attività ha creato un certo clima di sospetto e il timore che Teheran abbia intenzione di procurarsi armi atomiche. Non so se sia davvero loro intenzione, ma capisco i timori e credo che sarebbe più sicuro se nessuno in medio oriente avesse né programmi di arricchimento, né armi atomiche.
Lei dice “nessuno in Medio oriente”. Nella regione però c’è un paese che le armi atomiche le ha davvero.
Certo. La soluzione migliore –ma so che per il momento è solo un sogno- istituire in medio oriente una zona libera da armi nucleari, e questo obbligherebbe Israele a rinunciare alle sue. Meglio ancora andare oltre: una zona libera da armi atomiche e da attività di attività di arricchimento dell’uranio, che imporrebbe anche all’Iran di bloccare il suo programma. Certo, questo implicherebbe la necessità di accordi per garantire all’Iran di forniture di combustibile atomico per le centrali civili. Ma ripeto, tutto questo è al di là da venire. Prima, da subito, molto si può fare per vie diplomatiche. La questione centrale è la sicurezza. L’Iran ha ragioni di sicurezza per volere le armi atomiche? Penso di no: non credo che oggi sia minacciata dal Pakistan, l’Afghanistan o l’Iraq- in passato si sentiva minacciata da Baghdad, con ragione, ma non oggi. Neppure Israele minaccia davvero l’Iran, se non avrà arricchimento dell’uranio. L’Iran non deve temere per la sua sicurezza. Ma i timori restano, sono legittimi, e credo che potranno essere risolti solo mettendo nel quadro anche le armi atomiche.
Lei fa appello alla diplomazia. Nel caso dell’Iraq questa non ha evitato la guerra.
In Iraq noi avevamo un mandato, verificare se c’erano o meno armi di distruzione di massa. E’ un vero peccato che né Washington, né Londra abbiano voluto ascoltare gli ispettori. Hanno ascoltato solo i loro servizi di intelligence, ma le loro informazioni erano sbagliate. Noi no potevamo dare garanzie assolute, perché vere prove erano difficili. Ma i fatti sono che abbiamo condotto 700 ispezioni in 500 siti diversi, e riferito che le armi di distruzione di massa no c’erano. Abbaiamo ispezionato i siti segnalati dai loro servizi segreti, senza trovare nulla. Dovevano ammettere che la loro intelligence era sbagliata, ma non hanno voluto.
Sette anni dopo l’invasione in Iraq come si sente
Penso che sia accaduta una tragedia. L’unica cosa è che Saddam Hussein, un dittatore brutale, non è più al potere. Per il resto, nulla di ciò che allora auspicavano i fautori dell’invasione si è realizzato. Volevano liberarsi delle armi di distruzione di massa, e non c’erano. Al Qaeda? Non c’era, ma è arrivata in seguito all’invasione. Parlavano di democrazia, ma restano enormi problemi anche se si vede qualche segno di miglioramento. Dicevano che avrebbero rafforzato la posizione di Israele, e neppure questo è vero. E’ stata una tragedia, un grande fallimento.
Fonte: il Manifesto
26 marzo 2010