E’ ora di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo
Floriana Lenti
Guantanamo Bay è da anni diventato un simbolo delle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore". Domani a Roma per chiedere che il centro di detenzione venga chiuso.
Domani, venerdì 11 gennaio alle 11, proprio in occasione dell'anniversario dell'apertura del centro di detenzione di Guantanamo Bay, Amnesty International chiede nuovamente che il centro di detenzione venga chiuso e i detenuti sottoposti a un processo regolare o rilasciati.
L'appuntamento è all'Ambasciata Usa di Roma, in via Veneto. La mobilitazione
internazionale vede anche la partecipazione di tanti attivisti per i diritti umani e sostenitori delle richieste di Amesty. Non mancano le adesionei di parlamentari di
tutto il mondo (oltre 1000) che hanno aderito all'appello di Amnesty International
rivolto al governo USA per mettere fine alle detenzioni illegali.
Sono prevalentemente prigionieri della guerra dell'Afghanistan i detenuti a Guantanamo. Le loro celle si riducono ad essere vere e proprie gabbie per animali misurano due metri per due e si trovano praticamente all'aria aperta. Le intemperie possono spesso portare alla morte dei prigionieri.
Ci sono 160 celle, una baracca per la polizia militare che li guarda (non essendoci muri intorno alle celle), quattro torri di controllo, una piccola infermeria da campo, circa 30 latrine portatili e due recinzioni attorno a tutto il perimetro. La sera, vengono accese 16 potenti fasci di luce che non sono spenti per tutta la notte.
Di seguito il comunicato stampa di Amnesty international che chiede: “Chiudere Guantánamo, ora!”.
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Il comunicato dell'iniziativa:
Venerdì 11 gennaio ricorrerà il sesto anniversario dell’apertura di uno dei centri di detenzione più tristemente famosi del mondo, diventato il simbolo delle violazioni dei diritti umani nel contesto della “guerra al terrore”: Guantánamo Bay.
L’impegno di Amnesty International, negli ultimi cinque anni, ha ottenuto risultati importanti: centinaia di prigionieri rilasciati, prese di posizione dei principali organismi internazionali, di leader politici e di molti governi per la chiusura del centro di detenzione. All’interno della stessa amministrazione Usa e nella campagna elettorale per le presidenziali, il tema sta acquisendo grande importanza.
Tutto questo, tuttavia, non basta: Amnesty International proseguirà la sua campagna “Chiudere Guántanamo, ora!” fino a quando il centro di detenzione non verrà chiuso e i prigionieri non verranno sottoposti a un processo regolare oppure rilasciati, per porre fine a queste e a tutte le altre detenzioni illegali nel contesto della “guerra al terrore”.
Con questi obiettivi, venerdì 11 Amnesty International organizza una manifestazione di fronte all’Ambasciata Usa di Roma, in via Veneto, con inizio alle ore 11. Altre iniziative si svolgeranno in altre città, tra cui Ancona, Bologna, Firenze, Foggia, Milano, Palermo e Sassari.
Fatti e cifre su Guantánamo
Nei primi cinque anni di attività, a Guantánamo sono stati trasferiti 780 prigionieri, catturati in oltre 10 paesi diversi. Un’analisi condotta sui casi di circa 500 detenuti ha mostrato che soltanto il 5% di loro è stato preso direttamente dalle forze statunitensi; l’85% è stato catturato dalle forze dell’Alleanza del Nord in Pakistan e in Afghanistan e trasferito sotto custodia statunitense, spesso in cambio di qualche migliaio di dollari.
Alla fine del dicembre 2007, a fronte di circa 500 rilasci, 277 detenuti di 30 diverse nazionalità si trovavano ancora a Guantánamo senza accusa né processo.
Circa l’80% di questi prigionieri sono stati detenuti in isolamento nei Campi 5, 6 e nel Campo Echo. Il Campo 6, di più recente costruzione, è designato per ospitare 178 detenuti ed è l’area in cui le condizioni di detenzione sono più dure. I detenuti rimangono in isolamento per almeno 22 ore al giorno in celle individuali prive di finestre. Almeno quattro detenuti si sarebbero suicidati. Molti altri avrebbero tentato di togliersi la vita.
Soltanto uno dei detenuti di Guantánamo è stato condannato dalle commissioni militari. Nel marzo 2007 David Hicks, cittadino australiano, si è dichiarato colpevole di sostegno al terrorismo nell’ambito di un patteggiamento che prevedeva la fine della sua reclusione in custodia statunitense, già durata cinque anni, e il rientro in Australia, dove sta scontando altri nove mesi di detenzione. Nel novembre 2007, tre detenuti sono stati incriminati per essere processati dalle commissioni militari.
La campagna “Chiudere Guantánamo, ora!” on line
Sul sito www.amnesty.it sarà possibile sottoscrivere l’appello di Amnesty International per sollecitare le autorità statunitensi a chiudere il centro di detenzione e porre fine alle detenzioni illegali nel contesto della “guerra al terrore”. Da venerdì 11 sarà inoltre on line il sito www.chiudereguantanamo.it, contenente testimonianze sulle condizioni nel centro e approfondimenti sulla sorte degli ex prigionieri, sulla situazione dei detenuti “autorizzati per il rilascio” ma ancora bloccati a Guantánamo e sul conflitto tra l’amministrazione Bush e la Corte suprema federale Usa. Attraverso questo sito sarà possibile anche inviare messaggi di solidarietà a Sami al Hajj, giornalista della televisione al Jazeera, detenuto a Guantánamo dal 2002.
Roma, 8 gennaio 2008
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
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