Due giornalisti uccisi a distanza di pochi giorni
Masha Kolobok
Nel Caucaso repressa la libertà di stampa. Alishaev e Yevloev, da anni oppositori della politica filo-russa in Ingushetia, sono stati brutalmente aggrediti. I due reporter sono poi morti a distanza di 48 ore.
Due giornalisti sono stati uccisi nel Caucaso a distanza di pochi giorni. Abdullah Alishaev lavorava per la televisione islamica. E' stato aggredito da un gruppo di uomini non identificati. Ferito alla spalla e alla testa, Alishaev è morto durante l'intervento chirurgico. E' successo in Daghestan. 48 ore prima nella vicina Ingushetia ha perso la vita Magomed Yevloev, noto oppositore e fondatore del sito dissidente www.ingushetia.ru . Molti paragonano Yevloev ad Anna Politkovskaja.
Da anni il coraggioso giornalista si opponeva alla politica del presidente filo-russo dell'Ingushetia Zjasikov. Yevloev è stato prelevato da alcuni poliziotti per essere interrogato nell'ambito di un'inchiesta. Secondo la versione ufficiale del ministero degli interni, l'uomo avrebbe provocato una collutazione con gli agenti e sarebbe stato ucciso da una raffica di kalasnikov partita accidentalmente. Ma l'opposizione non ci sta. Ieri duecento persone sono scese in piazza nella città di Nazran per chiedere di far luce sulla morte di Yvloev. Un gruppo di oppositori ha deciso inoltre di inviare un'appello al G8 per chiedere l'indipendenza dell'Ingusetia dalla Federazione russa. La manifestazione è stata dispersa dai reparti speciali. Il Caucaso si conferma dunque come uno dei posti più pericolosi del mondo per fare informazione. Omicidi, sequestri, persecuzioni, è questa la realtà in cui lavorano da anni i colleghi. Ma dopo il conflitto russo-georgiano la situazione è precipitata. Esisterebbe un piano dei servizi segreti e delle strutture di sicurezza per far tacere i giornalisti che si occupano delle violazioni dei diritti umani nel Caucaso. Lo scrive "Novaja gazeta", il giornale di Anna Politkovskaja, uccisa due anni fa a Mosca. E il sito www.kavkazcenter.com raccoglie le denunce dei giornalisti che hanno subito aggressioni e vessazioni da parte della polizia e dei servizi segreti che setacciano il web per individuare gli articoli che criticano la politica del Cremlino nel Caucaso. Ecco il racconto del collega D. che scrive per un sito web di Mosca: "Il 20 agosto stavo tornando a casa. Un uomo mi ha seguito mi ha spinto contro il muro. Perché scrivi le bugie contro i russi? Odi la tua Patria? Devi amare la Russia! Noi sappiamo tutto e farai il bravo! Quello che è successo dopo D. non lo ricorda. Si è trovato sul letto di un ospedale. Diagnosi, commozione cerebrale. Il sito è pieno di testimonanze terribili.
Di Masha Kolobok
Fonte: Articolo21
04 settembre 2008