Doppia ipocrisia: le armi all’Arabia Saudita e la 185
Roberto Persia
Alla luce delle ultime notizie sul blocco dell’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi e la partecipazione dell’ex Premier Renzi alla conferenza a Riyadh del Future investment initiative (Fii) pubblichiamo questo editoriale di Roberto Persia, autore insieme a Flavia Grossi e Madi Ferrucci dell’inchiesta Doppia Ipocrisia, vincitrice nella categoria video del nostro Premio. L’inchiesta aveva svelato il commercio d’armi tra l’azienda sarda RWM produttrice di bombe MK e l’Arabia Saudita, usate poi per bombardare i civili in Yemen.
Renzi vola dai sauditi, ma le armi restano in Italia
Il governo italiano, il 20 gennaio 2021, ha bloccato l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Il provvedimento entra finalmente in vigore trent’anni dopo l’entrata in vigore della legge 185/1990, che vietava l’export di armi verso paesi che non rispettano i diritti umani e in stato di conflitto armato. Nonostante questa legge dall’Italia hanno continuato a partire rotte di armi destinate a raggiungere teatri di guerra.
Con questa decisione sono state revocate almeno 6 diverse autorizzazioni, già sospese nel luglio 2019. Una di queste era la licenza MAE 45560 del 2016, risalente al governo Renzi, con cui venivano concesse all’Arabia Saudita quasi oltre 12.700 bombe aeree MK dal valore di oltre 411 milioni di euro.
La decisione è arrivata proprio mentre il senatore Matteo Renzi si trovava in Arabia Saudita, in qualità di relatore di una conferenza del FII Institute (Future Investment Initiative Institute), l’ente di cui l’ex premier fa parte come membro del board. Mentre in Italia si consumava una crisi politica che lui stesso aveva contribuito a creare, Renzi era ospitato per commentare il ‘rinascimento’ saudita del principe ereditario Mohammed Bin Salman.
Non è la prima volta che Renzi partecipa a conferenze in giro per il mondo, e in particolare nei paesi destinatari delle armi bloccate la scorsa settimana. Nel 2019, in occasione dell’esclusivo evento Salt (Skybridge Alternatives), era stato ad Abu Dhabi per la conferenza organizzata da Anthony Scaramucci, quella volta il gettone fu di 33 mila euro, il pagamento venne segnalato dall’antiriciclaggio per triangolazioni sospette, i soldi prima di arrivare a Renzi sono passati da una piccola società di Portici.
A dimostrazione dello stretto legame tra Renzi e gli Emirati ci sono gli incontri tra il senatore di Italia Viva e rappresentanti del governo emiratino: tra il 2014 e il 2019 almeno 6, neanche l’amico Obama è arrivato a tanto. Con l’Arabia Saudita poi, il governo guidato da Renzi, ha registrato il record della più grande commessa di armi della storia della Repubblica: la licenza concessa dal suo governo alla coalizione saudita valeva 411 milioni di euro. Quelle armi sono state impiegate in Yemen, su case, scuole, ospedali e hanno contribuito a creare quella che secondo le Nazioni Unite la più grande crisi umanitaria del mondo.
Doppia Ipocrisia: la legge 185 e la vendita di armi all’Arabia Saudita
La produzione delle bombe di aereo contenuto nel contratto spettava alla RWM di Domusnovas, in Sardegna. Come ricostruito dalla inchiesta vincitrice del Premio Morrione 2018, Doppia Ipocrisia, la RWM attraverso le sue filiali all’estero esporta armi in Arabia Saudita, eludendo la legislazione nazionale. Questa rotta commerciale vedeva anche la complicità di aziende anglo-americane: documenti riservati dimostrano la loro mediazione negli accordi diretti tra il governo italiano e quello saudita.
L’esportazione di bombe da parte di RWM violava la legislazione italiana, in particolare la legge 185 del 1990 art.1 comma 6, che vieta il commercio di armi verso paesi in stato di conflitto i cui governi sono responsabili di violazioni dei diritti umani. Nel caso dell’Arabia Saudita queste violazioni sono state accertate dall’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani in un report del 2016, e più volte il Parlamento europeo ha votato l’interruzione dell’esportazione di armi verso questo paese.
In “Doppia ipocrisia” la Ministra Pinotti affermava che tutte le esportazioni tra Italia e Arabia Saudita venivano fatte seconda norma di legge; il sottosegretario agli esteri Manlio di Stefano, invece, sosteneva che c’era bisogno di una modifica della legge 185 del 1990, solo così sarebbe stato possibile fermare il traffico di armi. Si sbagliava, come allora cercavano di fargli notare le associazioni che da anni si impegnano contro il mercato delle armi italiano.
Nel 2019 l’Italia ha autorizzato vendite di armamenti per 5,17 miliardi di euro, ma almeno ora, dopo 30 anni dalla sua emanazione, abbiamo uno strumento normativo con cui arginarlo.
di Roberto Persia
Fonte: www.premiorobertomorrione.it
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