Dopo quattro mesi di prigionia in Sudan è stato liberato Francesco Azzarà


Repubblica.it


Francesco è finalmente libero! Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per la sua liberazione.


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Dopo quattro mesi di prigionia in Sudan è stato liberato Francesco Azzarà

NYALA – "Finisce un incubo. Finalmente la telefonata che tutti aspettavamo è arrivata. Francesco è libero e sta bene". La conferma viene da Gino Strada: Azzarà, l'operatore umanitario di Emergency sequestrato in Sud Darfur, è libero. Il logista in forza all'ospedale di Emergency a Nyala era stato rapito lo scorso 14 agosto mentre stava andando in aeroporto con alcuni colleghi. La liberazione è avvenuta oggi, dopo essere stata annunciata come "imminente" lo scorso 27 settembre dal vice governatore del Darfur.

Emergency è in festa, come la famiglia di Francesco: "Lo accompagneremo a casa il prima possibile", annuncia Strada. Alle spalle ci sono quattro mesi di lavoro molto faticoso, da incubo. "La situazione in Darfur è estremamente complessa e abbiamo lavorato a stretto contatto con le autorità del posto", continua il fondatore di Emergency.   

La notizia della liberazione è stata data dalle autorità del Darfur occidentale. Dopo una iniziale cautela – "abbiamo avuto la stessa comunicazione, ma non abbiamo ancora parlato con lui" – è arrivata anche la conferma dell'organizzazione italiana che gestisce l'ospedale nella zona. Già giovedì, l'organizzazione medico umanitaria fondata da Strada aveva diffuso una nota in cui dava per prossima la liberazione dell'operatore.

Azzarà, 34 anni, di Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, era stato rapito durante la sua seconda missione in Darfur come logista del centro pediatrico che Emergency ha aperto in città nel luglio del 2010. FOTO 2

Dopo il rapimento, Emergency aveva immediatamente attivato in Darfur e a Khartoum tutti i contatti a sua disposizione e informato il ministero degli Esteri italiano, chiedendo immediatamente ad ogni autorità ogni possibile misura per facilitare il rilascio dell'operatore.

"Sta bene, è al sicuro", conferma la famiglia. E Motta San Giovanni, dove Francesco vive con loro, è già in festa. Il sindaco, Paolo Laganà, ha subito detto che si tratta di "un grande regalo per Natale". Alla sua gioia si aggiunge quella di moltissimi amici di Francesco che dal rapimento si erano mobilitati con fiaccolate e iniziative pubbliche.
 "Siamo felicissimi – affermano alcuni amici di Francesco – perché questo è un grande momento di gioia. Le nostre voci sono state ascoltate ed ora speriamo di poterlo riabbracciare presto".

Grande soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, da Gianni Alemanno, a Roma, profonda gioia da Piero Fassino, primo cittadino di Torino.

Le iniziative.
La mobilitazione per tener viva l'attenzione sul sequestro e per chiedere la liberazione di Francesco è stata forte in questi mesi. Una sua immagine è stata esposta in Campidoglio , la marcia per la Pace  è stata dedicata anche all'operatore di Emergency, e poi l'invito di Miss Italia  Stefania Bivone, con un appello per la liberazione. Per lui, l'incubo è finito, ma ci sono ancora altri 9 italiani sequestrati in Africa.

In questi mesi, l'organizzazione medico-umanitaria non ha mai smesso di adoperarsi per la liberazione del suo operatore. A settembre si pensava che tutto potesse risolversi a breve, poi più nulla. Quattro mesi lunghissimi, per i colleghi, amici e per la famiglia che non ha mai smesso di sperare. Oggi, finalmente, è tutto finito, e Francesco sta per tornare a casa.

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"Ad Assisi anche per il nostro Francesco"
Strada: "Presto potremo riabbracciarlo"

Il cugino dell'operatore di Emergency rapito racconta questi quaranta giorni vissuti con il congiunto nelle mani dei rapitori. "Lui è un operatore di pace ". In serata l'annuncio del fondatore dell'ong medico-umanitaria: "Vicini alla soluzione"
di ALBERTO CUSTODER, 25 settembre 2011, Repubblica.it

ASSISI – "Alla Marcia della Pace, qui ad Assisi, marciamo per san Francesco per ciò che ha rappresentato. Ma anche per il nostro Francesco, affinché riottenga presto la libertà come riconoscimento del suo essere un operatore di pace". Quaranta giorni dopo il sequestro avvenuto a Nyala, capitale del Sud Darfur, i familiari dell'operatore di Emergency, il trentaquattrenne Francesco Azzarà, rompono il silenzio stampa che si sono imposti, riportando l'attenzione sul loro caro. In serata, poi, arrivano le parole, attesissime, di Gino Strada: "Siamo vicini alla conclusione, presto potremo riabbracciare Francesco", dice il fondatore della ong medico-umanitaria, riaccendendo la speranza. 

A parlare oggi ad Assisi non sono stati i genitori di Francesco, ancora chiusi nel massimo riserbo. Ma i suoi cugini, Paolo Laganà, il sindaco di Motta San Giovanni (paese natale del sequestrato, nel Reggino), e Antonino Chilà. Gigantografie di Azzarà sono state esposte un po' dappertutto in Italia: al Campidoglio a Roma, a Palazzo Marino a Milano e ai balconi del palazzo del Consiglio comunale a Napoli. La sua immagine compare anche nella marcia Perugia-Assisi voluta cinquant'anni fa da Aldo Capitini, il capifila del pensiero non violento e del pacifismo ante-litteram non a caso soprannominato il "Gandhi italiano". Laganà è l'unico sindaco oggi ammesso a parlare dal palco di Assisi.

"All'appuntamento con i mille giovani per la pace – dice Laganà – lanciamo il nostro appello alla Farnesina affinché ci sia una svolta nella trattativa coi rapitori. Questa vicenda porta all'attenzione dell'opinione pubblica non solo il dramma di Francesco, ma anche quello del popolo del Sud del Sudan che proprio qualche giorno fa ha ottenuto il riconoscimento dall'Onu". "Le ultime notizie, che risalgono a una settimana fa – aggiunge il sindaco – ci rassicuravano sulla salute e sulle condizioni di Francesco. Ma 40 giorni senza avere la libertà è già di per sé una condizione estrema. Siamo preoccupati, ma attendiamo. Ora è il momento delle risposte istituzionali: aspettiamo anche queste".

In serata l'intervento di Gino Strada: "Ci sono buoni motivi – ha detto intervenendo a Che tempo che fa – per dire che molto presto potremo riabbracciare Francesco". A suo avviso, "si è lavorato molto bene, sono stati attivati tutti i contatti possibili" e c'è stata tanta solidarietà. "Questo grande movimento di affetto serve. Siamo molto vicini alla conclusione della vicenda", ha detto.

Alla marcia della pace anche un altro cugino, Antonino Chilà, ha ricordato Francesco. "E' l'espressione di quella nazione pulita, intelligente, solidale. Rappresenta la Calabria migliore, la sana voglia dei tanti giovani calabresi di mettersi in gioco e di aiutare gli altri, di rendersi utili e porsi al servizio di chi vive situazioni di disagio estremo, senza se e senza ma, nei confronti dei dimenticati del mondo, con abnegazione ed incosciente passione, coerente con se stesso e con il proprio modo di intendere la vita, come espressione simbolica di un mondo giovanile proteso al prossimo, fatto di ragazzi che si impegnano nel sociale, che dedicano il loro tempo agli ultimi, sopperendo talvolta alle mancanze delle istituzioni preposte all'uopo". "Francesco – dice ancora Chilà – è uno di questi giovani, che non dobbiamo dimenticare ed il cui dramma attuale dobbiamo vivere con profonda compartecipazione, auspicando l'interessamento, a più livelli, ed uno sforzo maggiore di quello fino ad oggi profuso, per la sua immediata liberazione e per il suo ritorno a casa. Persone e ragazzi come Francesco ci fanno sentire orgogliosamente calabresi e italiani".

"Abbiamo avuto un contatto diretto con Francesco – aveva riferito Cecilia Strada, figlia di Gino e presidente di Emergency, alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato presieduta da Pietro Marcenaro – ci ha detto che sta bene, per quanto possibile nella situazione in cui si trova. Mangia e beve e tiene duro". Per la pace, e per la sua liberazione, marceranno oggi migliaia di persone tra Perugia e Assisi.

Articolo del 25 settembre 2011

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