Documenti secretati e depistaggi: sedici anni alla ricerca della verità
Lorenzo Bagnoli
Premio Ilaria Alpi, Concita De Gregorio: “Far luce sul caso Ilaria Alpi significa comprendere una parte della storia italiana, non solo di quella somala”.
Depistaggi, insabbiature, reticenze. Sedici anni non sono bastati a ricostruire il puzzle del caso Ilaria Alpi. Il direttore de L’Unità Concita De Gregorio, all’interno della redazione aperta che si è svolta stamattina a Riccione per il Premio Ilaria Alpi, ha concesso ampio spazio alla ricostruzione delle ultime tappe della vicenda Alpi-Hrovatin. “Resistono punti ancora oscuri e molti documenti sono ancora secretati”, ha commentato la portavoce dell’associazione Ilaria Alpi, Mariangela Gritta Grainer. “La commissione d’inchiesta parlamentare guidata da Taormina ha solo cercato di colpevolizzare i giornalisti, ma nulla ha fatto per cercare la verità. Un lavoro infausto – ha aggiunto Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione -. Volevano archiviare il caso, ma la richiesta è stata respinta un anno e mezzo fa”.
Da dieci anni un cittadino somalo è rinchiuso in prigione con l’accusa di aver fatto parte del commando che il 20 marzo 1994 uccise Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin. Si chiama Omar Hashi Hassan ed è detenuto in Italia. “Come unica prova contro di lui ci sono le parole di un testimone, un tale Jelle – ha aggiunto Mariangela Gritta Grainer -. Che però ha recentemente ritrattato le sue dichiarazioni, sostenendo che Hassan è solo un capro espiatori”. Un capro espiatorio per difendere chi?
“Nessuno può dirlo – ha proseguito Morrione -. E' ancora oscuro il ruolo che hanno avuto i servizi segreti italiani nella vicenda. Erano gli anni in cui l’entourage craxiano aveva strettissimi rapporti con la cooperazione somala. Ilaria Alpi lo sapeva, come testimonia un appunto che lasciò in redazione prima di partire. Esisteva una pericolosa connivenza tra affaristi e politici”.
E' qui che s’innesta l’ultimo tassello del mosaico: il traffico di rifiuti tossici. “Ad oggi – ha continuato Mariangela Gritta Grainer – non si sa dove si trova il 40% dei rifiuti tossici italiani. Il mar Mediterraneo così come il Golfo di Aden rigurgita relitti di navi con a bordo materiale pericoloso”. “Far luce sul caso Ilaria Alpi significa comprendere una parte della storia italiana, non solo di quella somala”, ha chiosato Concita De Gregorio.
Un nuovo tassello al puzzle sarà aggiunto oggi pomeriggio alle 18 alla presentazione del libro “Le navi delle vergogna”, scritto dal giornalista dell’Espresso Riccardo Bocca. Stasera, poi, un intero dibattito sarà dedicato all’assassinio “senza giustizia” di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. L’appuntamento, a cui parteciperanno tra gli altri Mariangela Gritta Grainer, Riccardo Bocca, Enrico Fontana di Legambiente e Libera, Roberto Morrione e Luciano Scalettari, si terrà alle 21 a Villa Mussolini.
Fonte: www.ilariaalpi.it
17 giugno 2010