Diritto di voto, alleati tutti contro Fini: "Non è all’ordine del giorno"
Liberazione
Il mondo della politica è spaccato a metà. Il governo litiga e l’opposizione incalza: "Sì al diritto di voto a immigrati" Fini apre alla proposta di Veltroni.
Il giorno dopo le aperture di Gianfranco Fini sul voto agli immigrati per le elezioni amministrative parte il fuoco amico sul presidente della Camera. Tutti gli alleati di maggioranza respingono al mittente l'appoggio dato all'iniziativa del leader del Pd Walter Veltroni. A cominciare dal premier Silvio Berlusconi, decisamente tranchant nel dire che «Fini ha espresso un suo parere ma questo tema non è nel nostro programma e non c'è all'ordine del giorno alcuna iniziativa di legge su questa tema». La presa di posizione di Berlusconi ha seguito di poche ore quella, altrettanto netta, dei ministri in forza Lega Nord: «La Lega conferma la contrarietà netta al voto agli immigrati. Non credo che questa iniziativa andrà avanti. Non è nel programma di governo» ha detto il titolare del Viminale Roberto Maroni. Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo del Carroccio Roberto Castelli: «Non si capirebbe proprio perché, nel momento in cui il governo è al massimo del consenso, i cittadini sono assolutamente contenti di quel che stiamo facendo nei confronti degli immigrati, dobbiamo andare a complicarci la vita e con Veltroni che è un perdente». Anche dentro lo stesso partito di Fini, An, l'uscita dell'ex leader non è stata accolta bene: «Il diritto di voto agli immigrati non è in questo momento una priorità per Alleanza Nazionale» ha detto Ignazio La Russa.
L'opposizione non perde tempo e getta sale sulle ferite del Pdl: «Il modo arrogante con cui Berlusconi ha liquidato la disponibilità di Fini è la più chiara conferma di quanto l'obiettivo della fusione in un unico partito di An e Forza Italia sia minato da profonde contraddizioni e, peraltro, conferma quanto Berlusconi sia prigioniero dei settori più chiusi e oltranzisti della Lega» ha detto Piero Fassino, ministro degli Affari esteri del governo ombra del Pd. Più netto il giudizio del segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: «Il "niet" al diritto di voto agli immigrati alle amministrative la dice lunga sul profilo razzista di questo governo. Che oltre tre milioni di persone abitino e lavorino in Italia, pagando regolarmente le tasse, siano privi del più elementare diritto democratico, al governo delle destre sembra una cosa normale». Favorevole al diritto di voto si è detta anche l'ex alleata del governo, l'Udc: «Un immigrato che lavora regolarmente, paga le tasse e rispetta le nostre leggi ha diritto dopo 5 anni a votare alle amministrative e non alle politiche» ha detto il portavoce Francesco Pionati.
Se il governo litiga e l'opposizione incalza, qualcosa si muove a livello regionale: entro fine mese la Regione Toscana presenterà una proposta di legge al Parlamento per concedere il diritto di voto alle amministrative per gli stranieri residenti da cinque anni nel nostro Paese. La giunta ha già pronta una proposta di legge da inviare alle Camere e il testo, che attua uno dei principi più innovativi contenuti nel nuovo statuto regionale in vigore dal 2005, quello della promozione del diritto di voto per gli stranieri, potrebbe essere licenziato e inviato in Consiglio regionale già entro settembre.
Fonte: Liberazione
5 settembre 2008