Dalai Lama: Appello al mondo
Junko Terao
Il Dalai Lama chiede aiuto alla comunità internazionale, ribadisca il no all’indipendenza e al boicottaggio. Appello al dialogo e alla fine delle violenze dei ministri Ue. Intanto Pechino tiene il punto e ai diplomatici in visita fino ieri a Lhasa non è stato permesso di vedere i 30 monaci della manifrstazione di giovedì, ne’ di avere altre informazioni sui templi circondati dalla polizia.
“Per favore, il mondo ci aiuti”. Da Nuova Dehli il Dalai Lama lancia un appello alla comunità internazionale perchè intervenga in aiuto del suo popolo. “I tibetani – ha detto il leader politico e religioso– non hanno alcun potere salvo la giustizia, la verità, la sincerità. È per questo che chiedo di aiutarci”. Venerdì il Dalai Lama aveva rivolto a Pechino un nuovo invito al dialogo. E ieri ha ribadito: “Siamo aperti, aspettiamo”, sottolineando di non volere l’indipendenza del Tibet ma solo “una significativa autonomia” e “piene garanzie per la nostra cultura, compresa la lingua”. Il leader tibetano ha infine commentato l’atteggiamento della Cina: “non ha esperienza della democrazia e del modo in cui funziona, per questo quando i tibetani si esprimono, fa cose folli”. Dal canto suo Pechino non sembra avere intenzione di ammorbidire le proprie posizioni. Nonostante la richiesta esplicita dei quindici diplomatici stranieri in visita a Lhasa – che Antonio Bartoli, membro italiano della delegazione, al suo ritorno ha definito “una città deserta” – ieri i funzionari cinesi hanno impedito ai loro ospiti di incontrare i monaci che giovedì avevano manifestato davanti ai giornalisti. Inoltre, non è stata fornita alcuna informazione sulla situazione dei principali templi della capitale tibetana, dove i monaci sono “temporaneamente confinati” dall’11 marzo. Dall’Italia, dove si trova in visita, il presidente del parlamento tibetano in esilio Karma Chopel ha chiesto che un’associazione internazionale vada in Tibet a “vedere cosa sta succedendo”. La necessità di “un dialogo sostanziale e costruttivo che affronti le questioni principali, come il mantenimento della lingua tibetana, della cultura, della religione e delle tradizioni” è stata ribadita dai ministri degli esteri Ue, al termine di un incontro. I ministri hanno anche lanciato un appello per la fine della violenza in Tibet e hanno chiesto che le persone arrestate siano trattate in conformità con gli standard internazionali, auspicando “la trasparenza delle informazioni e il libero accesso alla stampa”. Nessuna decisione presa in merito al boicottaggio delle Olimpiadi, considerato una questione separata dalla strategia politica Ue verso la Cina sul Tibet.
Fonte: Lettera22
30 marzo 2008