Dal Molin, domenica referendum
Francesca Santoro
I vicentini chiamati alle urne per decidere il futuro della propria città riguardo la base americana.
Il 5 ottobre i vicentini sono chiamati a decidere del proprio territorio, della propria città, del proprio futuro. La vicenda Dal Molin è molto importante e alta è la posta in gioco; il no a Dal Molin contiene in sé tanti significati: il no alla guerra e il rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione, la volontà che siano i cittadini a scegliere; significa anche opporsi a decisioni imposte dall’alto che non tengono conto né dell’impatto ambientale né della salute delle persone; significa non avere rispetto per il riconoscimento che l’Unesco ha conferito alla storia ed al patrimonio della città nota al mondo per l’urbanesimo e l’architettura.
Sono più di cento le basi e le installazioni militari statunitensi sul territorio italiano. Quale motivazione può giustificare una tale azione di forza sul popolo vicentino? Cosa potrebbe cambiare con l’allargamento della base della provincia veneta? Che cosa, se non una forzatura della realpolitik e un dazio che Berlusconi vuole e deve pagare all’amministrazione Bush, può rappresentare questa vicenda?
Forse sarebbe più utile utilizzare una superficie così ampia per il bene della collettività.
Tante sono le proposte alternative per sfruttare quell’area e metterla a disposizione dei cittadini. Progetti a favore dell’ambiente che prevedono la costruzione di un grande parco cittadino con lo sviluppo di un parcheggio scambiatore e la partenza di linee di trasporto pubblico elettrico, il tutto alimentato da pannelli fotovoltaici; l’area può diventare un polo scientifico–tecnologico, finalizzato all’ innovazione dell’economia vicentina attraverso propedeutici nuovi corsi Universitari.
Dopo circa due anni dall’inizio di questa battaglia, la situazione non fa che complicarsi tra ricorsi al Tar, decisioni del Consiglio di Stato in senso contrario, e per ultimo l’ intervento del premier : “la consultazione popolare da lei indetta si manifesta ancora più gravemente inopportuna”, così ha scritto nei giorni scorsi Silvio Berlusconi al sindaco di Vicenza Achille Variati (Pd), per invitarlo a rinunciare al referendum sulla nuova base americana.
In una vicenda come quella di Vicenza, in cui sembra proprio che gli interessi delle persone, del popolo, siano stati schiacciati dalla prepotenza della solita ragion di stato, sarebbe bello che per una volta il referendum, la consultazione popolare per eccellenza, restituisse la voce e il potere di decidere ai vicentini.
Sperando che il Consiglio di Stato, a cui si è rivolto il comitato "Sì dal Molin", gruppo di commercianti e imprenditori favorevoli all'ampliamento della caserma Ederle2, non bocci la consultazione.
Francesca Santoro
Fonte: www.sinistra-democratica.it
1 ottobre 2008