Da Mafraq, tra i rifugiati siriani
Annalisa Milani
Mafraq, confine con la Siria tra i rifugiati siriani …pagina di un diario “faticoso” con un gruppo di giovani veneti.
Mafraq – Giordania, 8 luglio 2014
…. quanto vi scrivo va proprio raccontato. Stamattina siamo partiti come al solito con Riam e Jhon (due volontari Caritas giordana) per visitare le famiglie siriane che chiamano per essere aiutate e che non sono ancora nella lista delle migliaia e migliaia di famiglie che la Caritas Mafraq sta aiutando. L’auto lascia il sagrato della chiesetta e dentro siamo io, Tommaso, Roberto ( prima visita), Riam e Jhon. Giriamo un po’ perché tra i palazzoni arafazzonati un po’ per la fretta di costruire (tutti hanno i ferri che spuntano dal tetto, pronti a crescere,….in questa cittadina al confine sono arrivati 90 mila profughi su 60 mila abitanti in due anni!!!). Dopo un po’ di ricerca s’individua una donna tutta vestita di nero che fa segnali da un terrazzo, entriamo al primo piano,via le scarpe e seduti a terra!!! E’ vedova, ha 5 figli, di cui nessuno va a scuola da tre anni, è arrivata a Mafraq l’anno scorso, fino al confine con la Giordania (che dista 20 km da qui) con un camion e poi via al campo di Zatari, il tempo necessario per registrarsi come “asylum seeker”e poi ancora via attraverso la “strada dolorosa” che l’accompagna, tra un tentativo e l’ altro alla ricerca in Mafraq di un posto decente dove alloggiare. Nell’appartamento in cui ora da un mese vive non può più rimanere. Riam guarda il contratto che è ora di mese in mese ma non ha più un denaro per pagare. Il prezzo è altissimo, i giordani di Mafraq ci speculano, 90mila persone riversatosi in tre anni sono una “cuccagna “per tutti….se non pagherà i 250 jd (il dinaro giordano è come l’ euro ) a fine mese verrà buttata fuori. E’ tesa ma sorride ancora…parla senza lacrime quando dice che il marito è morto in ” Suria”, ma anche di un figlio sedicenne ha perso le tracce ….!Un lungo silenzio e Tommaso chiede se in arabo Riam può chiederle dove trova la forza di andare avanti dato che ancora continua a sorridere….Io avviso “attenzione che è tesa…”. Riam chiede S. scoppia a piangere, si copre il volto con il velo nero e viene ad abbracciarmi, vuole ritornare a casa in Siria e vuole ritrovare suo figlio sedicenne ….dietro di me Tommaso non ha retto e scoppia in lacrime Roberto sta in silenzio…ancora un po’ e poi piano, piano, la lasciamo, ora la Caritas ha la sua scheda…vedranno che cosa possono fare, le famiglie in bisogno sono tantissime, ogni giorno ne arrivano quasi duecento!Ancora un altro giro per questa città sgaruppata. Una telefonata e si rintraccia un altra casa . Sotto il sole che picchia forte ci aspetta un uomo da Homs. Entriamo in un vuoto appartamento, ci accoglie la moglie magrissima e sofferente di tiroide e poiché non ha soldi per nessuna medicina, da due anni non prende più nulla. Hanno 5 figli, di cui ultime due gemelle di 6 anni. Stessa storia, sono scappati di corsa, “…avevamo una vita normale, auto, due case, …ora non abbiamo nulla!”, passaggio per il campo profughi di Zaatari, e poi, anche per loro, il tentativo di ricostruirsi una vita “normale”. Per mangiare ricevono un voucher per il cibo dall’UNCHR una volta al mese, non hanno più soldi per l’ affitto e rischiano di essere sbattuti fuori, non mandano i figli a scuola perché non hanno nemmeno i soldi per mangiare anche se i “figli chiedono sempre di ritornare a scuola” dice la mamma magrissima e tesa. Gli occhi delle piccole Laasar e Asaan sono profondamene tristi, arriva Ahmed il più grandino, ha già il volto da ometto, con le rughe sulla fronte, …..ancora tristezza profonda …Che fare? Ho il naso da clown nello zaino…ecco il miracolo lo tiro fuori…me lo infilo…e via parte il primo sorriso di Laasar e poi di Asaan più timida! Si va avanti…forza un altro timido sorriso! Ahmed mi chiede timidamente di vedere cos’è….me lo sfilo e Roberto l’ aiuta a metterselo …ora è fatta …tutti e tre sorridono!!!!!! Una piccolissima goccia, non è cambiato nulla ..ma un sorriso per pochi minuti l’abbiamo ottenuto!!!! Questo è il conflitto oggi…la profonda tristezza ed angoscia dei bambini, che da rifugiati sono una generazione persa, non vanno più a scuola da due tre anni, ogni giorno è regalato per il cibo, vivono con famiglie stressate, nella precarietà assoluta,non hanno futuro. Dove s’ installano i rifugiati lo sciacallaggio aumenta, le ragazze di 15/16 anni vengono sposate subito, bocche in meno a cui pensare! La speranza viene meno e via dicendo verso una via “dolorosa”! I pochi giovani che accompagnano me e Giorgio in questo viaggio…stanno capendo che cosa è oggi un conflitto…almeno lo spero!!!!