Crisi diplomatica dopo la morte di Hakimullah Mehsud
Emanuele Giordana
L’uccisione del capo del Ttp innesca una crisi tra Islamabad e Washington colpevole di sabotare il processo di pace tra governo è talebani.
L’uccisione venerdi scorso del capo dei talebani pachistani Jamshed Zulfikar Mehsud, meglio noto col nome di battaglia di Hakimullah Mehsud, ha innescato una vera e propria guerra diplomatica tra Islamabad e Washington. Sotto accusa il solito attacco di droni – che gli americani non hanno né ammesso né smentito – e la conseguente violazione della sovranità nazionale, ma questa volta c’è di più. Il ministro degli Interni Chaudrhry Nisar Ali Khan ha bollato l’azione come «un attacco degli americani alla pace nella regione» e ha detto chiaramente che le relazioni bilaterali saranno adesso oggetto di attenta revisione al ritorno del premier Nawaz Sharif da Londra quando si riunirà il comitato ristretto sulla sicurezza nazionale (Ccns). Infine che della vicenda sarà investito il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Imran Khan, il capo del Pakistan Tehrek-e-Insaf, partito che alle ultime elezioni si è guadagnato la guida della provincia del Khyber Pakhtunkhwa (dove il Mehsud è stato ucciso) ne ha minacciato il blocco. Non è poco visto che da lì passa buona parte della logistica Nato per l’Afghanistan. Inutile infine riferire della posizione del Jamiat Ulema-e-Islam, partito islamista in declino ma pur sempre di qualche peso nell’area.
In effetti, appena due giorni fa, il 31 ottobre, il neo premier Nawaz Sharif – che ha fatto una scommessa sulla pacificazione del Paese – aveva annunciato pubblicamente, senza fornire molti dettagli, che il negoziato tra Islamabad e il Tehrek-e-Taleban Pakistan (Ttp) era iniziato e che presto sarebbero cominciati colloqui diretti «nel quadro della Costituzione pachistana». Ora si sa che sabato una delegazione governativa avrebbe dovuto incontrare la cupola talebana. Chissà se lo stesso Hakimullah. Missione che è fallita per via della sua uccisione e che ora è a totale rischio con probabile seguito di ritorsioni, attacchi terroristici e nuovo sangue.
Hakimullah, cinque milioni di dollari di taglia sulla testa, avrebbe comunque già un sostituto, il comandante Khan Said Mehsud anche noto come “Sajna”, eletto ieri in gran fretta dal gran consiglio del Ttp con 43 voti su 60. Ma i contorni della vicenda restano oscuri. Alcune fonti danno Sajna come luogotenente e gran compare di Hakimullah, altre per nemico col quale gli uomini dell’ormai defunto capo talebano si sarebbero scontrati per il controllo di attività criminali a Karachi. C’è infine chi ricorda che proprio Sajna aveva tentato una scalata ai vertici del Ttp fermata da Hakimullah. In questa situazione interna poco chiara si muovono anche altri elementi: l’estremo frazionamento della guerriglia pachistana, i non facili legami con una parte dei confratelli afgani, il contrasto con il segmento che controlla il Punjab. Radicato nella cintura tribale al confine con l’Afghanistan, il movimento non a caso è controllato dai Mehsud, la tribù più popolosa e potente del Sud Waziristan dove Hakimullah è stato ucciso dopo una riunione venerdi in una moschea dell’area di Dande Darpakhel, non lontano da Miranshah, la capitale del Nord Waziristan. Ma nella fertile pianura del Punjab bisogna fare i conti con i Punjabi Taleban, teoricamente un segmento del Ttp ma in realtà molto autonomi, ombrello di diversi gruppi dalla composizione etnica assai più mista che nelle aree del Nordovest a maggioranza pashtun. Il suo capo, Asmatullah Muawiya, sarebbe stato cacciato proprio dopo le sue aperture in agosto alle proposta di pace di Nawaz Sharif.
A tutto ciò va aggiunta l’agenda politica del nuovo governo di Islamabad in cerca di consenso interno e un contenzioso con gli americani al calor bianco da anni. Una corda che rischia di spezzarsi.
Fonte: www.lettera22.it
3 novembre 2013