Costituzione e nuovi equilibri, la svolta del nuovo Egitto


Misna


È la teoria che gli egiziani definiscono ‘Al khouroug al amin’ (l’uscita sicura) che vedrebbe, in cambio di un ritorno ordinato dei militari nelle caserme una sorta di salvacondotto per le azioni commesse durante le settimane di rivoluzione.


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“L’appuntamento con la nuova Costituzione costituisce il nodo centrale della transizione verso la democrazia. In questo momento tutti i poteri sono nelle mani del presidente, da quello che farà dipendono le sorti del nuovo Egitto”: ne è convinto Gianluca Parolin, costituzionalista italiano e docente di diritto comparato all’American University del Cairo che in un’intervista alla MISNA fa il punto sulla situazione attuale.

La decisione del presidente Mohamed Morsi di ‘smantellare’ il consiglio supremo delle Forze armate e impugnare la dichiarazione costituzionale che attribuiva ai militari il potere legislativo, in assenza del parlamento, ha suscitato scalpore. Come è stata accolta dagli egiziani?

“Per lo più, l’opinione pubblica sembra soddisfatta. Forse non ci si aspettava neanche un’azione così decisa nei confronti dei militari da questo burocrate, che costituiva la seconda scelta dei Fratelli Musulmani dopo l’eliminazione di Khairat al Shater dalle liste elettorali. Di certo l’attacco al Sinai di due settimane fa ha accelerato i tempi. La sensazione predominante tra la popolazione era di una violazione del proprio territorio, subita senza che le forze armate avessero reagito con prontezza.

Certo, fino a pochi mesi fa, un’uscita di scena così rapida e indolore sembrava un’ipotesi remota…

Sui giornali che in questi giorni commentano gli ultimi avvenimenti sono in molti a sostenere che lo smacco in Sinai abbia dato lo strappo finale – almeno secondo gli analisti – ad una situazione che si trascinava da tempo. In particolare riferiscono di dissidi tra vecchie e nuove leve del mondo militare, acuitesi nell’anno di governo dello Scaf, che hanno consentito al presidente Morsi di procedere con un ‘cambio della guardia’ incruento.

C’è anche chi parla di un accordo sottobanco…

È la teoria che gli egiziani definiscono ‘Al khouroug al amin’ (l’uscita sicura, ndr) che vedrebbe, in cambio di un ritorno ordinato dei militari nelle caserme una sorta di salvacondotto per le azioni commesse durante le settimane di rivoluzione e poi una volta arrivati alla guida del paese. Sottolineo che siamo nel campo delle ipotesi, poiché nulla è stato ufficialmente decretato in merito.

Come si procede, dal punto di vista istituzionale, d’ora in avanti?

Per prima cosa Morsi ha stabilito che le elezioni legislative si terranno entro 60 giorni dall’adozione, tramite referendum popolare della nuova Costituzione. Questo significa che per un certo periodo di tempo i poteri resteranno nelle sue mani. Con la dichiarazione del 12 agosto scorso, infatti, il presidente ha annullato i precedenti decreti con cui lo Scaf si era attribuito poteri legislativi e la possibilità, nel caso in cui l’Assemblea Costituente incontrasse dei problemi a redigere la bozza della nuova Carta, di nominare personalmente i membri dell’organismo. Paradossalmente siamo ritornati alla situazione del marzo 2011, il mese dopo le dimissioni di Hosni Mubarak, ma con equilibri invertiti: se allora la bilancia del potere pendeva dalla parte dei militari, oggi è nettamente in favore del presidente e quindi dei Fratelli Musulmani.

Quindi potrebbero volerci mesi prima di veder licenziare il testo della nuova Costituzione. E nel frattempo il potere resterebbe saldamente nelle mani di un solo uomo?

Io non la vedo così. In pochi sanno che sull’Assemblea Costituente e la sua composizione, pesa una causa amministrativa che ne minaccia la legittimità. È per questo che i costituenti stanno lavorando alacremente, si sono riuniti anche durante tutto il mese di Ramadan, per stilare la bozza il prima possibile. Se anche la loro legittimità dovesse essere messa in discussione infatti, un testo approvato dal popolo tramite referendum sarebbe intoccabile. Diventerebbe legge fondamentale dello Stato punto e basta.

Fonte: www.misna.it
24 Agosto 2012

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