Costa D’Avorio, Gbagbo non cede. Il Paese nel caos, scontri e disordini


Avvenire


“Centinaia di persone sono state massacrate” alla fine di marzo a Duekouè, nell’ovest della Costa d’Avorio, e “le violenze continuano”. Le vittime denunciate da varie organizzazioni vanno dai 330 dichiarati dall’Onu agli 800 segnalati dalla Croce Rossa Internazionale. Per ora, senza colpevoli.


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Costa D'Avorio, Gbagbo non cede. Il Paese nel caos, scontri e disordini

"Centinaia di persone sono state massacrate" alla fine di marzo a Duekouè, nell'ovest della Costa d'Avorio, e "le violenze continuano", ha dichiarato ieri all'Afp a Parigi in una telefonata da Duekouè il direttore generale della Ong Action contre la Faim (Acf), Francois Danel. "Confermo che ci sono stati massacri di centinaia di persone a Duekouè" fra il 27 e il 29 marzo, ha precisato Danel, che si è recato ieri nella città.

Ennesima giornata, quella di domenica, convulsa in Costa D'Avorio dove, seppure sempre più isolato diplomaticamente, economicamente strangolato e militarmente indebolito, il presidente uscente Laurent Gbagbo non cede al legittimo vincitore Alassane Ouattara e chiama a raccolta i fedelissimi intorno ai simboli del potere: il palazzo presidenziale e la tv di Stato. Ai soldati chiede di combattere all'ultimo sangue, ai civili di trasformarsi in "scudi umani" per difenderlo.

Nessun esito hanno quindi avuto, finora, le dure prese di posizione degli Stati Uniti che, attraverso il segretario di Stato Hillary Clinton, hanno stamane ingiunto a Gbagbo di ritirarsi "immediatamente" visto che il suo irrigidimento senza dialogo sta facendo precipitare il Paese "nell'anarchia".

E neppure gli appelli del segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sono andati a buon fine, tant'è che i responsabili della missione Onu (Onuci) proprio oggi hanno deciso di trasferire il personale non essenziale da Abidjan, capitale economica del Paese, a Bouakè, seconda città per importanza e roccaforte di Ouattara, il vincitore delle elezioni dello scorso novembre, presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Uno spostamento "temporaneo" – è stato sottolineato – per evitare altri attacchi dopo quelli ripetuti degli ultimi giorni contro i caschi blu e gli uffici di Abidjan.

Non si sono limitati agli appelli invece i francesi della  'Liocornò, l'altra missione straniera presente in Costa D'Avorio: i militari hanno oggi preso il controllo dell'aeroporto di Abidjan per permettere – ha spiegato un portavoce – agli stranieri che vogliono lasciare il Paese di andarsene con voli speciali, organizzati per sostituire quelli di linea da giorni soppressi. Circa 170 le persone che sarebbero già partite. Virulenta la reazione di Gbagbo. I francesi, ha accusato, "agiscono come una forza di occupazione al di fuori di qualsiasi mandato delle Nazioni Unite".

Nello stesso momento, a Parigi il presidente Nicolas Sarkozy era in riunione con i vertici militari e politici per "fare il punto della situazione", sollecitato da Ouattara che – sul terreno militare – ha il controllo di gran parte del Paese ma non riesce a dare il 'colpo di grazià al suo avversario. E auspica, quindi, un maggiore coinvolgimento di Francia e Onu. Intanto la situazione nel Paese resta esplosiva ma anche poco verificabile sul campo. Da Abidjan i civili lamentano scarsità di materie prime e viveri, da Duekouè le centinaia di vittime denunciate da varie organizzazioni vanno dai 330 dichiarati dall'Onu agli 800 segnalati dalla Croce Rossa Internazionale. Per ora, senza colpevoli.

Fonte: www.avvenire.it

4 aprile 2011

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