Così la legislazione italiana sarebbe la più dura di tutti i Paesi democratici


Paolo Serventi Longhi


Paolo Serventi Longhi: "Le inflessibili certezze del Premier sull’abolizione delle intercettazioni e sui cinque anni di galera a chi le dispone, le attua e ne pubblica i risultati lasciano pensare sul cosiddetto "buonismo" berlusconiano".


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Così la legislazione italiana sarebbe la più dura di tutti i Paesi democratici

Le inflessibili certezze del Premier sull’abolizione delle intercettazioni e sui cinque anni di galera a chi le dispone, le attua e ne pubblica i risultati lasciano pensare sul cosiddetto “buonismo” berlusconiano. Ne parleremo nel Comitato per la libertà e il diritto all’informazione che si riunirà nei prossimi giorni per riprendere la mobilitazione sul pluralismo, la riforma della Rai ed il conflitto di interessi. Ma da subito è possibile affermare senza esitazioni che non è consentito ad un potere dello Stato abrogare il potere costituzionale di un altro potere, la Magistratura, ed allo stesso tempo mettere il bavaglio all’informazione libera, ai cronisti giudiziari. Non vi possono essere timidezze rispetto ai proponimenti del Governo, per ora solo enunciati da Berlusconi e non ancora tradotti in provvedimenti di legge.
E per chi nella scorsa legislatura si è battuto contro la proposta di legge Mastella (anche qui un caso di conflitto di interessi), appare assai probabile che alle intenzioni non corrispondano gli atti concreti. Ed anche su questo fronte occorre affidarsi all’amore del consenso popolare che la Lega, per sua natura, è costretta talvolta a far prevalere sulla fedeltà al Presidente del Consiglio.

Voglio sperare che non siano soltanto l’Associazione Nazionale Magistrati e la Federazione della Stampa a battersi contro l’ipotesi di legge sulle intercettazioni. Le opinioni di costituzionalisti che sarebbe difficile definire estremisti, come Stefano Rodotà, e gli stessi sondaggi sull’argomento dimostrano che il terreno è minato, che l’opinione pubblica non condivide il blocco delle inchieste giudiziarie, specie quelle che riguardano i reati economici, la corruzione, la concussione, la bancarotta fraudolenta, ecc.. Se poi qualcuno viola le leggi sul segreto nelle indagini e sulla privacy dei privati cittadini si abbia il coraggio di perseguire i responsabili, evitando di individuare i colpevoli soltanto tra i giornalisti il cui codice deontologico prevede che, una volta in possesso di una notizia di interesse pubblico che riguarda personaggi noti o amministratori, questa sia verificata e poi rapidamente pubblicata. In tutto il mondo occidentale i poteri cercano di controllare l’informazione e di impedire ai giornalisti di servirsi di fonti certe. E ovunque la reazione delle organizzazioni di categoria e dei cittadini sono durissime. Le norme proposte dal Premier renderebbero la legislazione italiana la più dura di tutti i Paesi democratici, con una palese violazione dei diritti costituzionali dei cittadini ad una giustizia efficace e ad una informazione libera.

Fonte: Articolo21

09 giugno 2008

Paolo Serventi Longhi, Coordinatore Comitato libertà e diritto all’informazione Federazione Internazionale dei Giornalisti

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