Conferenza in Solidarietà con la Società Civile Irachena


Un ponte per...


Si è conclusa la prima Conferenza della società civile irachena, che ha visto circa 40 attivisti iracheni confrontarsi con altrettanti esponenti italiani e internazionali per creare un piano di azione comune a sostegno dello sviluppo della società civile irachena.


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Conferenza in Solidarietà con la Società Civile Irachena

A Velletri dal 15 al 31 marzo si è svolta la "Conferenza in Solidarietà con la Società Civile Irachena". Questi i punti emersi:

1. Sindacalisti, attivisti per i diritti umani e quelli delle donne, membri di associazioni studentesche e giovanili, membri di ONG, rappresentanti di minoranze, donne e uomini, cittadini iracheni e internazionali provenienti da Asia, da Stati Uniti, dall’Europa si sono riuniti a Velletri dal 25 al 30 marzo 2009 per discutere le sfide che la società civile irachena sta affrontando per continuare a costruire un Iraq libero e democratico, per stringere alleanze e migliorare la cooperazione.

2. Innanzitutto bisogna riconoscere che in Iraq esiste una società civile viva e impegnata nei profondi problemi che ancora affliggono l’Iraq dopo sei anni di occupazione: grave situazione umanitaria, analfabetismo, mancanza di libertà, violazione dei diritti umani, violazione dei diritti dei lavoratori, settarismo politico.

3. La società civile irachena è composta da migliaia di organizzazioni, reti e volontari che si sono impegnati a confrontarsi con tutti questi problemi quotidianamente attraverso proposte, progetti, campagne, lobbying, manifestazioni, presidi, iniziative culturali. La società civile irachena merita un ruolo importante nello scenario internazionale come attore per il miglioramento della situazione irachena e di ricevere un appoggio concreto da parte della società civile internazionale.

4. L’attività delle organizzazioni della società civile sono colpite da molti fattori: violenza, problemi politici, settarismo politico della società e limitata esperienza organizzativa. La libertà di associazione, di riunione, di creare sindacati, la libertà dei mezzi di informazione non sono ancora garantiti in Iraq. Esprimiamo preoccupazione per questo perché queste libertà sono il cuore della democrazia.
 
5. Durante queste giornate sono state profondamente discusse dagli iracheni e tra gli internazionali e i partecipanti iracheni tutte le maggiori sfide per un Iraq sovrano e libero. Le discussioni sono state concrete e le differenze hanno arricchito il dibattito. Su queste basi le organizzazioni della società civile irachena continueranno il loro lavoro migliorando la cooperazione e sviluppando iniziative.

6. Al di là dei dibattiti i partecipanti internazionali hanno guadagnato una maggiore conoscenza della situazione irachena che permetterà alle ONG e agli attivisti europei, asiatici e americani di sviluppare azioni di solidarietà più efficaci per rafforzare l’appoggio globale al lavoro degli iracheni.

Su queste basi i partecipanti hanno proposto una lista di azioni congiunte da sviluppate in futuro, amplieranno queste reti e costruiranno nuove alleanze invitando più iracheni e organizzazioni internazionali a partecipare al processo dell’ Iniziativa in Solidarietà con la Società Civile Irachena.

Inoltre:

1. Sostegno attraverso campagne internazionali di solidarietà su tematiche identificate dagli iracheni come:
•    Petizioni internazionali per la libertà di associazione  e sulla legge di regolamentazione delle ONG.
•    Campagne per rivendicare i diritti dei lavoratori e per l’abolizione della legge 150 che limita i diritti dei lavoratori di stabilire un sindacato.
•    Campagne per migliorare la posizione delle donne nella società e per l’abolizione dell’articolo 41 della Costituzione al fine di eliminare tutti gli ostacoli legislativi alla equità di genere.
•    Costituzione di una Alleanza per la difesa degli attivisti per i diritti umani (Human Rights Defenders Union).
•    Promuovere il ruolo dei giovani nei centri decisionali.

2. Cooperazione per rafforzare la capacità organizzativa (capacity building) delle organizzazioni della società civile irachena:
•    Formazione su specifiche tematiche identificate dalle organizzazioni irachene.
•    Appoggio per l’attivazione di contatti diretti e relazioni con i donatori.

3. Sviluppo di progetti e reti di Peace buliding, non violenza, processi di riconciliazione interna e altri punti chiave identificati dagli iracheni

4. Al fine di rafforzare la comunicazione:
•    Sviluppare un social website per l’Iniziativa in Solidarietà con la Società Civile Irachena in arabo e inglese.
•    Creare netgroup e mail-lists (su privatizzazioni, peace building, …).

5. Sviluppare networking e continuare il processo per organizzare il Social Forum Irachen.

***

La parola alla società civile irachena
Enzo Mangini
25 Marzo 2009

Fonte: www.carta.org

A sei anni dall'inizio dell'invasione statunitense, sono ancora molte e profonde le ferite dell'Iraq. Cinque giorni di incontri e dibattiti a Velletri tra i rappresentanti delle organizzazioni della società civile irachena. Per capire il futuro del paese.

L’Iraq è sparito dai radar distratti dei mezzi di informazione italiani. Eppure continua ad essere un paese – e un conflitto – fondamentale per gli equilibri del Medio oriente e per gli scenari della guerra globale. Per questo, a sei anni di distanza dall’inizio dell’invasione statunitense e occidentale, 46 organizzazioni della società civile irachena si ritrovano in Italia, a Velletri, per cinque giorni di dibattiti, seminari, workshops e analisi sul futuro del paese. E’ un’occasione unica, soprattutto per loro. Perché in Iraq, nonostante il miglioramento della situazione complessiva della «sicurezza», un incontro del genere non è ancora pensabile. Troppe censure sulla stampa e sulla libertà di espressione; troppi divieti sull’attività sindacale libera [ancora regolata dalla legge antisindacale dei tempi di Saddam Hussein]; troppi limiti alla libertà di organizzazione delle donne, strette tra le conseguenze quotidiane del conflitto e la ripresa di un’islamizzazione della società in senso tradizionale e conservatore.
A organizzare la conferenza di Velletri, è stato Un Ponte per… la Ong italiana nata all’indomani della prima guerra del Golfo e impegnata da diciotto anni nel sostegno alla popolazione dell’Iraq. Assieme a Un Ponte per… altre organizzazioni della società civile internazionale, come Alternatives, Focus on the Global South, International Alliance of Inhabitants, International Civilian Campaign for the Protection of Palestinians, People’s Health Movement, Transnational Institute, War on Want, Ewa Jasiewicz.
L’organizzazione di un incontro del genere, spiega Fabio Alberti, di Un Ponte per… «nasce dal tentativo di rispondere a due bisogni: il primo è quello di un confronto diretto tra le organizzazioni irachene che, ciascuna nel proprio campo e ciascuno nel proprio territorio, stanno lavorando per cercare di costruire un futuro democratico e pacifico per i cittadini. La seconda è cercare di fare il punto sulla situazione dell’Iraq, in un anno cruciale. Il cambio della guardia alla Casa bianca, infatti, è solo uno dei fattori che influenzano la vita dell’Iraq. A gennaio ci sono state le elezioni regionali e a fine anno ci saranno quelle politiche. E di sicuro guardare il paese solo con gli occhi dei politici e delle istituzioni non basta a capire cosa c’è in gioco tra questi due eventi e che cosa accade ogni giorno».
La conferenza è articolata in sessioni di lavoro quotidiane, con la maggior parte del tempo dedicata a discussioni a porte chiuse tra i rappresentanti delle organizzazioni irachene, coadiuvati da esponenti della società civile internazionale. Tra i temi all’ordine del giorno, le sfide che la società civile irachena si trova ad affrontare; il rapporto con la cooperazione internazionale; l’approfondimento della situazione su alcuni specifici punti come lo stato dei media e dell’informazione, le politiche di welfare e sindacali, la condizione dei giovani, il ruolo delle donne, le questioni riguardanti la militarizzazione e la sicurezza, lo status delle minoranze, i diritti umani, il contesto economico e la gestione delle risorse, a partire dal petrolio, che rimane la principale «opportunità» economica del paese, ma anche il principale oggetto dei desideri delle multinazionali e dei governi stranieri. Ai rapporti con le organizzazioni internazionali e a come costruire una «solidarietà efficace» saranno dedicati, inoltre, diversi seminari e l’intero quarto giorno della conferenza, che servirà pure a tirare le somme della conferenza e a capire come far procedere il dialogo e la collaborazione tra le organizzazioni sociali irachene.
I cinque giorni si concluderanno con una conferenza stampa, il 31 marzo alle ore 10,30, presso l’Associazione stampa estera [via dell’Umiltà, 83, Roma] e con un incontro pubblico, alle ore 17 presso la sala Di Liegro del palazzo della Provincia di Roma [via IV novembre].

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