Codice di condotta per le Ong, “a rischio molte vite”


Redattore Sociale


L’analisi di Unicef. Nel 2017 sono arrivati via mare quasi 90 mila rifugiati e migranti (15% bambini e ragazzi). Tra gennaio e giugno i team supportati dall’organizzazione sulle navi hanno identificato 2.343 bambini a rischio. “Restrizioni sui salvataggi in mare o rimandare i bambini rifugiati in Libia non sono soluzioni”


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l codice di condotta proposto per le Ong che eseguono missioni di ricerca e salvataggio, potrebbe mettere a rischio molte vite, soprattutto quelle dei bambini. Ne è convità Unicef che commenta così il nuovo codice proposto dalle Autorità italiane per contrastare la tratta e il traffico. Il documento, ricorda l’organizzazione, da un lato prevede un quadro legislativo più chiaro, dall’altro tende a limitare gli spostamenti e le operazioni delle navi delle Ong nel Mediterraneo Centrale, “tutti cambiamenti che potrebbero indirettamente ostacolare i salvataggi e causare morti”.

“Dall’inizio della crisi migratoria, l’Italia ha compiuto degli sforzi incredibili per salvare i rifugiati e i migranti bloccati in mare e garantire supporto a tutte le persone messe in salvo dalle navi” ha dichiarato Justin Forsyth Vice Direttore generale dell’Unicef. “L’Italia dovrebbe essere lodata per questo. Allo stesso tempo, gli obiettivi di rafforzare il quadro legislativo e di sicurezza – non importa quanto giustificabili – non devono impedire inavvertitamente le operazioni per salvare i bambini ed evitare che anneghino.”

Cosa prevede il Codice. Le navi delle Ong non dovrebbero entrare in acque libiche per condurre operazioni di salvataggio, nè utilizzare le telefonate o i razzi per segnalare la loro posizione alle imbarcazioni di migranti in difficoltà, ricorda Unicef. Secondo il codice, a bordo delle navi delle Ong dovrebbero essere presenti ufficiali di polizia e di sicurezza, “cosa che potrebbe potenzialmente compromettere l’indipendenza delle Ong”. Il codice per l’Unicef “include un piano in cui i bambini potrebbero essere esposti ad un forte rischio di essere rimandati in Libia senza attuare misure di protezione, esponendoli così a reali deprivazioni, danni e gravi violazioni, le stesse principali cause che li hanno spinti a fuggire”.

Finora quest’anno sono arrivati via mare in Italia quasi 90.000 rifugiati e migranti – il 15% dei quali bambini e ragazzi. Sono 70.000 arrivi in più rispetto a tutti gli altri paesi dell’Ue nel Mediterraneo. Tra gennaio e giugno 2017, team supportati dall’Unicef sulle navi di salvataggio hanno identificato 2.343 bambini a rischio e hanno fornito sulle navi a quasi 1.000 donne e bambini kit igienici e altri aiuti di base.

L’Italia continua a farsi carico in percentuale sproporzionata della responsabilità della cura e del sostegno dei rifugiati e migranti in tutta l’Ue”, ha dichiarato Forsyth. “Ma restrizioni sui salvataggi in mare o rimandare i bambini rifugiati in Libia non sono soluzioni. Il resto dei Paesi dell’UE europea e della comunità internazionale devono aumentare in modo deciso l’aiuto all’Italia, sostenendo le missioni di salvataggio, consentendo alle navi di sbarcare e operare nell’interesse dei bambini sradicati”.

Ecco il Piano d’azione in sei punti di Unicef a favore dei bambini sradicati, “sperduti”, che chiedo la protezione di ogni bambino sradicato dalla guerra, dalla violenza e dalla povertà.

  1. Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
  2. Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
  3. Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
  4. Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
  5. Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
  6. Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.
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