Civili uccisi per gioco, bufera sulle truppe Usa
Giuliana Sgrena - ilmanifesto.it
“Una squadra segreta di assassini”, 12 soldati a processo. Uccidevano per sport, per gioco, in Iraq come in Afghanistan.
È stato l'arrivo dall'Iraq del sergente Calvin Gibbs a introdurre anche a Ramrod, nella provincia di Kandahar, il macabro gioco: ammazzare a caso, sparando nel mucchio, e poi portarsi a casa come trofeo le dita dei malcapitati. Dodici soldati americani dovranno affrontare un processo per aver fatto parte di un segreto «kill team» (una squadra per uccidere) che colpiva i civili afghani. La notizia è stata data ieri dal quotidiano britannico Guardian, che ha ripreso lo statunitense Army times. Cinque dei soldati sono accusati dell'uccisione di tre afghani, gli altri sette di aver coperto gli assassinii e di aver picchiato una recluta che avrebbe denunciato l'accaduto.
Calvin Gibbs, 25 anni, che si vantava di averla fatta franca in Iraq, sosteneva che sarebbe stato molto facile «far scoppiare una bomba e uccidere qualcuno». Così insieme ad altri membri dell'unità di fanteria d'assalto di cui faceva parte aveva formato lo squadrone della morte. In particolare quattro di loro, Jeremy Morlock, Michael Wagon, Adam Winfield e Andrew Holmes, oltre a Gibbs, sono sotto accusa da giugno per l'uccisione premeditata di tre afghani. Si tratta di Gul Mudin, colpito in gennaio da una granata a frammentazione mentre si trovava in un campo di papaveri e poi finito a fucilate. La seconda vittima è Marach Agha, ucciso il mese successivo: per giustificare la morte vicino al cadavere era stato lasciato un kalashnikov. L'ultima vittima conosciuta è Mullah Adahdad, ucciso in maggio.
Gibbs nega qualsiasi responsabilità, così gli altri, tranne Marlock che però, secondo il suo avvocato, avrebbe fatto delle affermazioni sotto l'effetto di droghe prescrittegli dai medici in seguito alle ferite al capo riportate in battaglia. Si tratta di ragazzi molto giovani che si sono trovati a combattere contro i taleban in una delle zone più dure dell'Afghanistan sostengono i loro difensori. Ma questo è uno dei crimini di guerra peggiori scoperti finora in Afghanistan e i cinque imputati che sono accusati di aver cospirato per commettere crimini premeditati, di aver fatto uso di droghe, di non aver adempiuto ai loro doveri, di aver colpito un altro soldato, di falsa testimonianza e di aver cercato di ostacolare l'inchiesta rischiano di essere condannati all'ergastolo o alla pena di morte dalla corte marziale che li deve giudicare.
Sempre più scopriamo le degenerazioni a cui porta la guerra. Chi va a combattere in Afghanistan (e prima anche in Iraq) torna devastato dai traumi subiti che possono però portare a reazioni diverse, a commettere crimini efferati com'è il caso di questo «kill team» oppure a suicidarsi o a uccidere altri concittadini dopo il ritorno. In ogni caso si tratta di barbarie come quelle che subiscono, in modo ancora più atroce, i popoli che sono vittime di queste guerre.
Con questo caso siamo arrivati a fare la guerra per gioco, un fatto non molto dissimile da quello che è successo al Cermis, dove i soldati hanno spezzato i fili della funivia per una gara folle. La follia delle guerre moderne, dove i civili diventano i principali nemici, facili da colpire perché disarmati. Uomini, donne e bambini sono facili prede per i criminali di guerra. Che in questo caso hanno individuato anche nuovi trofei: le foto accanto alle vittime e le dita invece dello scalpo, da portare a casa. Chissà se gli autori del macabro rituale arrivano dal West. Quel che è certo è che in questo XXI secolo non mancano gli orrori per competere con quelli del XIX. Forse siamo andati anche oltre.
Fonte: www.ilmanifesto.it
10 Settembre 2010