Cinque anni fa la Corte Internazionale di Giustizia condannava il muro israeliano
Luisa Morgantini
Il muro di apartheid israeliano in Cisgiordania è stato definito illegale dalla CIG. Oggi il muro continua ad essere costruito ed è diventato un simbolo del disprezzo da parte di Israele del diritto internazionale e del fallimento della Comunità Internazionale.
Il 9 luglio della scorsa settimana è stato il quinto anniversario dalla condanna da parte della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) del muro di apartheid israeliano in Cisgiordania, definito come illegale.
La CIG, infatti, dichiarava che la costruzione israeliana del muro all’interno dei Territori Occupati Palestinesi (OPT), anche dentro e attorno Gerusalemme Est, viola gli obblighi di Israele verso il diritto internazionale, che Israele deve cessare i lavori per la sua costruzione e distruggere le parti già costruite, ponendo fine al contempo all’intero sistema di rigide restrizioni alla libertà di movimento dei Palestinesi in Cisgiordania, perché tali restrizioni rappresentano una violazione dei diritti umani.
Tuttavia, niente di ciò è accaduto. Al contrario Israele continua ad essere incurante e sprezzante della legalità internazionale.
Il muro è ancora là e continua ad essere costruito: dalla sentenza della Corte di Giustizia sono stati costruiti altri 200 km circa, arrivando ad un totale di 413 km – circa il 60% dei programmati 709 km il cui percorso corre in profondità all’interno della West Bank ( e non lungo la linea verde) con lo scopo di inglobare le colonie israeliane nei Territori Occupati Palestinesi.
Il muro è diventato un simbolo dell’arroganza e dell’arbitrarietà israeliana, rubando terre e risorse ai Palestinesi, creando veri e propri ghetti e enclave soffocanti abitati da 312.810 Palestinesi, deportando migliaia di Palestinesi e minacciando di cacciarne altri 90.000 a causa del muro.
Ma non è tutto: oltre 600 check point strangolano la libertà di movimento per i Palestinesi insieme ad un sistema ampiamente diffuso di bypass road riservate solo ai coloni israeliani.
E questa la democrazia Israeliana e il rispetto della dignità umana? E’ questa una chiara volontà di operare per la pace, privando il popolo palestinese dei diritti fondamentali?
Ma tutto ciò è stato ed è possibile anche grazie alla connivenza e all’impotenza della Comunità Internazionale che non è stata capace né forte abbastanza per imporre ad Israele, attraverso ogni tipo di pressioni, il rispetto della legalità e di adempiere ai suoi obblighi rispetto al diritto internazionale.
E la giustificazione non può essere il bisogno di sicurezza di Israele contro gli attacchi di gruppi estremisti palestinesi, che vanno certamente fermati, ma è da lungo tempo che fortunatamente non vi sono attacchi suicidi e omicidi da parte palestinese, e invece l’occupazione militare e l’esproprio e la demolizione di case continuano.
La comunità internazionale dia valore a tutti quei Palestinesi, sostenuti da attivisti israeliani (che fanno l’onore di Israele) e internazionali nella difesa dei loro diritti: insieme resistono in modo non violento con manifestazioni di protesta che si tengono ogni settimana in villaggi come Bil’in, Ni’lin, e Ma’asara le cui terre continuano ad essere confiscate dal muro.
Tutte e tutti quegli attivisti hanno bisogno del massimo sostegno da parte della Comunità Internazionale e delle Istituzioni. Sia loro che anche il rispetto della legalità meritano i nostri fatti e le nostre voci per chiedere – così come ribadito di recente dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nei Territori Occupati (OHCHR-Office of the UN High Commissioner for Human Rights, oPt)- al Governo Israeliano di rispettare la Corte di Giustizia e di smantellare il muro all’interno dei Territori Occupati Palestinesi, risarcendo ogni danno subito dalle persone a causa del muro, e ponendo fine all’occupazione militare nella Cisgiordania così come all’assedio che a Gaza punisce collettivamente un milione e mezzo di civili, al fine di assicurare a tutti i Palestinesi i loro diritti legittimi, il diritto alla libertà di movimento, il diritto al lavoro, diritto di istruzione e diritto alla salute.
Info: Luisa Morgantini
luisa.morgantini@europarl.europa.eu; www.luisamorgantini.net
13 luglio 2009