Cina, Bo Xilai incriminato per corruzione e abuso di potere


Andrea Pira


Si sta per concludere il più grave scandalo politico degli ultimi vent’anni in Cina. Il processo al deposto ex leader del Partito a Chongqing potrebbe celebrarsi già ad agosto.


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Il più grave scandalo politico in Cina da decenni sta per arrivare a una conclusione. In questa direzione sembra andare la decisione di incriminare formalmente Bo Xilai per corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere. Il processo contro l'ex stella nascente della politica oltre Muraglia potrebbe celebrarsi a porte chiuse entro un mese nella città di Jinan, nello Shangdong, quando è trascorso un anno e mezzo dal tentativo di fuga del sodale di Bo, Wang Lijun, che cercando riparo nel consolato Usa di Chengdu diede inizio alla vicenda.

La deposizione dell'ex potente leader del Partito comunista nella megalopoli di Chongqing è equivalsa ad una esposizione al pubblico delle lotte interne alla dirigenza cinese. Lo scandalo è deflagrato nell'anno in cui il Pcc andava a congresso per la scelta della nuova leadership, insediatasi lo scorso marzo, che guiderà la Repubblica popolare per i prossimi due lustri.

Chiudere la vicenda entro l'estate toglierebbe un peso alla dirigenza cinese in vista del Plenum del Comitato centrale del partito in autunno, in cui si stabiliranno le misure di riforma dell'economia cinese il cui modello sembra ormai mostrare i propri limiti. Un appuntamento, quello autunnale, che porta con sé riferimenti storici di un certo peso. Il Plenum sarà il terzo dell'attuale Comitato centrale, come il terzo fu quello che ai tempi di Deng lanciò il processo di riforma della Cina che usciva dall'epoca maoista.

Processi di questo genere comportano consenso all'interno della dirigenza. Il procedimento contro Bo Xilai è stato presentato al pubblico come parte della campagna lanciata dal presidente Xi Jinping per la lotta contro la corruzione all'interno del Pcc, accostato all'altro processo di primo piano celebrato nelle scorse settimane, quello contro l'ex ministro delle ferrovie Liu Zhijun condannato a morte con sospensione della pena.

Bo che, gode ancora di popolarità a Chongqing, conquistata attraverso progetti edilizi e lotta alla criminalità organizzata, è accostato a una delle tigri da combattere, ossia quei funzionari locali le cui ambizioni e potere personale sono diventati troppo grandi e rischiano di mettere a rischio la stabilità agognata dal centro. Anche per questo, diversi commenti hanno cercato di separare la vicenda “personale” di Bo dalla gestione e dallo sviluppo della megalopoli da 32 milioni di abitanti.

Da funzionario dello Stato, ha scritto l'agenzia Xinhua, Bo “ha tratto vantaggio dalla sua posizione per ottenere benefici per altri e ha ricevuto illegalmente denaro e oggetti in grandi quantità. Ha inoltre sottratto una quantità estremamente grande di fondi pubblici e abusato del suo potere con perdite per gli interessi del popolo e dello Stato”. L'ex leader di Chongqing, secondo le stime del South China Morning Post, si sarebbe appropriato di 25 milioni di yuan, pari a circa 4 milioni di dollari,poco più di un terzo dei 64 milioni di yuan ottenuti dall'ex ministro delle finanze e molto al di sotto della cifra di un milione di yuan che circolava nei mesi scorsi.

Questo genere di accusa, commenta il politologo Bo Zhiyue alla Reuters, potrebbero in teoria calzare per uno qualsiasi dei componenti del Politburo del partito.

Nessun accenno invece è stato fatto alla presunta copertura dei delitti imputati alla moglie Gu Kailai, condannata a morte con sospensione della pena per il controverso omicidio dell'uomo d'affari britannico Neil Heywood, il cui cadavere fu ritrovato in una stanza d'albergo di Chongqing a novembre del 2011. Anche per questo la condanna a morte sembra improbabile. Indiscrezioni che circolano in questi giorni parlano di una condanna a 15 anni reclusione.

C'è poi il contorno di indiscrezioni trapelate durante i mesi agli arresti. Il rifiuto di collaborare, lo sciopero della fame, la scelta di farsi crescere barba e capelli in segno di protesta con le condizioni di detenzione di cui circola anche una foto che assomiglia molto a un fotomontaggio. Sul caso pesano inoltre le origini familiari del leader deposto e ormai espulso dal Partito: è figlio di Bo Yibo, uno degli otto immortali compagni di Mao ai tempi dell'epopea rivoluzionaria, un “principino rosso” come il presidente Xi Jinping.

Scritto per Formiche.net

Fonte: www.lettera22.it
24 luglio 2013

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