Ci vuole una bussola, e non può che essere quella della qualità del nostro prodotto
Articolo 21
Intervento al Congresso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana di Maria Luisa Busi: “Sono bei giorni, quando hai molto tempo per pensare perché sei chiuso in una stanza senza far nulla. Almeno capisci chi sono gli amici e i nemici…”.
Care colleghe e colleghi, sono bei giorni, quando hai molto tempo per pensare perche' sei chiuso in una stanza senza far nulla. Almeno capisci chi sono gli amici e i nemici. E i falsi amici, quelli che ti mettono la mano su una spalla e ti dicono pensa alle tue figlie. Pero' vorrei dirvi una cosa. Non sono una vittima. Sono una che ha fatto una scelta per dare una testimonianza civile, da giornalista. Per far capire ai cittadini che non siamo tutti brutti sporchi cattivi e lottizzati. Che c'e' dignita' in questo mestiere. E come in tutte le scelte ne pago le conseguenze pesanti, ma largamente prevedibili, con i tempi che corrono.
Si sa chi dissente deve essere distrutto. Ha fatto bene Roberto Natale a ricordare Dino Boffo. Vittima di un killeraggio indegno di un paese civile. Vi assicuro che parole come "Tosa Ciacolante cronista senza cronaca" "editorialista senza editoriali" come simpaticamnete mi ha definito Libero dopo che parlai del disastro, non del miracolo, dell'Aquila, sono parole che pesano. Ma sono momenti in cui conosci persone straordinarie, come Alex Corlazzoli. E' uno di noi. Uno che fa il gornalista praticamente gratis per passione.
Tant'e' che per comprarsi il pane deve fare il maestro precario, naturalemnte. A 35 anni vive coi genitori, mangia una volta al giorno e risuola le scarpe. E siccome poche volte riesce a pubblicare gli articoli sraordinari che scrive, me li manda. Sui ragazzi dello Zen di Palermo, su quelli di Scampia, sui preti di strada, sulla associazione che tra i sassi di matera porta i film nei piccoli paesei. E mi dice Maria Luisa perche' non lo raccontiamo questo paese. Gia' perche'?
Sono bei tempi. Quelli dove il destino di centinaia di persone e delle loro famiglie e' appeso a un sì o un no. E piangono i vecchi operai di questa guerra tra poveri per 1100 euro al mese. Ma non vi voglio tediare con l'Italia sfigata che non raccontiamo e su cui io piango, come ha scritto di me Panorama, lo sapete che quell'Italia non la raccontiamo piu'. Ci sono le caramelle per i telespettatatori, ci mancherebbe. Almeno non li chiama piu' zuccherini il direttorissimo, almeno le considera adesso persone e non cavalli quelli che dovrebbero essere gli unici suoi interlocutori, i nostri unici interlocutori. I cittadini.
E allora lo sciocchezzario si arricchisce di storie meravigliose- leggi travaglio. E questo nel paese coi salari peggiori d'Europa, con una crisi sociale e economica drammatica, con uno scadaloso conflitto di interessi, con l'indifferenza dilagante, con la peggiore condizione di parita' femminile. Chi la vive questa vita non ci puo' perdonare e ci presenta il conto. E non puo' perdonare neanche un sindacato che passa due pomeriggi a decidere dei propri posticini anziche' di come si debba difendere il diritto delle persone a non diventare invisibili.
So bene che molti in questa sala pensano: ah pero' questi della televisione. Ma vorrei dire loro che il problema della Rai e della qualita' dell'informazione del primo giornale del servizio pubblico non e' un problema mio, o nostro. E' un problema di tutti noi, perche' e' un problema per il Paese, in un Paese che si informa ancora all'83 per cento con la tv, e forma il proprio consenso. Il fatto che sia terra di conquista di corsari strapagati che fanno solo gli in teressi loro e di una parte politica, non e' cosa solo mia, ma anche vostra. Neache un pezzo sullo scandalo della parentopoli romana, ma un pezzo al giorno su lombardo.
Solo per fare un esempio. Il libro bianco delle notizie non date e delle notizie manipolate del tg1 sta diventando una enciclopedia. E allora pensi che il calo degli ascolti e la credibilita' sotto zero produrranno prima o poi delle conseguenze. Invece non accade nulla. E allora pensi che una gestione, diciamo disinvolta, della carta di credito aziendale porti a delle conseguenze. Invece nulla. Anzi si pensa di accrescere la credibilita' e l'equilibrio di quello che e' diventato un'arma di distrazizone di massa con una ulteriore piccola clava mediatica. Una rubrica che parlera' delle cantonate e delle faziosita' dei colleghi della carta stampata. Media si chiamera'. Bella pensata. Quanti minuti sottratti al racconto del paese, quanto spreco.
La misura e' colma. Spero che al tg1 i colleghi se ne stiano rendendo conto che cosi' si muore. Vado a chiudere.
Penso che una parola andrebbe aggiunta a quelle del titolo del nostro congresso. Sfide, cambiamento, lavoro, qualita', diritti, liberta', democrazia. Sono le parole manifesto per noi. Aggiungiamo la parola etica. Non si partecipi al killeraggio, si dicano dei no ai direttori, si levi la firma ai pezzi, non si ceda al mercato delle promozioni e delle prebende.
Tanti soldi talvolta che sono uno schiaffo in una azienda in crisi. Ma anche poche briciole, una mezza conduzione, una apparizione serale. Sono scelte che creano recinti ormai, chi e' dentro e chi e' fuori. Creano liste di proscrizione, creano esclusioni per chi non ci sta. Piu' schiena dritta colleghi. Piu' etica. Questa anche e' materia sindacale. Dovra' esserlo in questi anni, senno' muore la professione che amiamo.
Ci vuole una bussola, e non puo' che essere quella della qualita' del nostro prodotto, dei fatti, della verita', della pluralita' delle opinioni. Prima o poi alcuni di noi quella busssola la riprenderanno in mano. Non ci stanchiamo di lottare per afferrarla.
Fonte: Articolo21
15 gennaio 2011