Che fare in Libia? Un’altra guerra non risolverà i problemi
Tavola della pace
Ripubblichiamo l’intervista fatta da Emanuele Giordana e Alessandro Rocca il 19 febbraio scorso allo storico Del Boca, che metteva in guardia su un ennesimo errore:“non basteranno 300mila soldati.”
Se faremo la guerra “non basteranno 300mila soldati.” Per cercare di capire cosa sta succedendo in Libia e cosa deve fare l’Italia, la Tavola della pace ha realizzato una video-intervista al giornalista e storico Angelo Del Boca che mette in guardia su un ennesimo errore.
Ecco la trascrizione della video intervista realizzata da Emanuele Giordana e Alessandro Rocca: https://youtu.be/cOxD1PkL2KA (durata 9’45)
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La Libia è un paese ricchissimo. Pare che le riserve di petrolio siano tra le più importanti di tutta l’Africa e forse anche dell’Asia.
La Libia vive in parte sull’acqua, e il famoso viaggio che ha fatto fare a Gheddafi che ha preso la cisterna di acqua che c’era a 1100 metri di profondità e l’ha portata fino a Tripoli, un viaggio enorme che gli è costato 30 miliardi.
E accanto all’acqua c’è il petrolio. Quindi è un paese da quel punto di vista lì ricchissimo, ricchissimo, tant’è vero che nessun italiano può dire “mi hanno fermato ad un posteggio per lavarmi i vetri della mia automobile”, non avete mai visto assolutamente un libico, un senegalese, un maliano, un egiziano ma mai un libico perchè i libici stavano bene, avevano una, come possiamo dire, un reddito pro capite che si avvicinava a quello degli europei e vi era 4 o 5 volte più importante addirittura del reddito sudafricano quindi era un paese felice, ricco e naturalmente importante perchè ogni giorno si parlava della Libia, nel bene e nel male si parlava della Libia, quindi questo era il paese che io ho conosciuto ed era un paese che da 42 anni, l’ultima volta che sono andato in Libia c’era ancora Gheddafi, ebbene era il paese che lui aveva plasmato e in 42 anni l’aveva tenuto unito cosa che oggi abbiamo visto sembra impossibile unire un paese fatto di 140 tribù.
Il futuro della Libia
Il piano che è stato designato per la Libia, in parte in Italia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, all’ONU, ecc… si basa sul fatto di riconciliare Tobruk con Tripoli e tenere unito questo paese.
Abbiamo visto che fino ad oggi il tutto diventa molto difficile, perchè quello che pensa Tobruk è diverso da quello che pensa Tripoli, innanzitutto perchè Tripoli è in un certo senso, non dico che guardi all’Isis ma insomma ha una certa debolezza nei confronti, Tobruk invece è un paese che assolutamente è contrario ecc.. anche perchè come capo del suo esercito c’è il generale Haftar che è un generale, che era un vecchio generale di Gheddafi, poi è stato in America ecc..
Perché è difficile mettere insieme questi due blocchi? E’ difficile perché il potere non è solo in mano a Tripoli e Tobruk. Questo è il grosso errore che a mio avviso stanno facendo tutti, perchè credono che con la soluzione di, con l’avvicinamento di questi due blocchi tutto il fatto è ormai, diciamo, è concluso. Non è concluso così perchè le 140 tribù della Libia, ognuno in questi 3, 4 anni dopo l’accaduto di Gheddafi s’è creato una specie di piccolo stato, e naturalmente con la certezza di poter utilizzare la ricchezza di questo piccolo stato e quindi è difficile che anche se domani si arriva ad un accordo tra Tobruk e Tripoli ci sarà sempre tutto il centro della Libia intorno a Sliten che sono in disaccordo completo.
E’ stato un errore gravissimo quello di far cadere Gheddafi perchè hanno fatto una guerra per abbatterlo senza una soluzione per il dopo, che era la cosa più importante da fare; ecco c’è ancora uno dei figli di Gheddafi che è in Libia e che è l’uomo, tra l’altro ha tre lauree quindi non è un, diciamo, un analfabeta ma al contrario, era l’uomo che, con l’assenso del padre, aveva già deciso di fare la prima costituzione libica. Ora il fatto che lui facesse la costituzione libica voleva dire che la Libia stava facendo un passo in avanti enorme: non solo per 42 anni Gheddafi aveva tenuto in piedi questo paese, però aveva anche cercato di renderlo democratico, cosa che sembrava impossibile con Gheddafi, ma il figlio era molto più avanti del padre e ecco, quando tutte le operazioni saranno fatte, se avranno dimenticato questo signore, ebbene sarà un errore gravissimo, perchè secondo me è l’uomo che incarna veramente la Libia. Io ho conosciuto il padre e anche il figlio e debbo dire che sono due persone molto più intelligenti di quanto normalmente si creda. Il padre, per esempio, quando gli ho fatto l’ultima intervista, che è durata 2 ore e un quarto, continuava a farmi domande e le faceva in una maniera così aggressiva che voleva sapere tantissime cose. Sono rimasto veramente allibito, stupito dalla sua curiosità continua.
I rischi di una guerra
I rischi che si possono già identificare in maniera assoluta è quello di una guerra a terra perchè la guerra aerea, abbiamo visto quello che sta accadendo in Siria si abbattono sopratutto ospedali, case civili, tutti i giorni c’è un 30/40 morti di gente che non c’entra niente con la guerra; ecco il grosso rischio di rifare una guerra aerea è quello.
Se si fa una guerra a terra, a mio avviso, non bastano 300.000 uomini. Ora diventa ridicolo quando la nostra ministra della guerra dice “noi abbiamo 5000 uomini pronti a partire” ma 5000 uomini a cosa servono? Servono per presidiare un paese e nient’altro. Insomma, io credo che se si farà una guerra a terra sarà una guerra difficilissima. E quindi credo che ci penseranno molte volte prima di fare un attacco che possa apparire come un’aggressione.
Il ruolo dell’Italia
Io penso che l’Italia dovrebbe comportarsi in questa maniera. poiché in realtà è il paese che conosce meglio la Libia, non fosse altro perchè è diviso soltanto da un braccio di mare, ma anche perchè è stato anche una nostra colonia per molti anni e quindi la conosciamo benissimo anche perché ci abbiamo versato sangue italiano e sangue libico, ma soprattutto sangue libico e quindi noi la conosciamo molto bene, conosciamo tutte le varie tribù eccetera…
Io penso che l’Italia l’unica cosa che può fare oggi in Libia è di aiutare a creare un esercito nazionale e una polizia nazionale, perchè la guerra, se la devono fare, la devono fare i libici non gli italiani o gli stranieri. Gli stranieri possono essere presenti come istruttori, come persone che danno così, forza militare, aerei, carri armati… ma sopratutto istruzione e quindi per esempio l’invio di carabinieri che sono i migliori istruttori del mondo, veramente, sarebbe una cosa fattibile e non avremmo delle grosse perdite, anche se dobbiamo tenere presente che se si fa una guerra in Libia le perdite ci sono comunque.
Tavola della pace
19 febbraio 2016