Centomila passi francescani
Uno dei 200.000 in marcia
Perugia-Assisi 2011. Io c’ero. Da Rescaldina per incontrare facce pulite e sguardi pacificati, desiderosi di giustizia.
Partecipo, l’ultimo fine settimana di settembre, alla Marcia della Pace, da Perugia ad Assisi.
Per la quarta volta ripeto quest'esperienza e, quindi, consapevolmente, ho già messo nel conto scomodità e fatiche.
Il sabato notte in pullman, a rincorrere un improbabile filo di sonno, l'arrivo precoce in una Perugia intorpidita, l'attesa del “pronti via” che non arriva mai e noi pigiati come sardine in via Cavour.
I larghi sorrisi, che sbucano dalle finestre imbandierate, consegnano la cittadina umbra ad una dimensione di festa contagiosa.
Si sciolgono i lacci ed inizia il cammino. Sono ventisei i chilometri e so che, per arrivare ad Assisi, dovrò mettere in fila e macinare, a forza di volontà, più o meno centomila passi. Sono qui per cercare quel che non dubito che troverò: l'entusiasmo di giovani che credono fermamente in un futuro migliore e che vogliono arginare la marea di parole vuote e miseri esempi che rischia di travolgerli.
Ho bisogno di incontrare facce pulite e sguardi pacificati, desiderosi di giustizia. Ho
disperata urgenza di incrociare cuori incorrotti che parlino una lingua univoca , sperando che qualche brandello resti attaccato anche al mio, finito rincantucciato in un angolo.
Procede il serpentone, interminabile e pluralista, col suo carico di varia umanità: siamo in decine di migliaia, ci sono i boy-scout e gli alternativi, scuole e associazioni, l'Acli ed Emergency, i migranti ed i sindaci. Ci siamo anche noi rescaldinesi, una trentina, di diverse provenienze sociali ed umane, siamo mariti e mogli, figlie, amiche di lungo corso, siamo il consigliere comunale, la veterinaria coetanea ed il liceale sedicenne alla prima uscita.
Strizzati dall'asfalto, accaldati camminatori, sfiliamo tra le colline velate dall'afa di un'estate che non vuole cedere il passo.
Quella di oggi è una marcia speciale, cinquant'anni fa, nel 1961, si è svolta la prima. Da allora, tra alti e bassi, tra entusiasmi e ambiguità, ce ne sono state diciassette.
I passi si susseguono a tamburo battente. Stranamente, trovo forza col passare dei chilometri, avendo azzeccato pochi ed essenziali ingredienti: i sandali francescani, un largo cappello da cow-boy, calzoncini e borraccia alla cintola.
Ormai ci siamo: Assisi è sullo sfondo, prima un puntino, poi sempre più vicina che la puoi baciare.
Deposti calzature e copricapo, dò l'assalto ad un triplo gelato.
All'ombra di Santa Maria degli Angeli.
Ettore Gasparri