Castellammare di Stabia alla marcia: “Maggiore importanza nella nostra città per l’Assessorato alla Pace”
Uno dei 200.000 in marcia
Perugia-Assisi 2011. Io c’ero… Ecco l’articolo pubblicato su www.stabiachannel.it che racconta la partecipazione del Comitato stabiese per la pace.
Domenica 25 settembre "Il comitato Stabiese per la pace- Perugia-assisi 2011" ha partecipato alla 50° edizione della Marcia per la pace e per la fratellanza dei popoli organizzata per la prima volta da Aldo Capitini, fondatore del movimento Nonviolento.
Una marcia da Perugia ad Assisi, lunga 24 km nella quale si consolida l'importanza del messaggio di pace da parte di un Italia pacifista che ricorda l'art 11 ("L'italia ripudia la guerra ….).
Circa 100 persone del comitato, nato il 24 maggio dall'unione di associazioni (quali la Casa della Pace e della Nonviolenza, Gli amici della Filangieri, il circolo di Legambiente) e movimenti giovanili dei partiti di Castellammare (Giovani pd Gragnano, Giovani SEL, Giovane Italia e Italia Domani), hanno aderito a quest'importante appuntamento grazie anche alla disponibilità del Comune di Castellammare di Stabia e alla Provincia di Napoli che hanno reso possibile la partecipazione dei numerosi giovani concedendo i mezzi necessari per raggiungere Perugia.
Importante e motivo d'orgoglio per il Comitato è stata la partecipazione dell'Assessore Angiò in rappresentanza del Comune di Castellammare di Stabia che ha cosi garantito la "presenza" del Gonfalone della nostra Città.
Un sentito ringraziamento anche ai consiglieri comunali Russo(PD) e Zingone (SEL) che si sono mostrati da subito sensibili all'avvenimento partecipando fisicamente alla marcia.
In conclusione il Comitato, considerando l'importanza della tematica della Pace e della Nonviolenza purtroppo sempre infangate dalle escalation violente a cui assistiamo ogni giorno, si auspica che al più presto possa esser rivestito della giusta importanza nella nostra città l'Assessorato alla Pace che meriterebbe, a nostro modesto avviso, maggior spazio e attenzione.
Di seguito pubblichiamo la mozione finale della marcia letto sulla roca di Assisi:
A conclusione della Perugia-Assisi, che abbiamo convocato a cinquant'anni dalla prima Marcia organizzata il 24 settembre 1961 da Aldo Capitini, vogliamo lanciare un nuovo appello per la pace e la fratellanza dei popoli.
Lo facciamo richiamando il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che proclama: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".
La fratellanza dei popoli si basa sulla dignità, sugli eguali diritti fondamentali e sulla cittadinanza universale delle persone che compongono i popoli. I diritti umani sono il nome dei bisogni vitali di cui è portatrice ogni persona. Essi interpellano l'agenda della politica la quale deve farsi carico di azioni concrete per assicurare "tutti i diritti umani per tutti" a livello nazionale e internazionale. La sfida è tradurre in pratica il principio
dell'interdipendenza e indivisibilità dei diritti umani – civili, politici, economici, sociali e culturali – e ridefinire la cittadinanza nel segno dell'inclusione. L'agenda politica dei diritti umani comporta che nei programmi dei partiti e dei governi ciascun diritto umano deve costituire il capoverso di un capitolo articolato concretamente in politiche pubbliche e misure positive.
Il nostro appello per la pace e la fratellanza dei popoli contiene alcuni principi, proposte e impegni:
Principi
Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se continuiamo a spendere 1.6 trilioni di dollari all'anno per fare la guerra non riusciremo a risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo: la miseria e la morte per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, le mafie, la criminalità organizzata e la corruzione. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dalla sicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune.
Secondo. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità della politica e dell'economia. Dobbiamo mettere al centro le persone e i popoli con la loro dignità, responsabilità e diritti.
Terzo. La nonviolenza è per l'Italia, per l'Europa e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, metodo e stile di vita, strumento di liberazione, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia e costruire persone, società e realtà migliori.
Quarto. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli, a livello personale, nelle nostre comunità come nelle relazioni tra i popoli e gli stati. La logica perversa dei cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, del profitto e della competizione globale sta impoverendo e distruggendo il mondo. La solidarietà tra le persone, i popoli e le generazioni, se prima era auspicabile, oggi è diventata indispensabile.
Quinto. Non c'è pace senza una politica di pace e di giustizia. L'Italia, l'Europa e il mondo hanno bisogno urgente di una politica nuova e di una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani. Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario sviluppare la consapevolezza delle responsabilità condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico.
Sesto. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo costruire e diffondere la cultura della pace positiva. Una cultura che rimetta al centro della nostra vita i valori della nostra Costituzione e che sappia generare comportamenti personali e politiche pubbliche coerenti. Per questo, prima di tutto, è necessario educare alla pace. Educare alla pace è responsabilità di tutti ma la scuola ha una responsabilità e un compito speciali.