Caso Calipari, la tesi Usa e la verità lontana
Giuliana Sgrena - ilmanifesto.it
Le rivelazioni di Wikileaks hanno un merito, quello di aver risvegliato l’attenzione su quanto successo a Baghdad il 4 marzo del 2005, quando fu ucciso Nicola Calipari, l’eroe dimenticato.
Le rivelazioni di Wikileaks hanno un merito, quello di aver risvegliato l'attenzione su quanto successo a Baghdad il 4 marzo del 2005, quando fu ucciso Nicola Calipari, l'eroe dimenticato. La ricostruzione venuta fuori dai documenti pubblicati dal sito internet sembra più funzionale alla tesi sempre sostenuta dagli americani che a fare luce su quell'episodio. La verità probabilmente non la scopriremo mai. Wikileaks ha pubblicato i files segreti degli americani e quindi non è sorprendente che su alcuni fatti siano reticenti. L'uccisione di Nicola Calipari è uno di quelli. Secondo le rivelazioni la sparatoria contro l'auto su cui viaggiavamo quella sera è avvenuta dopo una segnalazione dello sceicco Hussein (della moschea Mustafa di Baghdad, capo di al Qaeda?). Il religioso avrebbe segnalato che la macchina (una Chevrolet blu, ma noi eravamo su una Toyota Corolla grigio chiaro) era imbottita di esplosivo, dunque si sarebbe trattato di un'autobomba. Innanzitutto non so se sheikh Hussein fosse il capo di al Qaeda a Baghdad, ma, avendolo incontrato, mi sembra abbastanza strano che un personaggio così pericoloso si mostrasse in pubblico. Ma se sheikh Hussein fosse stato un capo riconosciuto di al Qaeda è verosimile che i servizi americani prendessero per buone le soffiate di al Qaeda? Mi sembrerebbe per lo meno ingenuo oltre che inverosimile.
Comunque io non ero su una Chevrolet blu, ma può essere che la macchina che mi aveva portato all'appuntamento (prima della liberazione) fosse effettivamente di quel tipo e quella era probabilmente imbottita di tritolo. Io non so che macchina fosse perché ero bendata. I miei sequestratori però mi avevano detto che dovevamo stare attenti, perché se ci fosse stato qualche problema (con le truppe americane o con iracheni), avrebbero aperto il fuoco e tutti saremmo saltati in aria. Evidentemente – questo è ciò che avevo dedotto allora – la macchina era imbottita di esplosivo. Ma poi quell'auto l'avevamo abbandonata, la macchina con la quale Nicola era venuta a prendermi sicuramente non era un'autobomba e l'elicottero americano che incombeva su di me – su tutti noi – al momento del rilascio non poteva aver ignorato il cambio. Oltre al fatto che le telefonate di Andrea Carpani, l'autista anche lui agente del Sismi, all'ambasciata e all'ufficiale di collegamento con gli americani avevano esplicitato il nostro percorso.
Sono tutti elementi che mi inducono a pensare che il documento rivelato da Wikileaks sia la versione americana dei fatti, quella che hanno sempre sostenuto per giustificare la sparatoria e l'uccisione del numero due della sicurezza di un paese alleato. Ma non può esserci giustificazione per un simile atto e nemmeno la guerra può arrivare a tanto. Il Pentagono e l'amministrazione Usa hanno fatto fuoco e fiamme su queste rivelazioni, noi chiediamo all'amministrazione Obama – che ha sempre rifiutato l'ingiusta guerra in Iraq – di contribuire a ristabilire la verità sulla morte di Calipari e su molte altre morti. Sarebbe il modo più onorevole per lasciare un paese che ha subito troppa violenza e sopraffazioni.
Fonte: IlManifesto
24 ottobre 2010