Carta per un mondo senza violenza: "La pace si costruisce con la giustizia"
La redazione
Al termine dell’ottavo summit mondiale: "Noi, premi Nobel per la pace ed organizzazioni Nobel per la pace, riaffermando il nostro impegno verso la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, preoccupati della necessità di porre fine alla diffusione della violenza, facciamo appello alla comunità internazionale".
Nessuno Stato o individuo può essere sicuro in un mondo insicuro. I valori della non violenza, negli intenti, nei pensieri e nelle prassi, sono passati da un’alternativa ad una necessità.
Siamo convinti che il rispetto dei principi della non violenza introdurrà un ordine mondiale più civile e pacifico, in cui sistemi più equi ed efficaci di governance, rispettosi della dignità umana e della sacralità della vita possano diventare una realtà.
Le nostre culture, le nostre storie e le nostre vite individuali sono intercollegate e le nostre azioni sono interdipendenti. Oggi come non mai, crediamo che ci sia una verità che ci attende: il nostro è un destino comune, un destino che sarà determinato dalle nostre intenzioni, decisioni ed azioni di oggi.
Siamo fermamente convinti che creare una cultura della pace e della non violenza, pur essendo un processo lungo e difficile, sia un obiettivo nobile e necessario. Affermare i principi enunciati in questa Carta è un primo passo, di importanza vitale, per garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità e realizzare un mondo senza violenza.
Noi, Premi Nobel per la Pace ed Organizzazioni Nobel per la Pace,
Riaffermando il nostro impegno verso la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
Preoccupati della necessità di porre fine alla diffusione della violenza a tutti i livelli della società e, soprattutto, alle minacce che si pongono a livello globale contro l’umanità.
Riaffermando che la libertà di pensiero e di espressione è alla radice della democrazia e della creatività,
Ricordando che violenza si manifesta in molte forme, quali conflitto armato, occupazione militare, povertà, sfruttamento economico, distruzione dell’ambiente e pregiudizi basati su preferenze di razza, religione, genere o orientamento sessuale.
Riconoscendo che il culto della violenza, così come si esprime attraverso la cultura popolare, abitua all’accettazione della stessa come condizione normale ed ammissibile,
Convinti che la violenza arreca il maggior danno a coloro che sono più deboli e vulnerabili;
Rammentando che la pace non è soltanto l’assenza della violenza ma la presenza della giustizia,
Prendendo atto che un inadeguato riconoscimento, da parte degli Stati, delle diversità etniche, culturali e religiose è alla radice di molta della violenza che esiste nel mondo,
Riconoscendo l’urgenza di sviluppare un approccio alternativo alla sicurezza nazionale bastao su un sistema in cui nessun paese, o gruppo di Paesi, debba contare sulle armi nucleari per la propria sicurezza;
Consapevoli che i metodi non violenti per la risoluzione dei conflitti hanno maggiore successo quando sono adottati nella fase più precoce possibile,
Riconoscendo il diritto naturale degli oppressi di resistere pacificamente all’oppressione,
Affermando che coloro che sono investiti di poteri hanno la maggiore responsabilità di porre fine alla violenza, ovunque essa si manifesti e di prevenirla ogniqualvolta possibile,
Convinti che i principi della non violenza debbano trionfare a tutti i livelli della società, così come nei rapporti tra gli Stati e le persone;
Facciamo appello alla comunità internazionale affinché porti avanti i seguenti principi:
Primo: In un mondo interdipendente, la prevenzione e la cessazione dei conflitti armati fra gli Stati ed all’interno degli Stati richiede un’azione collettiva da parte della comunità internazionale che, a sua volta, richiede il rafforzamento delle riforme del sistema ONU e delle organizzazioni di cooperazione regionali, al fine di realizzare l’empowerment delle stesse e consentire loro di promuovere un sistema di sicurezza mondiale, piuttosto che una sicurezza nazionale di singoli Paesi in competizione tra loro per l supremazia
Secondo: Per realizzare un mondo senza violenza, gli Stati devono rispettare sempre lo stato di diritto e onorare i loro accordi giuridici ed applicare sanzioni ai violatori.
Terzo: E’ essenziale incamminarsi senza ulteriori ritardi verso l’eliminazione delle armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa. Gli Stati che detengono tali armi devono muovere passi concreti verso il disarmo e adottare un sistema difensivo che non si basi sul deterrente nucleare. Allo stesso tempo gli Stati devono impegnarsi a consolidare un regime di non proliferazione nucleare, tra l’altro rafforzando verifiche multilaterali, proteggendo il materiale nucleare e portando avanti il disarmo.
Quarto: Per ridurre la violenza nella società, la produzione e la vendita di armi piccole e leggere deve essere ridotta e rigorosamente controllata a livello internazionale, statale, regionale e locale. Inoltre, vi devono essere una piena ed universale applicazione degli accordi internazionali in materia di disarmo, come ad esempio il Trattato per la Messa al Bando delle Mine del 1997, ed il sostegno ai nuovi sforzi volti ad eliminare l’impatto delle armi indiscriminate e attivate dalle vittime, come ad esempio le munizioni cluster.
Quinto: Esprimiamo forte condanna per il terrorismo, perché la violenza genera violenza e perché nessun atto di terrore contro le popolazioni civili di nessun paese può essere perpetrato in nome di nessuna causa. La lotta contro il terrorismo non può, tuttavia, giustificare la violazione dei diritti dell’uomo, del diritto umanitario internazionale, delle norme della società civile e della democrazia.
Sesto: Porre fine alla violenza domestica e nelle famiglie esige il rispetto incondizionato dell’uguaglianza, della libertà, della dignità e dei diritti delle donne, degli uomini e dei bambini, da parte di tutti gli individui e delle istituzioni dello stato, della religione e della società civile. Tali tutele devono essere incorporate nelle leggi e nelle convenzioni locali ed internazionali.
Settimo: Ogni individuo e Stato condividono la responsabilità di prevenire la violenza contro i bambini e i giovani, i quali rappresentano il nostro futuro comune ed il nostro bene più prezioso, nonché di promuovere opportunità di istruzione, l’accesso all’assistenza sanitaria primaria, la sicurezza personale, la tutela sociale ed un clima favorevole che rafforzi la non violenza quale stile di vita e non sogno utopistico. L’educazione alla pace e alla non violenza deve far parte dei programmi scolastici.
Ottavo: Prevenire i conflitti derivanti dal depauperamento delle risorse naturali e, in particolare, delle fonti idriche e di energia esige che gli Stati svolgano un ruolo attivo e ed istituiscano sistemi giuridici e standard finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente ed al contenimento dei loro consumi in base alla disponibilità delle risorse ed ai reali bisogni dell’uomo.
Nono: Facciamo appello alle Nazioni Unite e ai suoi Stati membri affinché prendano in considerazione mezzi e metodi per promuovere un riconoscimento significativo delle diversità etniche, culturali e religiose negli stati nazionali multi-etnici. Il principio morale di un mondo non violento è: “tratta gli altri come vorresti che gli altri trattassero te”.
Decimo: I principali strumenti politici necessari per porre in essere un mondo non violento sono il dialogo basato sulla dignità, il negoziato e il compromesso, condotti nel rispetto dell’equilibrio fra le parti coinvolte, ma tenendo anche presente gli aspetti della società umana nel suo complesso e dell’ambiente in cui vive.
Undicesimo: Tutti gli Stati devono destinare risorse sufficienti all’integrità della distribuzione delle risorse economiche e risolvere grosse iniquità che creano un terreno fertile per la violenza.
La disparità di condizioni di vita porta inevitabilmente ad una mancanza di opportunità in molti casi alla perdita di speranza.
Dodicesimo: La società civile in tutte le sue articolazioni, inclusi i difensori dei diritti umani, i pacifisti e gli attivisti ambientali, deve essere riconosciuta come essenziale per l’edificazione di un mondo non violento, così come tutti i governi devono servire i propri cittadini e non il contrario. Occorre creare le condizioni per consentire ed incoraggiare la partecipazione della società civile ai processi politici a livello mondiale e locale – il che implica l’empowerment e la tutela dei difensori dei diritti dell’uomo, degli attivisti della pace e della salvaguardia dell’ambiente le cui attività li pongono spesso in situazioni di rischio.
Tredicesimo: Implementando i principi di questa Carta, ci rivolgiamo a tutti affinché si lavori insieme per un mondo giusto e non violento, in cui ognuno ha il diritto a non essere ucciso e il dovere a sua volta di non uccidere nessuno.
Per contrastare tutte le forme di violenza, incoraggiamo la ricerca scientifica nel campo dell’interazione umana e del dialogo, e invitiamo le comunità accademiche, scientifiche e religiose ad aiutarci nella transizione verso una società non violenta e pacifista.